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Santa Sede, preventivo a risparmio per il 2021 con seri rischi per gli anni successivi

La pandemia ha messo in ginocchio la Santa Sede in difficoltà per mantenere la propria missione

Piazza San Pietro  |  | Acistampa Piazza San Pietro | | Acistampa

La pandemia ha ridotto molte entrate e mentre nel 2019 erano 307 milioni di euro nel 2020 sono state solo 213, il trenta per cento in meno.

Allora si stringe la cinghia. “La riduzione totale delle spese prevista è dell’8%. Se escludiamo le spese per il personale, che non abbiamo ridotto perché la protezione dei posti di lavoro e dei salari è stata una priorità, la riduzione sarebbe del 15%”, spiega il Padre gesuita Juan Antonio Guerrero Alves, Prefetto della Segreteria per l’Economia, chiamato da Papa Francesco a fa quadrare i conti. 

Non c’è stata purtroppo una conferenza stampa per potersi far spiegare bene i dettagli, ma sono stati pubblicati degli schemi e una intervista istituzionale. 

Come si può immaginare più della metà dei costi della Santa Sede sono riferiti al personale, e questa voce, dice Guerrero, non è flessibile e quindi cosa tagliare?

Guerrero spiega sono stati ridotto drasticamente i costi delle consulenze per 1,5 milioni, sono stati annullati tutti gli eventi previsti per il 2020, incluse le Visite ad limina, le Assemblee Plenarie, le Conferenze, i Congressi e gli eventi similari e si sono risparmiati 1,3 milioni e niente viaggi con un risparmio di tre milioni di euro. Effetto pandemia del resto anche questo. 

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Niente acquisti di mobili, niente ristrutturazioni e così si recuperano quasi 5 milioni. 

L’impegno è quello di mantenere le spese per la necessità della missione e della carità. C’è poi il lavoro dell’APSA che da una parte “cerca di essere solidale con le persone e le imprese che hanno difficoltà a pagare gli affitti. Dall’altro si sta riorganizzando per essere più efficiente nei suoi servizi e per migliorare il rendimento degli investimenti sia immobiliari che mobiliari”.

E per la prima volta è stata pubblicata anche la ripartizione dei fondi dell’Obolo di San Pietro che viene usato per coprire il deficit generale, ma il futuro non è roseo: “Nel 2020, a causa della diminuzione delle entrate, non solo di quelle dell'Obolo, possiamo stimare - il bilancio non è ancora chiuso - una riduzione delle riserve di più di 40 milioni.- spiega Guerrero-  Ora possiamo aspettarci che lo stesso si ripeta anche nel 2021. Questo ricorso alle riserve dell’Obolo negli ultimi anni comporta che la liquidità del fondo dell’Obolo va esaurendosi e con la crisi attuale è molto probabile che nel 2022 si dovrà ricorrere in qualche misura al patrimonio dell’APSA. Allo stesso tempo ci aspettiamo che molti dei flussi di entrate che sono diminuiti con la pandemia potranno riprendere quando la situazione generale migliorerà”.

In effetti l’ APSA ha incamerato anche i fondi che gestiva la Segreteria di Stato. Ma la pandemia e la nuova linea di azione stanno mettendo in seria difficoltà la Sede Apostolica e la sua missione. Tra un paio di anni se non arriveranno altre donazioni forse bisognerà iniziare a vendere qualcosa?