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Scienza e fede: Don Giuseppe Mercalli

Il nome del presbitero è ricordato per la nota Scala che per la misurazione dell’intensità dei terremoti

Don Giuseppe Mercalli |  | Wikicommons Don Giuseppe Mercalli | | Wikicommons

Chi pensa che la scienza allontana dalla fede sbaglia di grosso. Giuseppe Mercalli ne è la prova. Scienziato, docente universitario ed acuto lettore dei fenomeni naturali, era un sacerdote. 

Il nome del presbitero è ricordato, oltre che per i tanti meriti scientifici a lui attribuiti, per la nota Scala che porta il suo nome. Questa è tuttora utilizzata per la misurazione dell’intensità dei terremoti. 

Nato a Milano il 21 maggio 1850, don Giuseppe viene da una famiglia di origini partenopee di Portici. Terminate le scuole dell’obbligo, sentendo la chiamata alla vita sacerdotale, entra nel seminario di Monza compiendovi tutti gli studi fino ad arrivare al sacerdozio. Corre l’anno 1872. 

Animato da un profondo amore per lo studio, sereno e riflessivo, i superiori ne intuiscono le doti permettendogli di laurearsi in Scienze naturali. 

Dal 1874 fino alla morte riceve diversi riconoscimenti come quello di docente universitario presso l’Università degli studi di Napoli e di Catania. 

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Dal 1892 è anche docente in altre istituzioni scolastiche come il liceo Vittorio Emanuele a Napoli. 

Dal 1911 è direttore dell’Osservatorio vesuviano, nel quale compie moltissime attività volte allo studio del territorio e della situazione sismica. 

Oltre all’insegnamento la sua passione è la scoperta e le tante osservazioni compiute sui luoghi vulcanici ne mostrano gli interessi.  

Le fotografie dell’epoca lo mostrano in campagne di studio e di perlustrazione. 

Leggendo i molti contributi scientifici si scopre come i suoi studi spaziano dalla vulcanologia alla geologia. È autore di circa centoquindici pubblicazioni in materia. 

Dotato di grande chiarezza espositiva e disponibilità, tra i moltissimi allievi che ne tracciarono un caro ricordo, ci furono anche Achille Ratti, futuro Pio XI, e San Giuseppe Moscati. 

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Lo scienziato morì a causa di un rogo scoppiato nella sua casa a Napoli per il rovesciamento di un lume a petrolio. Era il 14 marzo del 1914.