La santità è per tutti, anche nei “nostri Paesi dilaniati dai conflitti e dalle guerre”, con “le nostre popolazioni che soffrono per  le continue ingiustizie”. E’ come se il Signore volesse “confortare” la Terra Santa, “sulla quale ha camminato Dio in persona”, che oggi è “assetata di amore e di giustizia e decimata dalla violenza”. Lo scrive il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, in una lettera pastorale diffusa in occasione dell’annuncio della canonizzazione di Madre Maria Alfonsina di Ghattas di Gerusalemme, fondatrice della Congregazione delle Suore del Rosario, e della monaca carmelitana Mariam Bawardi del villaggio d’Ibillîne, in Galilea, fondatrice del Carmelo di Betlemme, che da religiosa ha preso il nome di suor Mariam di Gesù Crocifisso.

“La notizia della canonizzazione di queste due religiose è scesa come una rugiada celeste sulla nostra terra”, spiega il Patriarca. “Abbiamo atteso a lungo l'annuncio di  questa duplice canonizzazione, che ci ridona fiducia e speranza in Cristo”, ma “la divina Grazia ha sempre fatto germogliare santi che rivelano il  volto di Cristo, dolce e umile di cuore, pieno d’amore, di misericordia e di perdono. Questi santi imitano e, nonostante la loro debolezza umana, continuano a imitare Cristo in questa Terra Santa”.

Il Patriarca Twal prende spunto dalla vita delle religiose per una riflessione sulla santità, via per tutti. D’altronde, “i Santi, uomini come noi, sono stati esposti alle tentazioni e alle cadute” e nonostante questo, sono stati “stimati degni di entrare nella vita eterna, come depositari dei Suoi doni e carismi. Essi regnano con Dio nella patria celeste in quanto eletti beneamati. Venerando i Santi diamo gloria a Dio, perché riconosciamo che è Lui la
fonte di ogni grazia e di ogni dono in loro”.

“I Santi – prosegue Twal - ci insegnano che la santità non consiste nel fare miracoli, ma piuttosto nel cercare la volontà di Dio in tutto”. Perché “non si nasce Santi uscendo dal seno materno. Lo si diviene, nonostante tutte le nostre debolezze”.
Ecco perché, “non si tratta di fuggire dal mondo”: “I fedeli – continua il Patriarca latino di Gerusalemme - non sono tutti chiamati a chiudersi in clausura, nei monasteri e nei conventi, per diventare santi”.

Piuttosto, ogni giorno, “davanti a Dio, ciascuno deve rispondere alla sua vocazione secondo il suo stato di vita”, perché “la via della santità è quella delle Beatitudini evangeliche” e “tutti, indipendentemente dalla configurazione che può prendere la vocazione personale, siamo chiamati alla vera conversione del cuore”.

Nel lodare la vita santa delle due suore, il Patriarca Twal chiede “con tutto il cuore nella preghiera”, che anche in Terra Santa continuino ad esserci: “laici impegnati, ispirati da una fede viva, cosciente ed efficace, che illumini tutti gli ambiti della loro vita, pubblica e privata, e li renda veri testimoni di Cristo nella famiglia e nella professione, nella vita politica ed economica, nella cultura e nella società”; “sacerdoti che siano apostoli intrepidi, che vivono solo per annunciare il Regno. Nel loro amore totale e costantemente rinnovato per Cristo, i loro cuori siano colmi di una profonda gioia”, “religiose appassionate e piene di abnegazione, che vivano del necessario e vadano all'incontro con Cristo come le vergini sagge, con lampade che non si spengono e con olio a profusione”.