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Papa Francesco: "La scienza resti libera da influenze politiche e economiche"

Il Papa: Si è diffuso "un principio di responsabilità tecnica, che non ammette il giudizio morale di ciò che è bene e male"

Papa Francesco |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Conservate “gli standard più alti dell’integrità scientifica, perché essa resti libera da influenze inappropriate di natura sia politica sia economica. Questa è un’esigenza imprescindibile in tutti gli stadi del lavoro scientifico, da quello iniziale fino a quello della disseminazione dei risultati e del loro uso”. E’ quanto ha scritto il Papa nel discorso consegnato stamane ai membri  della Società Max Planck per la Promozione delle Scienze, ricevuti in udienza.

E’ necessario – ha aggiunto – salvaguardare e accrescere “il sostegno alla scienza pura. Senza nulla togliere alla scienza applicata, occorre riconoscere la natura di bene pubblico della scienza pura, i cui esiti devono essere posti al servizio del bene comune”.

“La fusione tra la capacità cognitiva dell’uomo e la potenza computazionale della macchina – ha ammonito - modificherebbe in modo sostanziale la specie homo sapiens. Non possiamo allora non porci il problema del senso ultimo, cioè della direzione, di quanto va accadendo sotto i nostri occhi. Se per coloro che si riconoscono nel progetto transumanista tutto ciò non desta preoccupazione, non altrettanto può dirsi per coloro che invece si spendono per far avanzare il progetto neo-umanista, secondo cui non può essere accettato il divario tra l’agire e l’intelligenza”. 

“Se si separa – ha aggiunto il Papa - la capacità di risolvere problemi dalla necessità di essere intelligenti nel farlo, ciò che si annulla è l’intenzionalità e dunque l’eticità dell’agire”.

Ormai è diffuso – ha concluso Francesco -  “un principio di responsabilità tecnica, che non  ammette il giudizio morale di ciò che è bene e male. L’agire, specialmente delle grandi organizzazioni, andrebbe valutato in termini solo funzionali, come se tutto ciò che è possibile fosse, per ciò stesso, eticamente lecito. La Chiesa mai potrà accettare una posizione del genere, delle cui tragiche conseguenze abbiamo già avuto fin troppe prove. È piuttosto la responsabilità come prendersi cura dell’altro, e non solo come dare conto di ciò che si è fatto, che oggi dobbiamo riportare al centro della nostra cultura. Perché si è responsabili non solo per quel che si fa, ma anche e soprattutto per quel che non si fa, pur potendolo fare”.

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