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Papa Francesco, il mondo ha scelto lo "schema di Caino"

Una intervista del Papa su guerra, dolore, perdono, mondanità, donne e speranza

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez/ EWTN Papa Francesco | | Daniel Ibanez/ EWTN

Il mondo “ha scelto lo schema di Caino e la guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello” e  quindi “perché dobbiamo difenderci? Perché è lo schema cainista di guerra. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario”.

Papa Francesco in una intervista rilasciata al programma A Sua Immagine della Rai riflette sulla guerra e sul Venerdì Santo. 

Il male è seduttore, dice, la mondanità è un rischio che la Chiesa corre sempre e nei momenti difficili si deve accompagnare chi è solo, malato, peccatore con il silenzio. “Una delle cose che ho imparato è di non parlare quando qualcuno soffre. Sia un ammalato, sia una tragedia. Li prendo per mano, in silenzio. Ma quando ti vengono a dire e tu sei ammalato “No, ma lei qua, là, ma il Signore…”. Stai zitto! Stai zitto. Davanti al dolore: silenzio. E pianto.”

Parla anche delle donne il Papa dicendo: “Loro conoscono cosa è vita, cosa è preparare la vita e cosa è morte, lo sanno bene. Parlano quel linguaggio, le donne sono la riserva dell’umanità”.

Della giornata del Venerdì Santo dice “ davanti a Gesù Crocifisso, làsciati toccare il cuore, lascia che Lui ti parli con il suo silenzio e col suo dolore. Ti parli con quella gente che sta soffrendo nel mondo: soffre la fame, soffre la guerra, soffre tanto sfruttamento e tutte queste cose. Che Gesù ti parli e per favore non parlare tu. Tu silenzio. Lascia che sia Lui e chiedi la grazia del pianto”.

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Parla anche del perdono: “Se io non ho fatto quel male, è perché Lui mi ha fermato con la Sua mano, con la Sua misericordia. Sono sicuro perché dal contrario io avrei fatto tante [cose ] come quelli, tanto male. In questo io posso dire che sono un testimone della misericordia di Dio. Per questo io non posso condannare uno che viene a chiedere perdono. Sempre devo perdonare”.

Infine l’augurio “di non perdere la speranza, ma la vera speranza - che non delude - è chiedere la grazia del pianto, ma del pianto di gioia, del pianto di consolazione, il pianto di speranza. Sono sicuro, questo lo ripeto, dobbiamo piangere di più. Abbiamo dimenticato il pianto. Chiediamo a Pietro che ci insegni a piangere come lui l’ha fatto. E poi il silenzio del Venerdì Santo”.