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San Filippo Neri. Dall'oratorio al Cielo, passando per Roma

"Il Santo della Gioia"

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State buoni se potete il resto è vanità... Questa storica e celebre frase era pronunciata da Filippo Neri ai suoi ragazzi quando nei caldi ed assolati pomeriggi dell'estate romana giocavano fra loro e correvano nell'oratorio di Santa Maria in Vallicella.

Fillippo Neri non ha bisogno di grandi presentazioni: è vissuto nella Roma del 1500 ed ha cercato, con il suo spirito allegro e gioioso, di trasmettere il Vangelo.

Di origine fiorentine scende a Roma per comprendere cosa il Signore volesse da Lui ed improvvisamente si trova al centro di una città in piena euforia e soprattutto ed in buona parte lontana dalla vere fede. Il Santo, però, non si dà per vinto ed inventa alcune celebri modalità per avvicinare a Cristo i lontani.

Fonderà un ospedale per i pellegrini che giungevano a Roma in occasione dell'Anno Santo del 1550 e prenderà il nome di Arciconfraternita della Trinità. Aveva però una accezione particolare:era aperto 24 ore su 24 - full time - proprio per accogliere tutti i più bisognosi.
Inventerà e creerà dal nulla un oratorio per i bambini di strada additandogli l'allegria,la gioia e qualche merenda, a base di pane ed olive, ma condita da tanta allegria e da qualche Ave Maria. Per questo fonderà un istituto religioso dei padre detti oratoriani o filippini, i quali hanno come scopo quello di educare i giovani ma con lo spirito allegro e scanzonato del santo fiorentino.

Lo scopo centrale della spiritualità di Filippo si fondava sul trinomio: allegria, preghiera, attività. In queste tre parole era contenuto tutto il segreto della santità che esigeva dai suoi ragazzi.

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San Filippo aveva un'immagine della fede e della religione non come una serie di obblighi e doveri da rispettare ma come un abito da portare. E quest'abito era sempre quello della festa e della gioia. Voleva che i suoi ragazzi fossero sempre allegri e trascoressero il tempo, oltre che in preghiera, in buone ricreazioni o in attività ludiche.

Sono sue le espressioni quali: “scrupoli e malinconie :fuori da casa mia” oppure “la santità consiste in tre dita” toccandosi la fronte. Un detto per indicare che la strada maestra per raggiungere la metà del Regnum Coelorum non era fatta di digiuni ascetici con volti malinconici bensì con penitenze e volto allegro in quanto l'uomo da solo può far ben poco. E Filippo,sorridendo, aveva fatto suo questo modo di essere.

Più che aiutare l'uomo di ieri a fuggire dalla sue miserie ha indirizzato le miserie umane verso la fede e dalla fede ha fatto sorgere persone formate, motivate e cariche di allegria.

Gravemente malato Filippo Neri morirà nella notte fra il 25 ed il 26 maggio del 1595 dopo aver celebrato la sua ultima messa. Pare che il momento della morte sorridesse ben conscio di veder realizzata la sua certezza, ovvero gioia in vita ed allegria con Cristo nel cielo.