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Siria, una situazione tragica: l'appello di Caritas Internationalis

Rifugiati siriani | Una famiglia di rifugiati siriani, in un ritratto di Caritas Internationalis | Caritas Internationalis - da syria.caritas.org Rifugiati siriani | Una famiglia di rifugiati siriani, in un ritratto di Caritas Internationalis | Caritas Internationalis - da syria.caritas.org

Accesso sicuro per le agenzie umanitarie. Pace e dignità per il popolo siriano. Ma soprattutto un immediato cessate il fuoco su Aleppo. Lo chiede il Segretario generale dei Caritas Internationalis, Michel Roy, in una nota diffusa l’11 ottobre.

Anche Papa Francesco ha preso a cuore la situazione siriana: il fatto che il nunzio Mario Zenari verrà creato cardinale nel prossimo concistoro è l’ultimo di una serie di segnali. In effetti, la prima azione diplomatica di Francesco fu la giornata di digiuno e preghiera per la Siria e il Medio Oriente del settembre 2013, cui hanno fatto seguito svariati appelli, l’ultimo proprio durante l’udienza generale del 12 ottobre.

Quanti sono intrappolati ad Aleppo? La nota di Caritas Internationalis parla di “oltre 275 mila persone” che “affrontano, quotidianamente, bombardamenti nella zona orientale della città siriana”. Sono 100 mila i bambini “intrappolati nella zona controllata dai ribelli”, costretti “ad affrontare una catastrofe umanitaria.

L’attenzione di Caritas Internationalis sulla situazione in Siria è da sempre altissima, e già in una intervista in esclusiva con ACI Stampa del marzo 2016 Michel Roy aveva sottolineato come l’azione sui governi, per una soluzione politica alla vicenda, era fondamentale.

Ora però la situazione è ancora più drammatica. La nota di Caritas Internationalis nota la situazione critica di ospedali e cliniche. C’è “spazio insufficiente” per curare i feriti, e mancano anche “forniture mediche e personale sanitario”. La Caritas lamenta anche “la grave carenza di cibo”, e per questo chiede con forza “un accesso sicuro, completo, regolare e senza ostacoli per le agenzie umanitarie, considerando anche che centinaia di pazienti in situazioni critiche devono essere evacuati”.

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Michel Roy ricorda quindi che “i due terzi degli ospedali nazionali non sono più funzionanti a causa di frequenti attacchi aerei, manca il 95 per cento dei medici e la quasi totalità della popolazione non ha accesso ad acqua, cibo, elettricità, medicine”.

Quella sanitaria è la priorità, sottolinea Caritas Internationalis. Nel 2010, solo ad Aleppo c’erano 33 ospedali, e di questi oggi solo 10 sono funzionanti. Tra questi, alcuni contano di due soli dottori per tutto l’ospedale, mentre prima della guerra c’era un medico ogni 800 persone (ora la cifra è di 1 medico ogni 7 mila persone).

Caritas Internationalis ha lanciato la campagna “Syria: Peace is possible”, chiedendo a quanti sostengono l’operato Caritas nel mondo di fare pressione sui governi per: assicurare che tutte le parti coinvolte nel conflitto trovino una soluzione pacifica; supportare i milioni di persone colpite dalla guerra; dare ai siriani dentro e fuori la nazione dignità e speranza.

Il presidente di Caritas Siria e vescovo di Aleppo, Antoine Audo, ha sottolineato che “la soluzione per la Siria non è militare, ma politica. E deve venire da dentro la Siria e non imposta dall’esterno”.