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Papa Francesco in Giappone: "Mobilitarsi per combattere la cultura dell'indifferenza"

Il Papa ha incontrato le vittime del triplice disastro di Fukushima in cui morirono 18.000 persone

Il Papa incontra le vittime del triplice disastro |  | P. Antonio Spadaro - Twitter Il Papa incontra le vittime del triplice disastro | | P. Antonio Spadaro - Twitter

Dopo le immagini toccanti di Nagasaki ed Hiroshima, Papa Francesco incontra - stavolta a Tokyo - le vittime del triplice disastro: il terremoto del 2011 che scatenò uno tsunami che diede il via al disastro nucleare della centrale di Fukushima uccidendo almeno 18.000 persone.

“Sono particolarmente grato - ha esordito il Papa - per la prontezza con cui molte persone, non solo dal Giappone ma da tutto il mondo, si sono mobilitate immediatamente dopo le catastrofi per soccorrere le popolazioni colpite con la preghiera e l’assistenza materiale e finanziaria. Un’azione che non può andare perduta nel tempo e venire meno dopo lo shock iniziale, ma che dobbiamo prolungare e sostenere. Possa questo incontro servire affinché, tutti insieme, rivolgiamo un appello alle persone di buona volontà perché le vittime di queste tragedie continuino a ricevere l’aiuto di cui hanno tanto bisogno”.

“Otto anni dopo il triplice disastro - ha osservato il Pontefice - il Giappone ha dimostrato come un popolo può unirsi in solidarietà, pazienza, perseveranza e resistenza. La strada per un pieno recupero può essere ancora lunga, ma è sempre possibile se può contare sull’anima di questa gente capace di mobilitarsi per soccorrersi e aiutarsi a vicenda. Se non facciamo nulla il risultato sarà zero, ma se fai un passo, avanzerai di un passo. Vi invito ad andare avanti ogni giorno, a poco a poco, per costruire il futuro basato sulla solidarietà e l’impegno reciproco, per voi, i vostri figli e nipoti, e per le generazioni a venire”.

I problemi - ha detto ancora Francesco - vanno risolti insieme poiché tutto è interconnesso. Bisogna dunque “lavorare e camminare verso una cultura capace di combattere l’indifferenza. Uno dei mali che più ci colpiscono sta nella cultura dell’indifferenza. Urge mobilitarsi per aiutare a prendere coscienza che se un membro della nostra famiglia soffre, tutti soffriamo con lui; perché non si raggiunge una interconnessione se non si coltiva la saggezza dell’appartenenza, l’unica capace di assumere i problemi e le soluzioni in modo globale. Apparteniamo gli uni agli altri”.

Dopo aver abbracciato la proposta dell’episcopato giapponese sulla moratoria delle centrali nucleari, il Papa ha invitato a “fare una pausa e riflettere su chi siamo e su chi vogliamo essere. La saggezza e l’esperienza degli anziani, insieme all’impegno e all’entusiasmo dei giovani, possono aiutare a plasmare una visione diversa, una visione che aiuti a guardare con grande rispetto il dono della vita e la solidarietà con i nostri fratelli e sorelle nell’unica, multietnica e multiculturale famiglia umana”.

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“Quando pensiamo al futuro della nostra casa comune - ha concluso il Papa - dobbiamo renderci conto che non possiamo prendere decisioni puramente egoistiche e che abbiamo una grande responsabilità verso le generazioni future. In tal senso, ci è chiesto di scegliere uno stile di vita umile e austero che risponda alle urgenze che siamo chiamati ad affrontare”.