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Papa Francesco, un “noi sempre più grande” per accogliere migranti e rifugiati

Nel 107esimo messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante, Papa Francesco chiede una Chiesa “più cattolica”. Vale a dire, più inclusiva

Papa Francesco lava i piedi a migranti e rifugiati durante la messa del Giovedì Santo 24 marzo 2016./ L'Osservatore Romano. | Papa Francesco lava i piedi a migranti e rifugiati durante la messa del Giovedì Santo 24 marzo 2016. | L'Osservatore Romano. Papa Francesco lava i piedi a migranti e rifugiati durante la messa del Giovedì Santo 24 marzo 2016./ L'Osservatore Romano. | Papa Francesco lava i piedi a migranti e rifugiati durante la messa del Giovedì Santo 24 marzo 2016. | L'Osservatore Romano.

Una “Chiesa più cattolica”, ovvero più inclusiva, è quella che Papa Francesco chiede nel suo messaggio per la 107esima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celbebra il prossimo 26 settembre. Tema della giornata è “Verso un noi sempre più grande”, ed è stato scelto con un occhio alla globalizzazione della solidarietà, da sempre cavallo di battaglia del Papa e ora da lui considerata ancora più necessaria in tempi post-pandemia, e con l’altro alla volontà di costruire un noi sempre più grande andando verso le periferie esistenziali, che includono, appunto, migranti e rifugiati.

Su cosa si basa la riflessione del Papa? Si parte dalla Genesi, dal “noi” costituito dall’uomo e dalla donna, e poi dal cammino di riconciliazione offerto da Dio “non a singoli individui, ma a un popolo, a un noi destinato ad includere tutta la famiglia umana”.

Per Papa Francesco, si tratta di essere “sempre più fedeli” all’essere cattolici, ovvero universali, seguendo lo Spirito che “ci rende capaci d abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza”.

Ed è dunque – dice Papa Francesco – “nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente. In effetti, dovunque si trovi, ogni battezzato è a pieno diritto membro della comunità ecclesiale locale, membro dell’unica Chiesa, abitante nell’unica casa, componente dell’unica famiglia”.

Papa Francesco ribadisce il suo invito ad uscire “per le strade delle periferie esistenziali” per “curare chi è ferito e cercare chi è smarrito, senza pregiudizi o paure, senza proselitismo, ma pronta ad allargare la sua tenda per accogliere tutti. Tra gli abitanti delle periferie troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta, ai quali il Signore vuole sia manifestato il suo amore e annunciata la sua salvezza”.

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Da qui, l’appello del Papa a tutti gli uomini e le donne del mondo a “camminare insieme verso un noi sempre più grande”, per “ricomporre la famiglia umana”, costruendo un futuro in cui “nessuno rimanga escluso”, un “futuro a colori” che sia “arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali”.

Il Papa afferma che “dobbiamo imparare a vivere insieme in armonia e pace”, come succede a Pentecoste, quando la gente di Gerusalemme ascolta l’annuncio degli apostoli dopo che su loro è sceso lo Spirito Santo, e li comprende nonostante tutti provengano da luoghi diversi.

Papa Francesco guarda anche alla cura della casa comune: anche per quello ci vuole “un noi sempre più grande, sempre più corresponsabile, nella forte convinzione che ogni bene fatto al mondo è fatto alle generazioni presenti e a quelle future”.

È un impegno che porta alla realizzazione di uno “sviluppo più sostenibile, equilibrato e inclusivo” senza fare “distinzione tra autoctoni e stranieri, tra residenti e ospiti, perché si tratta di un tesoro comune, dalla cui cura, come pure dai cui benefici nessuno dev’essere escluso”.

È un messaggio in sei punti, spiega padre Fabio Baggio, sottosegretario per la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e “per favorire un’adeguata preparazione alla celebrazione di questa giornata, la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha allestito una campagna di comunicazione attraverso la quale verranno elaborati i sei punti proposti dal Messaggio”.

Suor Alessandra Smerilli, responsabile economico della Commissione Vaticana COVID 19 e da poco nominata sottosegretario del Dicastero, ha sottolineato: “La commissione Covid, voluta da Papa Francesco, per esempio, sta lavorando in questa

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direzione: “preparate il futuro” ci ha chiesto Papa Francesco. Cibo, lavoro, salute per tutti sono le nostre priorità. E per tutti intendiamo proprio tutti. Come fare? Ascoltando, dando voce a chi non ha voce, mettendo insieme chi ha idee innovative e chi prende decisioni, esserci, con l’ispirazione e il realismo che solo il Vangelo può dare”.