“L’Ucraina resiste. L’Ucraina combatte. L’Ucraina prega”. Con questa frase, con queste tre invocazioni, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolico Ucraina, terminava i suoi brevi videomessaggi quotidiani inviati durante il primo anno di guerra. Si trattava di sostenere lo spirito di una nazione ferita, cercando di dare un senso a quello che stava succedendo. I testi di quei messaggi sono stati raccolti in un libro, che ora viene pubblicato in edizione polacca. E a scrivere la prefazione dell’edizione polacca è nientemeno che il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, che nel suo testo condanna ancora una volta la “crudele guerra” e declina le tre parti dell’esortazione di Sua Beatitudine.
La Pasqua della Chiesa Greco Cattolica Ucraina continuerà ad essere festeggiata secondo il calendario giuliano, insieme ai fratelli ortodossi. Lo ha spiegato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della più grande delle Chiese sui iuris nella Chiesa cattolica, durante una trasmissione televisiva. La Chiesa Greco Cattolica Ucraina, dunque, decide di restare vicina ai fratelli ortodossi, sottolineando la necessità di un ulteriore approfondimento della riforma dei Paschalia.
Il 2014 è l’anno del Maidan, dell’annessione della Crimea alla Russia, e delle autoproclamate repubbliche di Donbass e Luhansk al confine con la Russia. Ma questo decimo anniversario, che in Ucraina avrebbero voluto fosse celebrato con una pace duratura e un equilibrio ritrovato anche con l’ingombrante vicino russo, cade nel secondo anniversario dell’attacco su larga scala che la Russia ha lanciato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022. Ed è un decimo anniversario che sa di beffa, se si pensa che nel 2024 si celebra anche il trentesimo del Trattato di Budapest, con il quale l’Ucraina cedeva le sue testate nucleari alla Russia.
La guerra non ferma la fede delle persone. Anzi, la moltiplica, nonostante la paura. Si deve essere pronti a morire ogni giorno. E per questo le persone si confessano molto di più, sentono la necessità di un sacerdote, di preparare la loro anima. È la pastorale in tempo di guerra, cui è stato dedicato l’ultimo sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che si è tenuto a Roma. Una pastorale che si accompagna all’insegnamento della dottrina sociale declinato su questa guerra nuova, combattuta con i bombardamenti, ma anche con la disinformazione, con le ondate migratorie, con il blocco delle derrate alimentari.
Dopo le visite del Cardinale Pietro Parolin nell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede il 13 ottobre e nell’ambasciata di Palestina presso la Santa Sede il 17 ottobre, Papa Francesco ha avuto una conversazione telefonica con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto anche con il nome di battaglia di Abu Mazen, che tra l’altro era stato alla preghiera per la pace nei giardini vaticani del giugno 2014 insieme a Shimon Peres. Papa Francesco ha chiesto al presidente di puntare ad un cessate il fuoco.
"Nelle parole di saluto rivolte a braccio ad alcuni giovani cattolici russi negli scorsi giorni, com’è chiaro dal contesto in cui le ha pronunciate, il Papa intendeva incoraggiare i giovani a conservare e promuovere quanto di positivo c’è nella grande eredità culturale e spirituale russa, e certo non esaltare logiche imperialistiche e personalità di governo, citate per indicare alcuni periodi storici di riferimento".
Da sempre, nei momenti di difficoltà, il popolo ucraino si stringe intorno alla Madre, nel santuario di Zarvanytsia. E la guerra non ha fermato, anzi ha reso ancora più partecipe, il pellegrinaggio nazionale, che ha visto la partecipazione di un ospite di eccezione: il cardinale preconizzato Americo Aguiar, ausiliare di Lisbona ma soprattutto presidente del comitato organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù.
Il processo di riconciliazione polacco – ucraina iniziò nel 1987. Aveva uno sponsor, Giovanni Paolo II, che da santo fu poi nominato protettore di quel percorso di riconciliazione. E aveva un precedente, la riconciliazione polacco – tedesca, sancita dalla lettera dell’episcopato polacco a quello tedesco in cui si sottolineava: “Perdoniamo e chiediamo perdono”. Oggi, la riconciliazione polacco – ucraina sembra essere quasi compiuta. Anche perché, nell’ambito della invasione su larga scala della Russia sull’Ucraina, la Polonia è stato il Paese che più di tutti è stato vicino all’Ucraina. E che questa riconciliazione sia ormai cosa compiuta lo testimonia una dichiarazione congiunta della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e l’episcopato di Polonia firmata il 7 luglio.
Cosa vuole dire essere cristiani in tempi di guerra? È la domanda esistenziale cui stanno cercando una risposta i cristiani in Ucraina, che sono da un anno alle prese con una guerra su vasta scala a seguito dell’aggressione russa. E, secondo l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, il magistero della Chiesa non dà “risposte sufficienti” per la guerra moderna, che “è peggiore, è diversa, è molto più distruttiva” di quella normalmente conosciuta, e intorno alla quale si è costruita anche la dottrina sociale cristiana.
Fino ad ora, la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, la più grande delle Chiese sui iuris, manteneva in comune con il mondo ortodosso orientale anche il calcolo della data delle festività, fatta secondo il calendario giuliano. Il Natale, dunque, cadeva il 7 gennaio, e non il 25 dicembre, cosa che li accomunava agli ortodossi. Ma, in una decisione definita storica, dall’1 settembre 2023 la Chiesa Greco Cattolica Ucraina passerà al calendario gregoriano per le festività fisse, mantenendo l’attuale calcolo per la Pasqua.
La domanda aperta resta quella della ricostruzione. Perché dopo la guerra in Ucraina, la pace porterà con sé tante questioni da risolvere: il rapporto con il vicino russo, la ricostruzione della fiducia, l’eventuale riconciliazione che però non può avvenire incondizionatamente. Ma l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha speranza. Una speranza che viene da Cristo, anche perché “il mondo senza Dio è destinato alla morte”.
Nella mattinata del 12 novembre, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha avuto un incontro con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. L’incontro veniva al termine di una settimana a Roma dell’arcivescovo maggiore, che si è allontanato dall’Ucraina per la prima volta dallo scoppio della guerra. Shevchuk, nel corso della settimana, ha incontrato anche Papa Francesco e il Papa emerito Benedetto XVI.
“La forza della preghiera rende il popolo ucraino vivo, perciò Le chiedo di continuare a pregare per la pace in Ucraina”. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha incontrato il 9 novembre Benedetto XVI nel monastero Mater Ecclesiae, e nella conversazione che ha avuto con lui ha chiesto al Papa di continuare a pregare per l’Ucraina.
Incontrando Papa Francesco dopo otto mesi passati a fianco della popolazione sotto attacco, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha portato un dono simbolico e sostanziale: il frammento di una mina russa che ha distrutto la facciata dell’edificio della chiesa greco cattolica nella città di Irpin’, vicino Kyiv, nel mese di marzo.
Sarà l’inverno più duro, per una Ucraina che ormai è al quarto mese di guerra, che subisce l’aggressione russa e che si trova a fare i conti non solo con le conseguenze a breve termine del conflitto, ma anche con quelle di lungo termine, perché la catastrofe umanitaria è la più grande che si sia mai vista dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Il quadro della situazione ucraina descritto dall’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk è desolante e disperato, ma anche pieno di orgoglio per una popolazione che sta lottando per la sua libertà.
Dopo aver chiesto già in occasione della Domenica delle Palme una tregua per la Pasqua, Papa Francesco ha aderito all'appello del Segretario Generale dell’ONU - d’accordo con l'Arcivescovo Maggiore Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina - per una tregua in occasione della celebrazione della Pasqua secondo il calendario giuliano, il 24 aprile prossimo.
Chernihiv, nel cuore della Rus’, è praicamente rasa al suolo; Mariupol è una città martire; Kharkiv è una città fantasma; Slavutych, vicino Chernobyl, è accerchiata. Uno dopo l’altro, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, nomina gli scenari di guerra, noti e meno noti. E per tutti c’è una parola di speranza, che è poi la parola della Chiesa. Perché è la Chiesa che opera in questi scenari quasi disperati, in una guerra che dura ormai da più di un mese e che non solo ha messo in ginocchio l’economia del Paese, ma lo ha praticamente svuotato.
“Noi resistiamo. Resistiamo in preghiera. Per il nostro esercito. Per la nostra Patria. Per il nostropaziente, ma sofferente popolo ucraino di cui, secondo l’ONU, oggi abbiamo quasi quattrocentomila profughi. In meno di cinque giorni. Ma noi resistiamo. Resistiamo in preghiera”.
"Crediamo che come dopo la morte arriva il giorno, dopo la morte la Resurrezione, anche dopo questa terribile guerra ci sarà la vittoria dell’Ucraina”. Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, invia un videomessaggio dopo la terribile notte di bombardamenti di Kiev. Con il volto provato, ma sereno, Shevchuk incoraggia i suoi connazionali in guerra, annuncia che i sacerdoti andranno a celebrare nelle cantine, nei rifugi anti-aerei ovunque, e chiede ai fedeli di andare a confessarsi e alla Divina Liturgia.
Guerra in Ucraina, proseguono gli sforzi di Papa Francesco. Dopo aver fatto visita all’ambasciata della Federazione Russa presso la Santa Sede nella mattinata, Papa Francesco ha telefonato a Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Ne dà notizia il segretariato a Roma dell’arcivescovo maggiore.