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Papa Francesco in Madagascar: "Non manipolare il Vangelo con tristi riduzionismi"

Francesco celebra la Messa presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay

Papa Francesco celebra la Messa presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay |  | Vatican Media
Papa Francesco celebra la Messa presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay | | Vatican Media
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Papa Francesco celebra la Messa presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay |  | Edward Pentin - ACI group
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Papa Francesco celebra la Messa presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay | | Edward Pentin - ACI group

Camminare al seguito di Gesù non è molto riposante”, ma “ogni rinuncia cristiana ha significato solo alla luce della gioia e della festa dell’incontro con Gesù Cristo”. Lo ha detto il Papa, stamane, nell’omelia della Messa celebrata presso il Campo Diocesano di Soamandrakizay, in Madagascar.

Commentando il Vangelo, Papa Francesco ricorda come sia evidente il rischio di “consacrare alcuni comportamenti che portano alla cultura del privilegio e dell’esclusione. L’esigenza posta dal Maestro ci porta ad alzare lo sguardo e ci dice: chiunque non è in grado di vedere l’altro come un fratello, di commuoversi per la sua vita e la sua situazione, al di là della sua provenienza familiare, culturale, sociale, non può essere mio discepolo. Il suo amore e la sua dedizione sono un dono gratuito a motivo di tutti e per tutti”.

Non bisogna poi - è il monito del Papa - “identificare il Regno dei Cieli con i propri interessi personali o con il fascino di qualche ideologia che finisce per strumentalizzare il nome di Dio o la religione per giustificare atti di violenza, di segregazione e persino di omicidio, esilio, terrorismo ed emarginazione. L’esigenza del Maestro ci incoraggia a non manipolare il Vangelo con tristi riduzionismi, bensì a costruire la storia in fraternità e solidarietà, nel rispetto gratuito della terra e dei suoi doni contro qualsiasi forma di sfruttamento; con l’audacia di vivere il dialogo come via”.

Non bisogna poi - prosegue Francesco - credere “che tutto provenga esclusivamente dalle nostre forze e da ciò che possediamo; quando la corsa ad accumulare diventa assillante e opprimente esacerbando l’egoismo e l’uso di mezzi immorali! L’esigenza del Maestro è un invito a recuperare la memoria grata e a riconoscere che, piuttosto che una vittoria personale, la nostra vita e le nostre capacità sono il risultato di un dono intessuto tra Dio e tante mani silenziose di persone delle quali arriveremo a conoscere i nomi solo nella manifestazione del Regno dei Cieli”.

Gesù insegna tutto ciò per evitarci di cadere nel “vivere per sé stessi. È la tentazione di chiudersi nel proprio piccolo mondo che finisce per lasciare poco spazio agli altri. Molti, in questo rinchiudersi, possono sentirsi apparentemente sicuri, ma alla fine diventano persone risentite, lamentose, senza vita. Questa non è la scelta di un’esistenza dignitosa e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi”.

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Dobbiamo far nostre le esigenze di Gesù - aggiunge il Papa - “affinché Dio sia il centro e il cardine della nostra vita. Quanti uomini e donne, giovani, bambini soffrono e sono totalmente privi di tutto! Questo non fa parte del piano di Dio. Quanto è urgente questo invito di Gesù a morire alle nostre chiusure, ai nostri orgogliosi individualismi per lasciare che lo spirito di fraternità trionfi, e ciascuno possa sentirsi amato, perché compreso, accettato e apprezzato nella sua dignità”.

Siamo chiamati - conclude il Papa - “a osare questo salto di qualità. Le esigenze che Gesù indica cessano di essere pesanti quando iniziamo a gustare la gioia della vita nuova che Egli stesso ci propone: la gioia che nasce dal sapere che Lui è il primo a venirci a cercare agli incroci delle strade. Decidiamoci e facciamo nostri i progetti del Signore”.