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Papa Francesco: "Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi"

Santa Messa nella Festa della Divina Misericordia

Papa Francesco nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia |  | Vatican Media / ACI group
Papa Francesco nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia | | Vatican Media / ACI group
Papa Francesco nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia |  | Vatican Media / ACI group
Papa Francesco nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia | | Vatican Media / ACI group

"Gesù risorto appare ai discepoli più volte. Con pazienza consola i loro cuori sfiduciati. Dopo la sua risurrezione, opera così la risurrezione dei discepoli. Ed essi, risollevati da Gesù, cambiano vita. Prima, tante parole e tanti esempi del Signore non erano riusciti a trasformarli. Ora, a Pasqua, succede qualcosa di nuovo. E avviene nel segno della misericordia. Gesù li rialza con la misericordia. E loro, misericordiati, diventano misericordiosi. Molto difficile essere misericordiosi se non uno non si accorge di essere misericordiati". Il Papa, nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, celebra la Santa Messa nella Festa della Divina Misericordia. Concelebrano con il Papa alcuni Missionari della Misericordia, istituiti durante il Giubileo della Misericordia.

In ottemperanza alle norme vigenti volte a ridurre il contagio da Covid-19, la capienza della chiesa è stata ridotta; parteciperanno alla Messa, infatti, circa 80 persone, per questo il Papa celebra "in forma privata". Sono presenti alla celebrazione eucaristica di Papa Francesco - per il secondo anno consecutivo nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia - un gruppo di detenuti e di detenute dal carcere di Regina Cæli, Rebibbia femminile e Casal del Marmo di Roma, alcune Suore Ospedaliere della Misericordia, una rappresentanza di infermieri dell’Ospedale di S. Spirito in Sassia, alcune persone con disabilità, una famiglia di migranti dall’Argentina, dei giovani rifugiati provenienti da Siria, Nigeria ed Egitto, tra cui due persone egiziane appartenenti alla Chiesa copta e un volontario Caritas siriano appartenente alla Chiesa cattolica sira.

Fu San Giovanni Paolo II ad istituire 21 anni fa, il 30 aprile del 2000, nel giorno in cui canonizzò suor Faustina Kowalska, la "Domenica della Divina Misericordia". Nella Chiesa a pochi passo da San Pietro viene conservato il dipinto di Gesù Misericordioso. Era il 22 febbraio del 1931 quando il Signore si manifestò a Suor Faustina. Lei stessa racconta: “Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero”.

Nella sua omelia il Pontefice sottolinea che i discepoli vengono "misericordiati", attraverso tre doni: dapprima Gesù offre loro la pace, poi lo Spirito, infine le piaghe.

In primo luogo dà loro la pace. "Quei discepoli erano angosciati. Si erano chiusi in casa per timore, per paura di essere arrestati e di fare la stessa fine del Maestro. Ma non erano chiusi solo in casa, erano chiusi anche nei loro rimorsi. Avevano abbandonato e rinnegato Gesù. Si sentivano incapaci, buoni a nulla, sbagliati. Gesù arriva e ripete due volte: Pace a voi!. Non porta una pace che toglie i problemi di fuori, ma una pace che infonde fiducia dentro. Non una pace esteriore, ma la pace del cuore. Dice: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. È come se dicesse: Vi mando perché credo in voi. Quei discepoli sfiduciati vengono rappacificati con sé stessi. La pace di Gesù li fa passare dal rimorso alla missione. La pace di Gesù suscita infatti la missione. Non è tranquillità, non è comodità, è uscire da sé. La pace di Gesù libera dalle chiusure che paralizzano, spezza le catene che tengono prigioniero il cuore. E i discepoli si sentono misericordiati: sentono che Dio non li condanna, non li umilia, ma crede in loro", commenta il Pontefice.

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In secondo luogo, Gesù misericordia i discepoli offrendo loro lo Spirito Santo. "Lo dona per la remissione dei peccati. I discepoli erano colpevoli, erano scappati via abbandonando il Maestro. E il peccato tormenta, il male ha il suo prezzo. Il nostro peccato, dice il Salmo, ci sta sempre dinanzi. Da soli non possiamo cancellarlo. Solo Dio lo elimina, solo Lui con la sua misericordia ci fa uscire dalle nostre miserie più profonde. Come quei discepoli, abbiamo bisogno di lasciarci perdonare. Il perdono nello Spirito Santo è il dono pasquale per risorgere dentro. Chiediamo la grazia di accoglierlo, di abbracciare il Sacramento del perdono", sottolinea il Papa commentando il secondo dono.

Per il Papa la "Confessione è il Sacramento che ci rialza, che non ci lascia a terra a piangere sui pavimenti duri delle nostre cadute. È il Sacramento della risurrezione, è misericordia pura. Far sentire la dolcezza della misericordia di Gesù".

Il terzo dono con cui Gesù misericordia i discepoli sono le piaghe. "Come può una ferita guarirci? - domanda il Pontefice - Con la misericordia. In quelle piaghe, come Tommaso, tocchiamo con mano che Dio ci ama fino in fondo, che ha fatto sue le nostre ferite, che ha portato nel suo corpo le nostre fragilità. Le piaghe sono canali aperti tra Lui e noi, che riversano misericordia sulle nostre miserie".

E i discepoli da misericordiati sono diventati misericordiosi. Come hanno fatto a cambiare così? "Hanno visto nell’altro la stessa misericordia che ha trasformato la loro vita. Hanno scoperto di avere in comune la missione, il perdono e il Corpo di Gesù: condividere i beni terreni è sembrato conseguenza naturale", spiega Papa Francesco.

Il Papa conclude la sua omelia: "Oggi è il giorno in cui chiederci: Io, che tante volte ho ricevuto la pace di Dio, il suo perdono, la sua misericordia, sono misericordioso con gli altri? Io, che tante volte mi sono nutrito del suo Corpo, faccio qualcosa per sfamare chi è povero?”. Non rimaniamo indifferenti. Non viviamo una fede a metà, che riceve ma non dà, che accoglie il dono ma non si fa dono. Siamo stati misericordiati, diventiamo misericordiosi. Perché se l’amore finisce con noi stessi, la fede si prosciuga in un intimismo sterile".