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Papa Francesco: “Non vogliamo che la ferita della divisione dei cristiani rimanga”

Papa Francesco | Papa Francesco, Udienza Generale, Piazza San Pietro, Città del Vaticano, 11 marzo 2015 | Bohumil Petrik / Catholic News Agency Papa Francesco | Papa Francesco, Udienza Generale, Piazza San Pietro, Città del Vaticano, 11 marzo 2015 | Bohumil Petrik / Catholic News Agency

“Cari fratelli, la divisione è una ferita nel corpo della Chiesa di Cristo. E noi non vogliamo che questa ferita permanga.” Lo dice Papa Francesco, in un videomessaggio inviato ai partecipanti alla giornata di dialogo e preghiera organizzata il 23 maggio dalla diocesi di Phoenix (Stati Uniti). Cattolici e pastori evangelici di orientamento pentecostale, tra i quali il pastore casertano Giovanni Traettino, amico del Papa che andò a visitare personalmente lui e la sua comunità lo scorso luglio, si sono uniti dalle 9 alle 17 in preghiera per  l’unità dei cristiani. E il Papa, nel videomessaggio, ha detto di essere idealmente con loro.

Dice in inglese l’introduzione, chiedendo perdono perché non lo sa parlare bene, e poi la benedizione finale. Ma Papa Francesco usa lo spagnolo, parlando a braccio, nel breve video inviato ai partecipanti. Anzi, più che spagnolo – dice lo stesso Papa – parla “la lingua del cuore.”

Dice il Papa che sarà con i partecipanti alla preghiera con il cuore, “chiedendo insieme la grazia dell’unità. L’unità che sta germogliando tra noi, l’unità che inizia suggellata da un solo Battesimo che tutti noi abbiamo ricevuto. L’unità che stiamo cercando uniti nel cammino. L’unità spirituale della preghiera, gli uni per gli altri. L’unità del lavoro comune nell’aiutare i fratelli, coloro che credono nella sovranità di Cristo.”

Afferma il Papa che “la divisione è una ferita nel corpo della Chiesa di Cristo. E noi non vogliamo che questa ferita permanga.”

“La divisione è opera del padre della menzogna, del padre della discordia, che cerca sempre di fare in modo che i fratelli siano divisi,” sostiene Papa Francesco. E aggiunge “una cosa che potrebbe essere insensata, o forse un’eresia, non so,” ovvero che c’è qualcuno “che ‘sa’ che, nonostante le differenze, siamo uno. Ed è colui che ci perseguita. Colui che perseguita oggi i cristiani, che ci unge con il martirio, sa che i cristiani sono discepoli di Cristo: che sono uno, che sono fratelli! Non gli importa se sono evangelici, ortodossi, luterani, cattolici, apostolici… non gli importa! Sono cristiani. E quel sangue si unisce. Oggi stiamo vivendo, cari fratelli, ‘l’ecumenismo del sangue’.”

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Un ecumenismo del sangue che “ci deve spingere a fare quello che oggi stiamo facendo: pregare, parlare tra noi, accorciare le distanze, affratellarci sempre di più.” Il Papa afferma che non saranno i teologi a fare l’unità, “perché i teologi ci aiutano, la scienza dei teologi ci aiuterà, ma se aspettiamo che i teologi si mettano d’accordo, l’unità sarà raggiunta il giorno successivo a quello del Giudizio Finale. L’unità la fa lo Spirito Santo, i teologi ci aiutano, ma ci aiutano le buone volontà di tutti noi che siamo in cammino e con il cuore aperto allo Spirito Santo!”

E per questo, il Papa si unisce alla preghiera nella diocesi di Phoenix “con la certezza che abbiamo un solo Signore: Gesù è il Signore. Con la certezza che questo Signore è vivo: Gesù vive, vive il Signore in ciascuno di noi. Con la certezza che ci ha inviato lo Spirito che ci aveva promesso affinché realizzasse quella “armonia” tra tutti i suoi discepoli.”