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Quella preghiera scritta in campo di sterminio e inviata a Karol Wojtyła

Uno dei piccoli tesori custoditi dal Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II

La preghiera inviata a Karol Wojtyła |  | Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II La preghiera inviata a Karol Wojtyła | | Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II

A Roma, esiste uno spazio della memoria dedicato a Karol Wojtyła: è il “Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II”. L’istituzione appartiene alla “Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II”, istituita il 16 ottobre 1981. Raccogliere  e custodire documenti, oggetti, memorie del suo lungo pontificato per farne materia di ricerca, studio, approfondimento: questo, l’obiettivo del Centro Studi.

Percorriamo la via Cassia, importante via consolare romana che congiungeva Roma a Firenze, e al numero 1200 troviamo un enorme e austero caseggiato, sede della “Dom Polski”, la “Casa polacca”, sede del Centro Studi, e incontriamo Padre Andrzej Dobrzyński:

Direttore, cosa vuol dire conservare la memoria di un pontificato, oggi, in un mondo che facilmente è abituato, purtroppo, a dimenticare il passato?

Dimenticare il passato, non è, per niente, cosa buona. Bisogna sforzarsi a ricordarlo renderlo vivo nel presente.  Per noi del Centro Studi, vuol dire fornire i documenti e gli studi sul pontificato di Giovanni Paolo II. Vuol dire ordinare i documenti, catalogare i libri, facilitare la loro conoscenza per mezzo di cataloghi che sono consultati, per la maggior parte, dai ricercatori del suo pontificato. Riguardo gli oggetti museali che abbiamo in possesso bisogna proteggerli dai pericoli di facile loro decomposizione.

Qual è l'attività principale del Centro Studi?

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Prima di tutto di essere punto di riferimento per i ricercatori ed anche come luogo di studio dell’insegnamento di Giovanni Paolo II.   

Quanto interesse suscita negli studiosi di teologia, di filosofia, di storia di oggi la figura di Giovanni Paolo II?

Prima il nostro Centro era più frequentato. Oggi, purtroppo, vedo sempre meno persone.  Mi sembra che iniziative commemorative del pontefice come concerti e mostre ci siano. Gli studi, invece, si preparano all'università, durante le conferenze e i convegni dove hanno luogo i dibattiti. Oggi giorno non è intenso questo interesse come era prima, secondo me. Forse non si deve misurare questo interesse dal numero di libri e studi o convegni, ma dalla profondità e precisione nell’indicare le questioni importanti e decisive del pontificato di Giovanni Paolo II, mostrando in che consisteva il contributo di Wojtyła . Questo dipende anche dalle domande su cui ci interroghiamo su questo pontefice e sull’intero pontificato.

Qual è secondo Lei l'oggetto più "prezioso" spiritualmente, s’intende, che il Centro Studi conserva?

Per me un valore particolare hanno gli oggetti personali, conservati dai prigionieri di campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale, regalati al pontefice. Ultimamente abbiamo pubblicato in polacco un preghiera scritta in prigione, custodita da una donna che ha vissuto in quattro campi di sterminio: una preghiera grazie al quale questa persona è sopravvissuta alla guerra. Questa donna la regalò poi a Papa Wojtyła Gli oggetti anche piccoli sono segno delle grande storie.   

Purtroppo con l'emergenza covid quest'anno giubilare della nascita di Wojtyla ha dovuto interrompere alcune iniziative celebrative. Il Centro aveva, avrà in programma qualcosa a riguardo? 

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Nel mese di novembre organizzeremo un convegno ad Avila, insieme all’Università della Mistica.  Il titolo è “Costruire l’Europa da un umanesimo integrale”. Abbiamo dovuto spostare questo convegno appunto a novembre, seppur previsto nel maggio passato. Sarà possibile seguire il convegno grazie a internet. Per alcune informazioni mi piace ricordare il sito: www.mistica.es. Questo tempo del Covid-19 ci obbliga a stare di più in casa, e questo ci dà anche l’opportunità di concentrarci meglio sugli studi e ordinare il catalogo della nostra biblioteca. Siamo in pochi e il da fare è tanto. Davvero tanto per conservare la memoria di Giovanni Paolo II.