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Papa Francesco parlando dei detenuti, è più comodo reprimere che educare

L'udienza ai responsabili della pastorale penitenziaria di tutto il mondo in Vaticano per un congresso

Papa Francesco celebra la Messa a Regina Coeli , 29 marzo 2018 |  | Vatican Media Papa Francesco celebra la Messa a Regina Coeli , 29 marzo 2018 | | Vatican Media

“Come ho sottolineato altre volte, la situazione nelle carceri continua a riflettere la nostra realtà sociale e una conseguenza del nostro egoismo e indifferenza sintetizzati in una cultura dello scarto”.

Lo ha sottolineato Papa Francesco questa mattina ricevendo in udienza i partecipanti all’Incontro internazionale per i Responsabili regionali e nazionali della Pastorale Penitenziaria, promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale sul tema “Lo sviluppo umano integrale e la pastorale penitenziaria cattolica”.

Per il Papa la società “cerca con l'isolamento e la prigionia di coloro che agiscono contro le norme sociali, la soluzione definitiva ai problemi della vita della comunità”.

E questo giustificherebbe le grandi spese per “reprimere i trasgressori invece di cercare veramente di promuovere lo sviluppo integrale delle persone che riducono le circostanze che favoriscono la realizzazione di azioni illegali”.

Raramente i progetti si recuperano quindi funzionano perché manca risorse e anche per la sovrappopolazione delle carceri.

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Quindi, dice il Papa, l’impegno oggi deve essere quello di “offrire il giusto aiuto e le risorse per vivere una vita dignitosa” perché purtroppo “ci siamo abituati a rifiutare piuttosto che considerare gli sforzi che la persona fa per corrispondere all'amore di Dio nella sua vita. Molte volte quando lascia la prigione, la persona si trova di fronte a un mondo che gli è estraneo e che non lo riconosce come degno di fiducia, anche escludendolo dalla possibilità di lavorare per ottenere un sostentamento dignitoso”.

La domanda per i cristiani è chiara per il Papa: “Se questi fratelli e sorelle hanno già scontato la pena per le infrazioni, perché una nuova punizione sociale è messa sulle loro spalle con il rifiuto e l’indifferenza?”

Il convegno è stato una occasione perché ogni comunità ecclesiale assuma “la propria strada per presentare la misericordia del Padre a tutti questi fratelli e fare risuonare una chiamata permanente affinché ogni uomo e società cerchi di agire con fermezza e decisione a favore della pace e la giustizia”.

Il Papa ha ringraziato l’impegno di tutti coloro che sono impegnati in questo servizio: “L’amore di Dio che li sostiene e li incoraggia al servizio dei più deboli, rafforza e aumenta questo ministero di speranza che svolgono ogni giorno tra gli imprigionati”.

Il Papa poi aggiunge due immagini, non cè una pena umana se non c'è un orizzonte dice, e per qesito no ci deveno essere cerceri senza finistra. Anche un pena perpetua che è discutibile deve avere un orizzonte. Poi aggiunge la immagine delle madri dei detenuti a Buenos Aires che andavano a trovare i figli e non avevano vergogna di andarli a trovare. E la Chiesa deve imparare lo stesso atteggiameto. 

Infine un pensiero alle famiglie che “vengono assistite pastoralmente e le accompagnano durante questo periodo di grande prova, affinché il Signore possa benedire tutti”.

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