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Per avere la vita eterna è necessario ricorrere a Gesù. XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Il commento al Vangelo domenicale di S.E. Monsignor Francesco Cavina

Gesù con i discepoli  |  | pubblico dominio Gesù con i discepoli | | pubblico dominio

In ogni uomo che viene al mondo è presente una fame ed una sete che nessun cibo e nessuna bevanda materiali possono estinguere.

Noi siamo fatti per Dio. Che lo vogliamo o no, la nostra fame e la nostra sete sono fame e sete di Dio. Il nostro cuore è così assetato di amore, di felicità, di verità, di giustizia, di pace, di senso, di eternità che solo il Signore è in grado di corrispondere pienamente a questi bisogni. Ne è una riprova il desiderio che torna a ri-nascere dopo ogni appagamento parziale. Senza Cristo non c’è cibo o bevanda che siano veramente utili all’uomo, capaci di dare una risposta al bisogno di andare “oltre” presente nell’uomo. Nasce, allora, la questione: “che cosa cerco veramente nella vita?”.

Gesù cerca di offrirci come orizzonte vero la vita eterna, di cui Egli è il rivelatore e il datore inviato dal Padre. Per questo motivo nella sinagoga di Cafarnao invita i suoi i suoi ascoltatori, e con loro anche noi, a procurarsi “non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna”. E questo cibo si identica con lui stesso: “Io sono il pane della vita”. Tra Gesù e gli uomini esiste lo stesso rapporto che esiste tra noi e il pane. Cristo, tuttavia, ci offre molto di più di quello che il pane ci ci dona. Il pane sostenta la nostra esistenza terrena mentre il Signore ci rende partecipi della vita divina. Questo significa che per avere la vita eterna è necessario ricorrere a Gesù, così come facciamo ricorso al pane per mantenere la nostra vita materiale.

Il Signore realizza questa possibilità nel sacramento dell’Eucarestia dove si rende presente come il Dio che si dona come cibo. Quando ci accostiamo a ricevere la santa Comunione è Cristo che con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità, cioè con tutta l’identità della sua Persona prende possesso di noi e ci divinizza, ci trasforma in Lui, ci dona la sua forza, ci consola, ci rende partecipi del suo amore. Se fossimo veramente consapevoli di quanto accade nella Comunione ogni giorno noi rivolgeremmo a Gesù la richiesta degli ebrei: “Signore dacci sempre questo pane”.

Per accogliere questa meravigliosa realtà che è l’Eucarestia è necessaria la fede la quale ci apre al progetto di Dio sull’umanità. Se essa manca il discorso di Gesù è esposto alla incomprensione e all’equivoco, così come è accaduto per i Giudei. Essi hanno reagito con l’incredulità e l’ironia perché non hanno accettato di mettersi alla scuola del Signore hanno rifiutato e di lasciarsi istruire ed educare da Lui. In una parola non hanno avuto fiducia in Lui. La fede, infatti, è rapporto e legame che nasce da persona a persona. In altre parole la fede sboccia quando accade l’incontro tra l’ “io sono fame” e l’ “Io sono il Pane di Dio” disceso dal cielo. Solo così è possibile scoprire che Gesù di Nazareth è il Figlio di Dio, è la manifestazione di Dio stesso, è la bontà di Dio fatta cibo. Il nostro legame con Gesù ci porta oltre la morte, perché anche Lui, come il Padre suo, ha la vita in se stesso e rende partecipi della sua vittoria sulla morte coloro che credono in Lui.

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