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Papa Francesco: "La Chiesa sia una casa con le porte aperte"

Papa Francesco stamane ha ricevuto una delegazione della Fondazione AVSI per il Progetto “Ospedali Aperti” in Siria

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Papa Francesco stamane ha ricevuto una delegazione della Fondazione AVSI per il Progetto “Ospedali Aperti” in Siria.

“Considerando il numero imprecisato di morti e feriti, le distruzioni di interi quartieri e villaggi, e delle principali infrastrutture, tra cui anche quelle ospedaliere, viene spontaneo chiedersi: Chi potrà ora guarirti, Siria? Quella siriana rimane una delle più gravi crisi nel mondo, con distruzioni, crescenti bisogni umanitari, collasso socio-economico, povertà e fame a livelli gravissimi”, ha esordito il Papa.

“Ho ricevuto in dono – ha proseguito il Papa - l’opera di un artista, che, ispirandosi a una fotografia, a volti reali, ritrae un papà siriano, stremato di forze, che porta il suo bambino sulle spalle. È uno dei circa quattordici milioni di sfollati interni e rifugiati, ossia più di metà della popolazione siriana di prima del conflitto. È un’immagine impressionante di tante sofferenze patite dalla popolazione siriana. Di fronte a questa immensa sofferenza, la Chiesa è chiamata ad essere un ospedale da campo, per curare le ferite sia spirituali sia fisiche”.

“Il Signore che guarisce. E la Chiesa, fin dal tempo degli Apostoli, è rimasta fedele al mandato di Gesù. Facendo tesoro di questa eredità – ha detto ancora Papa Francesco - ho esortato più volte i sacerdoti, specialmente il Giovedì Santo, a toccare le ferite, i peccati, le angustie della gente. E ho incoraggiato tutti i fedeli a toccare le piaghe di Gesù, che sono i tanti problemi, le difficoltà, le persecuzioni, le malattie delle persone che soffrono e le guerre”.

Ospedali Aperti – ha aggiunto il Pontefice - è il vostro programma. Aperti a malati poveri, senza distinzione di appartenenza etnica e religiosa. Questa caratteristica esprime una Chiesa che vuol essere casa con le porte aperte e luogo di fratellanza umana. Nelle nostre istituzioni assistenziali-caritative, le persone, soprattutto i poveri, devono sentirsi a casa e sperimentare un clima di accoglienza dignitosa. Il frutto raccolto è duplice: curare i corpi e ricucire il tessuto sociale, promuovendo quel mosaico di convivenza esemplare tra vari gruppi etnico-religiosi caratteristico della Siria. A questo proposito, è significativo che i tantissimi musulmani assistiti nei vostri ospedali sono i più riconoscenti. Questa vostra iniziativa, insieme ad altre che sono state promosse dalle Chiese in Siria, sboccia dalla creatività dell’amore, o, come diceva San Giovanni Paolo II, dalla fantasia della carità”.

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La Siria – ha concluso il Papa - è “aggredita, derubata e abbandonata mezza morta ai bordi della strada. Ma non dimenticata e abbandonata da Cristo, il Buon Samaritano, e da tanti buoni samaritani: singole persone, associazioni, istituzioni. Di fronte a tante e gravi necessità, sentiamo tutto il limite delle nostre possibilità di intervento”.