"Quando Dio elegge, fa vedere la sua libertà e la gratuità. Pensiamo a noi tutti che siamo qui: ma come mai il Signore ha eletto noi? Tanti di famiglia cristiana e di cultura cristiana respingono il Signore, non vogliono. Ma come mai noi siamo qui, eletti dal Signore? Gratuitamente, senza alcun merito. Il Signore ci ha eletti gratuitamente. Noi non abbiamo pagato nulla per diventare cristiani. Noi sacerdoti, vescovi non abbiamo pagato nulla per diventare sacerdoti e vescovi. Perché ci sono coloro che vogliono andare avanti nella cosiddetta carriera ecclesiastica, che si comportano in modo simoniaco, cercano influenze... gli arrampicatori. Questo non è cristiano. L’essere cristiano, l’essere battezzati, l’essere ordinati sacerdoti e vescovi è pura gratuità. I doni del Signore non si comprano". Lo ha detto il Papa nell'omelia della Messa celebrata a Santa Marta questa mattina.

"Nella vita ordinaria, nel lavoro, tante volte per avere un posto più alto - ha aggiunto il Papa secondo quanto diffuso da Vatican News - si parla a questo funzionario, si parla a questo governante. Non è dono; questo è arrampicamento. Ma l’essere cristiani, l’essere sacerdoti, l’essere vescovi è soltanto un dono. E così si capisce il nostro atteggiamento di umiltà, quello che noi dobbiamo avere: senza merito alcuno. Soltanto, noi dobbiamo custodire questo dono, che non si perda. Noi siamo tutti unti dall’elezione del Signore; dobbiamo custodire questa unzione che ci ha fatto cristiani, ci ha fatto sacerdoti, ci ha fatto vescovi. Questa è la santità. Le altre cose non servono. L’umiltà di custodire. E così, il dono. Qual è il grande dono di Dio? Lo Spirito Santo! E questa è pura grazia, senza merito nostro".

"Se noi cristiani dimentichiamo il popolo di Dio, anche il popolo non credente, se noi sacerdoti dimentichiamo il nostro gregge, se noi vescovi dimentichiamo questo e ci sentiamo più importanti degli altri - ha concluso il Pontefice - rinneghiamo il dono di Dio. Chiediamo oggi al Signore, pensando a Davide, che ci dia la grazia di ringraziare per il dono che ci ha dato, di essere consapevoli di questo dono, così grande, così bello, e di custodirlo – questa gratuità, questo dono – con la nostra fedeltà".