"La preghiera, la carità fatta di nascosto, la forza del perdono non vanno in prima pagina; così pure i sacrifici dei pastori, la vita di tanti “santi della porta accanto”, la testimonianza dei genitori, delle famiglie, degli anziani... Ecco, vi auguro di essere scopritori di bellezza, cercatori dei tesori della fede; di non fermarvi alla superficie delle cose, ma di vedere oltre, apprezzando e abbracciando il patrimonio di santità e servizio che è la ricchezza della Chiesa". Il Papa lo ha detto ai  pellegrini dell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia ricevuti in udienza.

"Nella Chiesa ciò che si testimonia è più importante di ciò che si predica" ha detto Papa Francesco ed ha aggiunto: "nella Chiesa non è più tempo di concentrarsi su aspetti secondari, aspetti esteriori; è tempo di guardare alla comunità delle origini e di focalizzarsi sulle vere priorità, che sono la preghiera, la carità e l’annuncio".

Il Papa parla di intercessione: "il vostro Duomo, dedicato alla Madre di Dio, ha la sua effige più rappresentativa nella “Santissima Icone”. Questa immagine raffigura la Vergine con le mani alzate, mentre intercede per noi: “intercessora”. Ed è “un’icona che parla”: infatti il suo cartiglio dà voce all’immagine. Lo fa attraverso un dialogo tra Gesù e sua Madre, un dialogo quasi drammatico, con Cristo che dice: «Che cosa chiedi, o Maria?», e Lei risponde: «La salvezza dei viventi». Lui ribatte: «Ma provocano a sdegno». E lei: «Compatiscili, Figlio mio». Lui: «Ma non si convertono!», e Lei: «E tu salvali per grazia». È con questa intercessione che la Madonna tocca il cuore del Figlio. E questa non è un’immagine poetica, è la verità".

E attenzione a non farsi condizionare dal "virus della lamentela, perché “le cose che non vanno sono tante”, “i tempi passati erano migliori”, “il parroco di prima era più bravo”, e questa musica di lamentarsi. La lamentela è una cosa amara, brutta, sai?  Ti sembra che sia una cosa dolce? No. Amareggia il cuore, la lamentela" e  "i lamentativi sono come quelle donne che un tempo andavano a piangere alle onoranze funebri, davanti al morto. E piangevano, piangevano ... il loro compito era lamentarsi e piangere. Brutto, brutto ufficio e brutta figura della persona che vive lamentandosi sempre. Il cristiano non può lasciarsi intrappolare nei lacci di questa mondanità stanca e snervante, ma è chiamato a riscoprire la bellezza che ha ricevuto per grazia e a intercedere, cioè ad attirare la bellezza sugli altri".