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Papa Francesco: “Prego per le famiglie e per i feriti del terremoto”

Papa Francesco all'Angelus | Papa Francesco durante l'Angelus del 29 ottobre 2016 | CTV Papa Francesco all'Angelus | Papa Francesco durante l'Angelus del 29 ottobre 2016 | CTV

Il ricordo delle vittime del terremoto, e la preghiera per le famiglie e i feriti che hanno subito maggiori danni: al termine dell’Angelus della domenica, alla vigilia del viaggio “ecumenico” in Svezia, Papa Francesco si sofferma anche sulla “forte scossa” che si è sentita distintamente nella mattina anche a Roma, e anche nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, che registra crepe e cornicioni caduti e che è stata chiusa per verifiche.

Papa Francesco esprime vicinanza alle popolazioni dell’Italia Centrale colpite dal terremoto, e prega “per i feriti e per le famiglie che hanno subito maggiori danni, come pure per il personale impegnato nei soccorsi e nell’assistenza”.

Il Vangelo del giorno è quello che racconta la storia di Zaccheo, capo dei “pubblicani” di Gerico, uno “sfruttatore del suo popolo” – nelle parole di Papa Francesco – che, non potendo avvicinarsi a Gesù perché piccolo di statura e pubblico peccatore, sale su un albero e Gesù alza lo sguardo su di lui, lo vede e gli dice di scendere, perché si deve fermare a casa sua.

Papa Francesco si chiede: “Perché Gesù dice: devo fermarmi a casa tua? Di quale dovere si tratta?” E risponde “Sappiamo che il suo dovere supremo è attuare il disegno del Padre sull’umanità, che si compie a Gerusalemme con la sua condanna a morte, la crocifissione e, al terzo giorno, la risurrezione. È il disegno di salvezza della misericordia del Padre. E in questo disegno c’è anche la salvezza di Zaccheo, un uomo disonesto e disprezzato da tutti, e perciò bisognoso di conversione”.

Il popolo vede in Zaccheo “un furfante”, eppure Gesù, guidato dalla misericordia, cercava proprio lui, ricorda il Papa. “Lo sguardo di Gesù – afferma Francesco - va oltre i peccati e i pregiudizi; vede la persona con gli occhi di Dio, che non si ferma al male passato, ma intravede il bene futuro; non si rassegna alle chiusure, ma apre sempre nuovi spazi di vita; non si ferma alle apparenze, ma guarda al cuore, e qui ha guardato al cuore ferito di quest'uomo ferito dal peccato, dalla cupidigia, di tante cose brutte che aveva fatto questo Zaccheo... e guarda quel cuore ferito e va lì!"

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Il Papa ammonisce che a volte “cerchiamo di correggere e convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli”, ma che l’atteggiamento di Gesù ci indica un’altra strada, ovvero quella “di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che Dio continua a vedere malgrado tutto”, perché “questo può provocare una sorpresa positiva, che intenerisce il cuore e spinge la persona a tirare fuori il buono che ha in sé. È il dare fiducia alle persone che le fa crescere e cambiare”. Dio, insomma, “non è bloccato dal nostro peccato”, ma “lo supera con l’amore e ci fa sentire la nostaglia del bene”. 

Il Papa aggiunge: "Non esiste una persona che non ha qualcosa di buono, e a questo guarda Dio per tirarlo fuori dal male". 

Dopo l’Angelus, il Papa ricorda i nuovi beati, benedettini martiri della Spagna ai tempi persecuzione contro la Chiesa. Sono José Antón Gómez, Antolín Pablos Villanueva, Juan Rafael Mariano Alcocer Martínez e Luis Vidaurrázaga Gonzáles, e sono stati beatificati con una celebrazione presieduta dal Cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il 28 ottobre a Madrid. “Affidiamo alla loro intercessione i fratelli e le sorelle che purtroppo ancora oggi, in varie parti del mondo, sono perseguitati per la fede in Cristo”, esorta il Papa.

Infine, un pensiero per il viaggio in Svezia. “Nei prossimi due giorni - dice il Papa - compirò un Viaggio apostolico in Svezia, in occasione della commemorazione della Riforma, che vedrà cattolici e luterani raccolti insieme nel ricordo e nella preghiera. Chiedo a tutti voi di pregare affinché questo viaggio sia una nuova tappa nel cammino di fraternità verso la piena comunione”.