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Parolin: più attenzione all'agricoltura per l'autosufficienza alimentare

Un campo coltivato |  | Forum per il futuro dell' Agricoltura Un campo coltivato | | Forum per il futuro dell' Agricoltura

L’attenzione all’agricoltura è carente in molte parti del mondo, e la Santa Sede promuove un approccio  che metta al centro la persona “sia essa soggetto del lavoro agricolo, operatore economico o consumatore.

Questo approccio, se condiviso come spinta ideale e non come dato tecnico, permette di considerare la stretta relazione tra l’agricoltura, la cura e la custodia del creato, la crescita economica, i livelli di sviluppo e i bisogni attuali e futuri della popolazione mondiale”.

Lo scrive in un messaggio a nome del Papa il cardinale Parolin segretario di stato vaticano.

Il Papa ha inviato un video messaggio per l'occasione. 

Il testo è stato inviato Janez Potocnik  Presidente del Forum for the Future of Agricolture che si svolge a Brussel. I lavori del X Forum sono una occasione per la Santa Sede di sottolineare che “l’attività agricola resta carente perché non è sufficientemente diversificata e quindi inadeguata a rispondere al contesto ambientale o al mutamento climatico. Sono sotto i nostri occhi bassi livelli di occupazione e quindi di reddito complessivo, come pure una malnutrizione, anche cronica, per milioni di esseri umani.

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Si tratta di un meccanismo complesso che colpisce anzitutto le categorie più vulnerabili escluse non solo dai processi produttivi, ma spesso costrette a lasciare le loro terre e mobilitate alla ricerca di rifugio e speranza di vita”.

Non un modello di produzione da imporre però, studiato in laboratorio, quanto “fare in modo che ogni Paese accresca le proprie risorse per arrivare all’autosufficienza alimentare, pensando a nuovi modelli di sviluppo e di consumo, facilitando forme di organizzazione comunitaria che valorizzino i piccoli produttori e preservino gli ecosistemi locali e la biodiversità”.

E, conclude il segretario di stato vaticano: “La distanza tra l’ampiezza dei problemi e i risultati positivi sin qui raggiunti non diventi mai motivo di scoraggiamento, né di diffidenza, ma di responsabilizzazione”.