“Preghiamo insieme oggi per le persone che svolgono servizi funebri. E’ tanto doloroso, tanto triste quello che fanno loro e sentono il dolore di questa pandemia così vicino: preghiamo per loro”. Lo ha detto stamane il Papa, aprendo la Messa a Santa Marta.

Oggi la Chiesa – ha ricordato Francesco nell’omelia - celebra San Marco, uno dei quattro Evangelisti, molto vicino a Pietro. Il Vangelo di Marco è stato il primo che si è scritto, è semplice, ha uno stile semplice, molto vicino e se avete un po' di tempo prendetelo in mano non è lungo ma fa piacere leggere la semplicità con quale Marco racconta la vita del Signore. E nel Vangelo di Marco questo che abbiamo letto adesso, c'è l'invio del Signore che si è rivelato come Salvatore e come gli Figlio unico di Dio a tutto Israele e al popolo. Il Signore se ne va e ascende in cielo ma prima di partire, quando apparve agli Undici, disse: andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. C’'è la missionarietà della fede. La fede o è missionaria o non è fede, la fede non è una cosa soltanto per me, la fede sempre ti porta a uscire da te, la fede va trasmessa, va offerta soprattutto con la testimonianza”.

Oggi – ha aggiunto il Pontefice – “manca la missionarietà, manca la convinzione”. Essere cattolico non è “un atteggiamento sociale, non è fede questa, è una cosa culturale. La fede necessariamente ti porta fuori, la fede va trasmessa, essenzialmente non è quieta e questo non vuol dire fare proselitismo. La fede va trasmessa non per convincere ma per offrire un tesoro. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a vivere la nostra fede, una fede con le porte aperte, una fede trasparente, non proselitista ma che faccia vedere che io sono così e questa sana curiosità aiuti la gente a ricevere questo messaggio che li salverà”.