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Papa Francesco, grazie al grandioso volontariato italiano per la cura alla persona

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez/ Aci Group Papa Francesco | | Daniel Ibanez/ Aci Group

“Con l’assistenza sanitaria vi fate prossimi ai sofferenti, per accompagnarli nel tempo della sofferenza, perché nessuno si senta mai solo o abbia la sensazione di essere ormai uno ‘scarto’ rispetto al contesto sociale".

Papa Francesco lo ha detto alle migliaia di persone riunite nell’Aula Paolo VI che hanno celebrato i 50 anni dell’ AIL l’Associazione Italiana contro Leucemie-Linfomi e Mieloma .

Una occasione per il Papa di ricordare che la scienza “è un mezzo potente per comprendere meglio sia la natura che ci circonda sia la salute umana”.

Il Papa ha ricordato le linee di impegno dell’ AIL: la ricerca scientifica, l’assistenza sanitaria, la cura e formazione del personale qualificate.

“In questi compiti - dice Francesco- siete accompagnati dalla straordinaria testimonianza di un volontariato generoso, di tanti uomini e donne che offrono il loro tempo per restare accanto ai malati”. Poi il Papa ha detto che lo ha molto colpito il volontariato italiano: è grandioso. " Voi- ha detto il Papa-avete tre cose grandi: il volontariato, cooperativismo e gli oratori nelle parrocchie". 

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Papa Francesco ha ricordato delle storie di croce, come quella di due genitori che hanno perso entrambi i figli e nonostante il dolore hanno saputo andare avanti:" Grazie a loro e tanti che sono come loro".

Una attenzione speciale perché “a volte la prolungata permanenza in reparti di isolamento risulta essere davvero pesante da sopportare; la persona prova sulla propria carne l’impressione di sentirsi separata dal mondo, dalle relazioni, dalla vita quotidiana. Lo stesso andamento della malattia e delle terapie la costringe ad interrogarsi sul proprio futuro. A tutti i malati che vivono questa esperienza voglio assicurare che non sono soli”.

Il Papa ha voluto sottolineare anche l’impegno della Chiesa nella assistenza: i Cappellani, i Diaconi, i Ministri straordinari della comunione. “Mediante la loro testimonianza spirituale e fraterna, è tutta la comunità dei credenti che assiste e consola, diventando comunità sanante che rende concreto il desiderio di Gesù «perché tutti siano una sola cosa», a partire dai più deboli e vulnerabili”.

E c’è poi il compito di i medici, infermieri, biologi, tecnici di laboratorio che “è sempre più determinante, non solo in termini di professionalità e formazione scientifica, ma anche in campo spirituale, dove sono chiamati alla cura delle persone nella loro totalità di corpo e spirito. La cura non è della malattia, di un organo o di cellule, ma della persona.

La persona nella sua spiritualità non si esaurisce nella corporeità; ma il fatto che lo spirito trascende il corpo fa sì che questo venga incluso in una vitalità e dignità più grande, che non è quella propria della biologia, ma quella propria della persona e dello spirito.”

Il Papa conclude con un auspisicio:”Il vostro encomiabile impegno possa sensibilizzare sempre di più ogni persona alla cultura del dono e della cura dell’altro, alimento essenziale per il vissuto di ogni comunità umana”.

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