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Prendersi cura degli altri: la chiamata è adesso

Riflessione di S. E. Monsignor Francesco Cavina, Vescovo emerito di Carpi

Il buon Samaritano |  | pubblico dominio Il buon Samaritano | | pubblico dominio

In questi giorni difficili, che investono la vita civile, sociale ed economica non solo della nostra Nazione, ma del mondo intero, ci è stato chiesto di “chiuderci in casa”. Una simile richiesta, motivata dalla necessità di salvaguardare la nostra e l’altrui salute, non può divenire un’ulteriore forma di cedimento all’egoismo, ma deve trasformarsi in un’occasione per riflettere su chi realmente siamo e su ciò che ci appartiene: lavoro, relazioni, amore, svago, sofferenza, morte…L’epidemia, infatti, sta mettendo in luce non solo la fragilità, ma anche la grandezza dell’uomo che si mostra capace di gesti eroici, fino al sacrificio di sé.

Il Cristo appeso sulla croce e bagnato dalla pioggia che abbiamo visto in piazza San Pietro ha gridato, con la sua silenziosa presenza, che è dal dono di sé che scaturisce la vita. La verità dell’amore sta nel farsi carico del fratello.

                Non è possibile rimanere insensibili davanti ad un simile esempio il quale ci porta inevitabilmente ad interrogarci sul nostro modo di vivere la vita e su cosa stiamo facendo per gli altri. L’esperienza insegna che l’indifferenza inaridisce il cuore, mentre le esperienze più belle e significative della vita sono il frutto di una sincera comunione con gli altri, che arricchisce e rinsalda anche la coesione sociale. Ne è una testimonianza l’enorme conforto trovato, nei momenti difficili, nella comprensione e nella condivisione delle nostre vicende umane da parte di famigliari, amici, colleghi. L’apostolo Paolo, con efficaci parole, ci insegna che il segreto della vita umana sta nel rallegrarsi con quelli che sono allegri e piangere con quelli che piangono (Romani 12,14-15).

Anche il mondo dell’economia, delle imprese, delle banche, delle attività professionali, non sfugge al “destino” delle relazioni…... Infatti, tutti questi settori, interagendo tra loro e in particolare con l’impresa, sono fortemente collegati, necessari gli uni agli altri. Tutti insieme creano la produttività complessiva e il sostegno economico della collettività. Il mondo delle attività economiche, appare, dunque, come un corpo composto da tante membra, tutte necessarie e solidali tra di loro. Se subentrano divisioni, interessi egoistici o personalismi da parte di chi le gestisce e le governa, si creano effetti a cascata che hanno ricadute devastanti su tutto il tessuto economico.

Il mondo delle attività economiche, fino ad oggi, è stato guidato, principalmente dalla massimizzazione del risultato; ma nel contesto attuale è necessario cambiare l’orizzonte di riferimento.

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Oggi stiamo assistendo a tanti nostri anziani decimati da una tempesta che non concede loro neppure il tempo di dare e ricevere un ultimo saluto. Sono la generazione che ha creato il benessere del nostro Paese, risollevandolo dalla tragedia della guerra, con un impegno incondizionato che non era dettato solo dalla ricerca del proprio personale interesse, ma aveva davanti agli occhi e al cuore il destino di chi sarebbe venuto dopo di loro. A noi, che siamo qui con il tablet in mano a chiederci che cosa possiamo fare, il loro esempio ci interroga. Infatti, hanno saputo mettere in opera, forse senza neppure esserne pienamente coscienti, la stretta integrazione tra le componenti economiche e sociali, che gli imprenditori e tutti gli operatori economici ben conoscono e chiamano “catene del valore”.

In queste “catene” è sufficiente la rottura di un solo anello perché il tutto diventi inservibile. Fuori di metafora, quando un’impresa (anello) ha la presunzione di potere operare senza gli altri anelli (piccole imprese, indotto, fornitori), o quando - pur operando con gli altri anelli - non si interroga e analizza attentamente in quali condizioni questi ultimi operano, il rischio è che la catena si spezzi e tutti vengano travolti. Ad esempio, è sufficiente una fattura non pagata, quando ci sono le condizioni per pagarla, perché tutti ne subiscano conseguenze negative, in quanto gli effetti ricadono non solo sulle strutture, ma soprattutto sulle famiglie. Infatti, dietro ogni realtà economica che viene meno, piccola o grande che sia, ci sono sempre delle persone.

Per anni sono stati organizzati convegni; pubblicati libri; proposto progetti che avevano come slogan ‘il socialmente responsabile’. E’ giunto il tempo di tradurre con ulteriore coraggio, creatività e generosità le “mission” aziendali in fatti concreti. E’ il tempo della verità. Per il bene di tutti non possiamo voltarci dall’altra parte. Come è possibile, infatti, sospendere i pagamenti, tagliare posti di lavoro e credere, così, di potersi salvare da soli?

E’ necessario, se il mondo delle attività economiche vuole uscire da questa tempesta, che i manager delle imprese, delle banche, gli imprenditori, i professionisti, tutti coloro che entrano nei processi decisionali valutino - prima di prendere decisioni - non solo i “numeri” della propria impresa, come principalmente è stato fatto fino ad ora, ma anche, per quanto possibile, i “numeri” di tutti gli altri anelli della catena alla quale appartengono.

Ciò che avviene nel mondo economico è quanto accade drammaticamente negli ospedali dove ogni giorno arrivano pazienti gravi che, purtroppo non riescono a superare la crisi; altri, invece, che, dopo alcuni giorni, possono rientrare nelle loro case per trascorrere la quarantena. Così come ci sono le persone che non vengono colpite dal virus perché più forti o più semplicemente perché non contagiate.

Così avviene anche nel mondo delle attività economiche! Non si potrà certo garantire a certe realtà, già in difficoltà, la sopravvivenza.  Tuttavia, è doveroso riconoscere che esistono tante realtà con una “salute e un fisico” tali da poter, anche solo per un breve periodo, sostenere alcuni degli anelli più deboli della catena del valore.

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Dove è possibile chi può deve cercare di fare la sua parte, così come il Samaritano nel Vangelo di san Luca insegna: “Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui, ciò che spenderai di più, Te lo pagherò al mio ritorno.” (Lc 10, 34-35)

Questo ci porta a riconoscere che siamo tutti inseriti in un progetto comune e più grande di noi, per cui è necessario ricercare unità tra tutte le parti delle ‘filiere’ del mondo economico: se un membro soffre, tutte le membra soffrono, se un membro è onorato tutte le membra ne gioiscono insieme. Perché chiudersi in noi stessi, proprio ora, davanti alla sfida che si presenta? Il Manzoni, ne “I Promessi Sposi”, insegna che la Provvidenza ha sempre aiutato chi aiuta gli altri. Nei momenti più difficili e drammatici, il coraggio, la solidarietà e la generosità della nostra gente - che abbiamo visto fiorire in maniera straordinaria in tanti settori della società - devono emergere anche nel mondo economico e del lavoro. Per rimettere in piedi l’economia e la società è urgente che le realtà economiche tornino a operare insieme, ciascuno con le proprie competenze, aspirazioni e secondo le proprie capacità finanziarie. E’ il momento di dimostrare la grandezza dell’uomo. Non lasciamo che i fratelli siano schiacciati dalla croce dei nostri alibi e delle nostre miopie. Se non ora, quando? La chiamata è adesso.