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Papa Francesco: "Nel tribunale divino l’unico capo di merito e accusa è la misericordia"

Papa Francesco ha celebrato la Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell'anno

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA
Papa Francesco  |  | Vatican Media
Papa Francesco | | Vatican Media

“Viviamo nell’attesa di ricevere beni così grandi e belli che nemmeno riusciamo a immaginarli, perché, come ci ha ricordato l’Apostolo Paolo, siamo eredi di Dio, coeredi di Cristo. Alimentiamo l’attesa del Cielo, esercitiamoci nel desiderio del paradiso”. Lo ha detto il Papa, questa mattina, nell’omelia della Messa celebrata in San Pietro in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno.

“Perdere di vista ciò che conta per inseguire il vento – ha ammonito Francesco - sarebbe lo sbaglio più grande della vita. Guardiamo in alto, perché siamo in cammino verso l’Alto, mentre le cose di quaggiù non andranno lassù”.

Il Papa pone una domanda ai fedeli: “Io vivo quello che dico nel Credo,  aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà? E qui emerge la seconda parola che vorrei condividere con voi: sorpresa. Nel tribunale divino, l’unico capo di merito e di accusa è la misericordia verso i poveri e gli scartati. L’Altissimo sta nei più piccoli, Chi abita i cieli dimora tra i più insignificanti per il mondo. Che sorpresa! Ma il giudizio avverrà così perché a emetterlo sarà Gesù, il Dio dell’amore umile, Colui che, nato e morto povero, ha vissuto da servo. La sua misura è un amore che va oltre le nostre misure e il suo metro di giudizio è la gratuità”.

Per farsi trovare pronti – ha proseguito il Pontefice – bisogna “amare gratuitamente e a fondo perduto, senza attendere contraccambio. Stiamo ben attenti a non addolcire il sapore del Vangelo. Perché spesso, per convenienza o per comodità, tendiamo ad attenuare il messaggio di Gesù, ad annacquare le sue parole. Siamo diventati piuttosto bravi a fare compromessi con il Vangelo. Da semplici discepoli del Maestro diventiamo maestri di complessità, che argomentano molto e fanno poco”.

Pertanto – ha concluso Francesco – non va perso tempo perché “il quando è adesso. Sta nelle nostre mani, nelle nostre opere di misericordia”.

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