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Registrazione del clero in Cina: la posizione della Santa Sede

Cattolici cinesi in Piazza San Pietro |  | Martha Calderon/CNA Cattolici cinesi in Piazza San Pietro | | Martha Calderon/CNA

“La Santa Sede continua a chiedere che la registrazione civile del Clero avvenga con la garanzia di rispettare la coscienza e le profonde convinzioni cattoliche delle persone coinvolte”. Lo afferma una nota vaticana pubblicata stamane circa la questione della registrazione civile del clero nella Repubblica Popolare Cinese.

“Solo così - si legge ancora nella comunicazione della Santa Sede - si possono favorire sia l’unità della Chiesa sia il contributo dei cattolici al bene della società cinese”.

La Santa Sede richiama inoltre sia il fatto “che la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese dichiara formalmente di tutelare la libertà religiosa” sia l’Accordo Provvisorio del 22 settembre 2018 - di cui ancora però non è stato reso pubblico il testo integrale - che  riconosce “il ruolo peculiare del Successore di Pietro” e “porta logicamente la Santa Sede a intendere e interpretare l’indipendenza della Chiesa cattolica in Cina non in senso assoluto, cioè come separazione dal Papa e dalla Chiesa universale, ma relativo alla sfera politica, secondo quanto avviene in ogni parte del mondo nelle relazioni tra il Papa e una Chiesa particolare o tra Chiese particolari”.

“Affermare - prosegue la nota - che nell’identità cattolica non vi può essere separazione dal Successore di Pietro, non significa voler fare di una Chiesa particolare un corpo estraneo alla società e alla cultura del Paese in cui essa vive ed opera”.

Nella lettera si ribadisce l’importanza del dialogo costante tra Santa Sede e Pechino e si sottolinea anche “il fatto di grande rilievo che, nel corso degli anni, molti Vescovi ordinati senza il mandato apostolico hanno chiesto e ottenuto la riconciliazione con il Successore di Pietro, così che tutti i Vescovi cinesi sono oggi in comunione con la Sede Apostolica e desiderano una sempre maggiore integrazione con i Vescovi cattolici del mondo intero”.

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In conseguenza di tutto ciò la Santa Sede auspica “un atteggiamento nuovo da parte di tutti, anche nell’affrontare le questioni pratiche riguardanti la vita della Chiesa. Da parte sua, la Santa Sede continua a dialogare con le Autorità cinesi sulla registrazione civile dei Vescovi e dei sacerdoti per trovare una formula che, nell’atto della registrazione, rispetti non solo le leggi cinesi ma anche la dottrina cattolica”.

Quindi la Santa Sede dispone che “se un Vescovo o un sacerdote decide di registrarsi civilmente ma il testo della dichiarazione per la registrazione non appare rispettoso della fede cattolica, egli preciserà per iscritto all’atto della firma che lo fa senza venir meno alla dovuta fedeltà ai principi della dottrina cattolica. Se non è possibile mettere questa precisazione per iscritto, il richiedente la farà anche solo verbalmente e se possibile alla presenza di un testimone. In ogni caso, è opportuno che il richiedente certifichi poi al proprio Ordinario l’intenzione con la quale ha fatto la registrazione. Questa, infatti, è sempre da intendersi all’unico fine di favorire il bene della comunità diocesana e la sua crescita nello spirito di unità, come anche un’evangelizzazione adeguata alle nuove esigenze della società cinese e la gestione responsabile dei beni della Chiesa”.

Tuttavia - conclude la nota - “la Santa Sede comprende e rispetta la scelta di chi, in coscienza, decide di non potersi registrare alle presenti condizioni. Essa rimane loro vicina e chiede al Signore di aiutarli a custodire la comunione con i propri fratelli nella fede, anche di fronte alle prove che ciascuno si troverà ad affrontare. La Santa Sede chiede che non si pongano in atto pressioni intimidatorie nei confronti delle comunità cattoliche non ufficiali, come purtroppo è già avvenuto”.