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Papa Francesco: "La sinodalità non è una semplice discussione"

Il Papa parla del processo sinodale incontrando il Movimento di Azione Cattolica di Francia

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Incontrando stamane una Delegazione del Movimento di Azione Cattolica di Francia il Papa ha proposto ai presenti tre parole su cui riflettere: vedere, giudicare, agire.

"Vedere - ha spiegato Francesco - è basilare; consiste nel fermarsi a osservare gli avvenimenti che formano la nostra vita, ciò che costituisce la nostra storia, le nostre radici".

Giudicare o per meglio dire "discernere: è il momento  - ha osservato il Papa - in cui ci si lascia interrogare, mettere in discussione. La chiave di questa tappa è il riferimento alla Sacra Scrittura. Si tratta di accettare che la propria vita sia passata al vaglio della Parola di Dio. I vostri movimenti di Azione Cattolica hanno sviluppato, nella loro storia, vere pratiche sinodali, specialmente nella vita di gruppo, che costituisce la base della vostra esperienza. Anche la Chiesa nel suo insieme è avviata in un processo sinodale. Ricordiamoci, in proposito, che la sinodalità non è una semplice discussione. Non è un aggettivo. Mai aggettivare la sostanzialità della vita, o la ricerca del consenso della maggioranza. Essa non è un piano, un programma da mettere in atto. Essa è uno stile da assumere, in cui il protagonista principale è lo Spirito Santo, che si esprime anzitutto nella Parola di Dio, letta, meditata e condivisa insieme".

Bisogna - è l'invito di Papa Francesco - lasciare "un posto importante alla Parola di Dio nella vita dei vostri gruppi. E date ugualmente spazio alla preghiera, all’interiorità, all’adorazione".

Terzo e ultimo termine è agire. "Il Vangelo ci insegna che l’azione –  ha sottolineato il Papa– dovrebbe sempre avere l’iniziativa di Dio. Il nostro ruolo consiste nel sostenere e favorire l’azione di Dio nei cuori, adattandosi alla realtà che si evolve continuamente. Le persone che i vostri movimenti raggiungono – in particolare ai giovani – non sono le stesse di qualche anno fa. Oggi, specialmente in Europa, quanti frequentano i movimenti cristiani sono più scettici rispetto alle istituzioni, cercano  relazioni meno impegnative e più effimere. Sono più sensibili all’affettività, e perciò più vulnerabili, più fragili delle generazioni precedenti, meno radicati nella fede, ma tuttavia alla ricerca di senso, di verità, e non meno generosi. È vostra missione raggiungerli così come sono, farli crescere nell’amore di Cristo e del prossimo, e condurli a un maggiore impegno concreto, affinché siano protagonisti della loro vita e della vita della Chiesa, perché il mondo possa cambiare".

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