Il tema della liturgia della Parola di questa domenica  è la preghiera. Si tratta di un tema che appare per lo meno anacronistico perchè per pregare è necessario volgere il proprio cuore, la propria mente e la propria volontà a Dio. Ora, dobbiamo onestamente riconoscere che Dio non gode di particolari attenzioni da parte del mondo. E quando emerge un qualche interesse per Lui il più delle volte si risolve in una caricatura offensiva o in una strumentalizzazione. Si rifiuta Dio o si vive come se Dio non ci fosse perchè si ritiene che la vita senza di Lui sia più libera, che la scienza e la tecnica possano dare la risposta a tutti i bisogni dell’uomo. Ma, a ben guardare, la realtà ci racconta un’altra storia e ci dice che quando viene meno Dio la vita è priva di ancoraggio, manca di una meta a cui guardare, non ha più una motivazione alta per accendere su questa terra il fuoco della speranza, della bontà, della giustizia e dell’amore. Soprattutto aumentano la solitudine esistenziale e le nostre inquietudini, le quali possiamo anche leggerle come bisogno di Dio, secondo l’indicazione di sant’Agostino: Ci hai fatti per te, mio Dio, e il nostro cuore è inquieto fino a quando non potrà riposarsi in te.

Il Signore oggi ci chiede di metterci in ascolto delle ragioni profonde del nostro cuore! Se avremo il coraggio di entrare nella nostra interiorità potremo giungere a riconoscere che l’uomo, in realtà, è “vuoto” che attende di essere riempito, è “povertà” che chiede di essere arricchita, è “attesa” di giustizia, di verità e di amore, è “richiesta” sul senso della vita e della morte. In definitiva l’uomo è attesa di Dio. La preghiera appartiene, dunque, alla realtà stessa della persona umana. Pertanto, comprendiamo che la richiesta degli apostoli: “Signore insegnaci a pregare” è la domanda più sensata della vita e non perdita di tempo; anzi non c’è nulla di più utile della preghiera perchè ci impedisce di perderci, travolti dalle tante cose e dagli eventi della vita. Ma allora chiediamoci: Come pregare? Come rivolgerci a Dio? L’esperienza di Abramo (I lettura) ci insegna che la preghiera si nutre di fiducia nei confronti del Signore, di intimità, di audacia, anche di impertinenza se necessario. Una impertinenza che non nasce dall’orgoglio, ma dall’amicizia e dalla confidenza.

Tuttavia, la preghiera non è solo richiesta, ma anche ascolto di ciò che il Signore ha da dirci per imparare a conoscerlo, ad amarlo, per apprendere il suo progetto di salvezza su di noi e sull’umanità. In tale modo, la preghiera ci aiuta ad accogliere nella nostra vita lo “stile” di Dio, che è ben diverso dal nostro. Pregare, infatti, non significa presentare al Signore le nostre richieste avendo la pretesa che Egli faccia ciò che noi vogliamo, ma portare davanti a Lui i nostri desideri e i nostri bisogni e lasciare a Lui di decidere ciò che intende fare, perchè Lui “sa” che cosa è veramente bene per noi, qual è il nostro vero bene. Questo significa dire: Sia fatta la tua volontà! Chi ci aiuta ad entrare in questo tipo di preghiera è la Vergine Maria. Tutta la sua vita è stata un abbandono fiducioso nelle mani del Signore e proprio per questo ora tutte le generazioni ne cantano la grandezza.