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Papa Francesco, un pezzo di Laudato Si lo ascoltava a Quito

codesarollo | Codesarollo, una delle filiali della banche di villaggio | BCC codesarollo | Codesarollo, una delle filiali della banche di villaggio | BCC

C’era un pezzo di “Laudato Si” tra i rappresentanti della società civile che il Papa ha incontrato a Quito il 7 luglio. Ha un nome e un cognome: si chiama Giuseppe Tonello, ma tutti lo conoscono come Bepi. È il “banchiere dei poveri” dell’Ecuador, e ha avviato un progetto che permette ai campesinos di fare una vita. Fedele alle parole di Paolo VI che “sviluppo è il nuovo nome della pace.” E parallelo a Muhammed Yunus, che proprio per aver creato sviluppo con il microcredito ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2006.

Sono molti i parallelismi tra la storia di Yunus e quella di Bepi Tonello, dalla scelta di effettuare microprestiti a quella di affidarsi alle donne, fino all'effetto più devastante e bello della loro opera: crea pace, perché diminuisce le distanze tra le classi sociali.

Bepi Tonello arriva in Ecuador nel 1970. È cooperatore salesiano, missionario, i suoi superiori lo mandano in uno dei posti più poveri del mondo. È un Ecuador pieno di salesiani, che raggiungono e si stabiliscono nelle regioni più impervie. Come affrontare però la povertà, l’emarginazione delle popolazioni indie? Come aiutare i poveri?

E' un pensiero costante, per i salesiani arrivati laggiù. Nel 1967 è stata promulgata la Populorum Progressio, l’enciclica sociale di Paolo VI. Vi si parla della creazione di un fondo per assistere i più poveri – magari da finanziarie proprio togliendo fondi al traffico di armi – in modo da aiutare uno sviluppo solidale dell’umanità.

Parole che vanno messe in pratica, pensa monsignor Candido Rada, un salesiano di origine cilena, che crea il Fondo Equadoriano Populorum Progressio, conosciuto con la sigla Fepp, che si incarica di trovare soluzioni pratiche alla povertà.

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Una impresa che nasce con un po’ di soldi arrivati dall’estero (un 2 mila dollari), passa dalla creazione delle prime imprese comunitarie, e vede una forma ancora più definita con l’operazione Mato Grosso, una delle prime forme di cooperazione internazionale che hanno sviluppato, manco a dirlo, proprio i salesiani.

Bepi Tonello arriva in quelli anni di sviluppo, insieme a padre Antonio Polo, e nel 1971 si trova catapultato a Salinas, che lui descrive come “il villaggio più povero della regione più povera dellla nazione. La mortalità infantile era altissima, e solo pochi adulti sapevano leggere e scrivere.”

Subito, Bepi Tonello e i suoi amici si danno da fare per aiutare i poveri. L’unità produttiva, per loro, non è costituita dal singolo, ma dalla comunità. Una linea fortemente radicata nella Dottrina Sociale della Chiesa: lo diceva la “Rerum Novarum,” si concretizzava anche nella politica economica pensata da don Sturzo che portò alla creazione in Italia delle casse di risparmio e delle banche rurali, si ritrova in tutte le grandi encicliche sociali.

L’approccio è in linea con la tradizione della Dottrina Sociale della Chiesa, e in venti anni il Fepp continua ad accrescere la sua rete, a moltiplicare le iniziative. Fino al 1997, quando arriva un salto di qualità.

C’è una crisi economica, durissima. Il rischio è che il sistema ecuadoriano collassi. La Feep allora da vita alla Cooperativa de Ahorro y Credito Desarollo de los Pueblos, ovvero il Codesarollo. Si tratta di un vero e proprio istituto finanziario, nato per supportare lo svluppo locale e integrale dei marginalizzati in Ecuador, attraverso prodotti bancari di qualità e servizi ottimali per rafforzare le cooperative.

La Codesarollo è guidata da Bepi Tonello, che sottoscrive un accordo con le Banche di Credito Cooperative Italiane. È la nascita di una finanza popolare che funziona con l’aiuto di 220 Banche di Credito Cooperativo italiane. I dati: più di 12 mila donne hanno ricevuto prestiti per un ammontare complessivo di 45 milioni di dollari, è stata supportata la costruzione di più di 2 mila case e la ristrutturazione di altre 1800 case. Il plafond complessivo è di 50 milioni di dollari, e ne hanno tratto beneficio più di 20 mila famiglie.

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Non solo. I prestiti hanno facilitato l’acquisto di 5400 ettari di terra, per un valore di 12 milioni di dollari. E poi la Fepp ha supportato il progetto con 5 milioni di dollari in prestiti a tasso agevolato, come banca di secondo livello, che ha permesso e finanziato circa 800 banche rurali, ovvero banche di villaggio. Sono ovunque in Ecuador, alcune con un patrimonio molto piccolo, 1000 dollari, e prestano anche solo 15 dollari, il prezzo per poter comprare una vanga di qualità che permetta ai campesinos di lavorare la terra in modo migliore. La sofferenza dei prestiti? Non supera l’1 per cento.

“I poveri restituiscono sempre,” dice Bepi Tonello, e lo diceva anche Yunus, quando pensò al suo progetto di microcredito, e quando lo destinò in maniera visionaria prima di tutto alle donne.

È tutto questo impegno che ha fatto sì che un pezzo di “Laudato Si” si trovasse di fronte a Papa Francesco. Nell’enciclica, Francesco ha sottolineato che “nuove forme di cooperazione e organizzazioni comunitarie possono essere incoraggiate in modo da difendere gli interessi dei piccoli produttori e di preservare gli ecosistemi locali dalla distruzione. Davvero, molto può essere fatto!”

Di questo, è una prova vivente Bepi Tonello, premiato due anni fa dall’allora presidente della Repubblica Napolitano. Gli appunti delle sue imprese sono girati per la Segreteria di Stato vaticana, sono stati considerati anche come possibili temi da toccare nei discorsi. Poi, si è preferito puntare sul piano pastorale, perché la situazione in Ecuador non permette al Papa di prendere una posizione. C’è un governo stabile, ma considerato autoritario. C’è una distanza ancora troppo forte tra i poveri e i ricchi, tra gli indigeni e i conquistadores. Non a caso, il Papa ha chiesto a tutti di comportarsi come una famiglia. Ma in queste famiglie c’è il soffio del “pensamiento nuevo” portato da Tonello e i suoi collaboratori, quel pensiero nuovo che nell’antico idioma indio quechua si chiama “mushuc yuyay.”