Gerusalemme , giovedì, 17. aprile, 2025 12:30 (ACI Stampa).
È un invito a non scoraggiarsi, ad andare oltre la narrativa dei tempi difficili, a rimboccarsi le maniche, quello che il Cardinale Pierbattista Pizzaballa ha lanciato nel messaggio per la Processione delle Palme da Gerusalemme.
Le comunità cristiane di Terrasanta, ferite e impotenti di fronte a un conflitto scoppiato a seguito degli attacchi di Hamas su Israele il 7 ottobre 2023, si stringono intorno alla loro chiesa, e si preparano a vivere questa Settimana Santa con ancora più fervore. La Domenica delle Palme è particolarmente attesa, perché le processioni sono presenti un po’ ovunque, percorrono le città, ricordano i passi di Gesù. Il Patriarca può ben dire che “tutta la nostra diocesi è unita e prega con noi e idealmente è entrata con noi nella Città Santa di Gerusalemme.
Afferma il Cardinale Pizzaballa: “Non voglio ripetere le cose di sempre. Lo sappiamo che stiamo vivendo tempi difficili. Ma non possiamo e non vogliamo fermarci solo a dire quanto duri siano questi tempi. Oggi dobbiamo ricordarci di altro, di ciò che più conta. Noi siamo qui oggi, cristiani locali e pellegrini, tutti insieme, per dire con forza che non abbiamo paura. Siamo i figli della luce e della risurrezione, della vita. Noi speriamo e crediamo nell’amore che vince su tutto”.
Il cardinale ricorda che i cattolici in Terrasanta vivranno la settimana della Passione negli stessi luoghi in cui questa è accaduta. Ma – aggiunge – “noi sappiamo anche che la Passione di Gesù non è l’ultima parola di Dio sul mondo. Il Risorto è la Sua ultima parola, e noi siamo qui per dire e riaffermarla ancora. Noi lo abbiamo incontrato. E siamo qui per gridarlo, con forza, con fiducia, e con tutto l’amore possibile, che nessuno potrà mai estinguere. Nessuno ci separerà dall’amore per Gesù. E lo vogliamo testimoniare innanzitutto con l’unità tra noi, amandoci e sostenendoci gli uni gli altri, perdonandoci a vicenda”.
Pizzaballa chiede di non avere paura “di quanti vogliono dividere, di quanti vogliono escludere o vogliono impossessarsi dell’anima di questa Città Santa, perché da sempre e per sempre Gerusalemme resterà città di preghiera per tutti i popoli e nessuno la potrà possedere”, e “chi appartiene a Gesù continuerà sempre ad essere tra coloro che costruiscono e non che abbattono, che sanno rispondere all’odio con l’amore e l’unità, e al rifiuto oppongono accoglienza”.