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Riconciliazione polacco-ucraina, il passo del Cardinale Dziwisz

Cardinale Stanislaw Dziwisz | Il Cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, durante una intervista nell'arcivescovado di Cracovia  | AG / ACI Stampa Cardinale Stanislaw Dziwisz | Il Cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, durante una intervista nell'arcivescovado di Cracovia | AG / ACI Stampa

La Chiesa Greco Cattolica Ucraina? Una Chiesa “purificata come l’oro nel crogiolo della sofferenza”, segno di speranza per una Ucraina libera, che lotta contro l’aggressione e sanguine a causa della Guerra nelle zone orientali, ma costruisce il suo futuro tra nazioni libere e sovrane”.

Sono parole del Cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia, storico segretario di San Giovanni Paolo II. Il Cardinale le ha scritte nella prefazione a un libro intervista dell’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina “Dio, Chiesa, Mondo”, uscito in polacco nel 2017. L'intervista era condotta da Krzysztof Tomasik.

Si tratta di un passo significativo nella riconciliazione ucraino-polacca. Un processo che va avanti dagli anni Ottanta, su impulso dello stesso San Giovanni Paolo II. Ispirato dalla riconciliazione tedesco-polacca portata avanti dal Cardinale Kominek negli Anni Cinquanta, fu il Papa polacco che appoggiò la prima riunione dei rappresentanti dell’episcopato polacco e del Sinodo della Chiesa Greco Cattolica La riunione si tenne a Roma dal 7 al 17 ottobre 1987, e rappresentò l’inizio di un percorso che continua ancora oggi.

Nella prefazione al libro, il Cardinale Dziwisz ricorda che Giovanni Paolo II è stato “l'iniziatore del processo di trattamento della nostra memoria e della liberazione da emozioni negative basate su un passato avverso, sostenendo pure tutte le azioni già intraprese al riguardo. Egli ha sottolineato quanto c’era di positivo nella nostra memoria e nel nostro passato; ha insegnato come risanare le ferite; ha accentuato la differenza tra il patriottismo cristiano e quello basato sul nazionalismo estremo”.

Non a caso, San Giovanni Paolo II è stato recentemente proclamato dallo stesso arcivescovo maggiore patrono della riconciliazione ucraino-polacca. Una riconciliazione che punta a sanare due ferrite, due sanguinosi episodi della Seconda Guerra Mondiale: il massacre di Volyn del 1943, che fu la messa in pratica della pulizia etnica dei polacchi ad opera dei nazionalisti ucraini; e l’operazione Vistola del 1947, quando furono i polacchi a deportare sistematicamente la popolazione ucraina che risiedeva nei territori dei nuovi confini della Polonia.

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È in questo contesto che si colloca la prefazione del Cardinale Dziwisz.

Questi ringrazia l’arcivescovo maggiore Shevchuk per aver risposto in maniera “sincera e onesta” alle domande. “Il Pastore della Chiesa in Ucraina – afferma poi - non omette nulla e non sminuisce nulla. Invita il lettore ad uno sguardo profondo ed evangelico sulla storia delle nostre due nazioni. Non lo fa per racchiudervisi, ma per oltrepassare i confini dei pregiudizi, dei sentimenti inquieti e della cattiva memoria per aprire al perdono e alla riconciliazione”.