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Pasqua, uno sguardo alle tradizioni di oriente latine, bizantine e ortodosse

Arcivescovo Ioan Robu | L'arcivescovo Ioan Robu di Bucarest apre la processione dei fiori in occasione della domenica delle Palme, Bucarest, 14 aprile 2019 | AG / ACI Group Arcivescovo Ioan Robu | L'arcivescovo Ioan Robu di Bucarest apre la processione dei fiori in occasione della domenica delle Palme, Bucarest, 14 aprile 2019 | AG / ACI Group

Per la domenica della Palme, a Bucarest, c’è una processione di fiori che comincia alle porte della città, dalla chiesa francese vicino il monumento dell’aviatore, e arriva fino alla cattedrale dedicata a San Giuseppe. È così che si apre la settimana santa nella capitale della Romania che Papa Francesco visiterà il prossimo 31 maggio.

La Romania è uno dei tre Paesi a maggioranza ortodossa destinato ad accogliere il Papa: prima, Bulgaria e Macedonia del Nord, dal 5 al 7 maggio, e quindi la Romania, dal 31 maggio al 2 giugno.

In questi Paesi, Papa Francesco vedrà respirare l’Europa con due polmoni. Perché in quei posti la Chiesa cattolica di rito latino e quella di rito orientale convivono nella stessa conferenza episcopale: succede in Romania, succede in Bulgaria, dove le conferenze episcopali sono composte da vescovi di rito latino e rito bizantino.

Ci sono, ovviamente, delle tradizioni particolari.

Come quella della processione dei fiori di Bucarest, che parte dalla chiesa del Sacro Cuore, francese, vicino al monumento dell’aviatore, alle porte della città. Si tratta di una serpentina di circa una ora per alcune delle strade principali della capitale, fino alla cattedrale di San Giuseppe. Processione guidata dall’arcivescovo Ioan Robu in alti paramenti, ordinatissima, che punta a replicare l’ingresso a Gerusalemme. Ma è anche – spiega don Francisc Dobos, portavoce dell’arcivescovo di Bucarest – “l’occasione per una pubblica confessione di fede e unità con tutti i cattolici in Romania e nel mondo”.

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È cominciata così la Settimana Santa a Bucarest. La processione era piena di giovani, e non a caso si ricorda che nella domenica delle palme si celebra anche la locale Giornata Mondiale della Gioventù. Molti i giovani, e in molti si stanno già preparando alla visita di Papa Francesco.

I cattolici di rito orientale, invece, festeggiano la Pasqua in una data differente. Come gli ortodossi, non seguono il calendario gregoriano. Come gli ortodossi, hanno riti orientali, e non celebrano la Messa, ma la Divina Liturgia. A differenza degli ortodossi, mantengono unità con Roma, sancita in differenti momenti a seconda delle Chiese particolari.

Quest’anno, la Pasqua per ortodossi e cattolici di rito orientale si celebra il 28 aprile, una settimana dopo quella di rito latino. Si è accarezzata a lungo l’idea d celebrare la Pasqua in una data fissa. La Pasqua si è celebrata insieme solo dopo il Concilio di Nicea del 325, e precisamente tra il 387 e il 1582, data in cui il Patriarca di Costantinopoli Geremia rifiutò il calendario riformato di Papa Gregorio XIII.

Il rito orientale non va confuso con quello ortodosso. La Chiesa cattolica ha cinque diversi tipi di riti, il più diffuso è quello romano, ma c’è anche quello bizantino, che viene utilizzato sia nelle Chiese ortodosse di oriente che da altre di tradizione orientale.

Dopo lo scisma del 1054, molte Chiese orientali hanno continuato a far parte della Chiesa cattolica, e questo ha portato a confondere il rito bizantino con il rito ortodosso. Si tratta, piuttosto, di riti diversi, creatisi nel III – IV secolo d.C., accolti dalla Chiesa Cattolica, che ha lasciato loro la possibilità di svilupparsi secondo le proprie caratteristiche.

I testi di riferimento utilizzati dalle Chiese di rito orientale sono in molti casi testi ortodossi, e allo stesso modo gli ortodossi usano i testi. In Italia, le Chiese orientali più sviluppate sono quelle delle storiche comunità albanesi, e in particolare l’Eparchia di Lungro, in Calabria, che ha appena festeggiato il centenario.

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Ma come si celebra la Pasqua nella liturgia ortodossa? Prima di tutto, uno sguardo alla Romania, Viene dato molto risalto al digiuno del Grande Sabato e alla Veglia Pasquale, durante la quale viene dato molta importanza alla luce e alle letture bibliche. I battesimi, più che la notte di Pasqua, sono più tradizionalmente celebrati nel giorno della Teofania, che è corrispondente all’Epifania in rito latino.

Alla porta della chiesa, di Sabato Santo, nella tradizione ortodossa romena il celebrante canta: “Cristo è risorto dai morti, con la sua morte egli ha vinto la morte e a quelli che erano nella tomba ha ridonato la vita”.

Durante il canto, il celebrante tocca con la croce le porte della chiesa (così come si faceva nel rito antico prima della riforma della Settimana Santa di Pio XII), che si spalancano, le campane suonano, i lumi brillano e si canta il canone pasquale di San Gregorio Damasceno, che corrisponde all’Exsultet proclamato nelle chiese di rito latino e attribuiti a Sant’Ambrogio.

Quali sono invece più in generale le tradizioni del mondo ortodosso?

Anche nella Chiesa ortodossa si benedicono gli olii santi nel Giovedì Santo. In alcuni anni, il crisma viene preparato seguendo la ricetta antica con vino, olio d’oliva, acqua santa e decine di erbe aromatiche, e la cottura dell’olio inizia il lunedì e termina il mercoledì. Viene svola in un pentolone collocato dentro la Chiesa. La cottura viene accompagnata da letture e preghiere. Ma solo le Chiese ortodosse autocefale hanno diritto di cuocere l’olio santo.

Le liturgie ortodosse del triduo pasquale cominciano già dalla sera del Giovedì Santo, quando si celebrano gli eventi della morte e crocifissione di Gesù, mentre il Venerdì Santo si svolge il funerale di Gesù Cristo con una liturgia funebre che si chiama Opelo. Per l’occasione, nelle chiese si dispone un tavolo, abbellito di fiori e profumi: è il sepolcro di Cristo. Lì, viene portata una immagine di stoffa del Salvatore sepolto, la Sindone, che viene adorata. Non è un caso che molte chiese in Oriente abbiano una replica della Sindone disposta all’interno delle chiese, come succede nella cattedrale di Tbilisi.

Il fuoco sacro discende e arriva ai Paesi europei direttamente da Gerusalemme. Ogni Sabato Santo, il Patriarca ortodosso di Gerusalemme va nel punto della cripta dove è il Santo Sepolcro, e inizia a pregare mentre la fiamma illumina le lampade appese sopra il sepolcro. La cerimonia è trasmessa in diretta televisiva in Russia, Bulgaria, Grecia e Romania: il patriarca accende le candele dalle lampade e va incontro ai fedeli, mentre i rappresentanti dei Paesi ortodossi ricevono il fuoco sacro e lo trasportano nella stessa notte di Pasqua alle loro comunità con degli aerei speciali.
Quindi, la veglia pasquale: questa inizia poco prima di mezzanotte, vengono accese le candele a luci spente, viene proclamata la Resurrezione, cui segue una processione nella chiesa, il saluto ‘Cristo è risorto’ e il canto del tropario.

Le uova colorate si colorano invece il Giovedì Santo, e il primo uovo è sempre rosso, perché ricorda il sangue di Cristo, segno della tomba e della Resurrezione.