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Stazioni quaresimali, la basilica di San Giovanni in Laterano

La Scala Santa e il Sancta Sanctorum

La icona della cappella del Sancta Sanctorum |  | Aci Stampa La icona della cappella del Sancta Sanctorum | | Aci Stampa

Domenica delle Palme, quest’anno la liturgia stazionale ci porta a San Giovanni in Laterano. Come tutte le basiliche importanti di Roma, anche quella di S. Giovanni in Laterano è spesso stata trasformata in vista degli Anni Santi.

L’interno che oggi accoglie il visitatore è quello realizzato da Francesco Borromini per l’Anno Santo del 1650. L’antica basilica costruita dall’imperatore Costantino nel IV secolo non si vede più, anche se alcuni tratti dei suoi muri si nascondono dentro l’involucro barocco.

Ma in realtà qualcosa si vede ancora dell’antica basilica. Si tratta delle colonnine che affiancano le grandi sculture degli Apostoli nelle nicchie sui pilastri della navata centrale. Ogni Apostolo è affiancato da due colonne in un marmo detto “verde antico di Tessaglia” alte poco più di tre metri. Queste 24 colonne dividevano le due navate laterali nella basilica di Costantino. Il colore del marmo le rese così apprezzate che alla fine dei lavori di Borromini, nel 1653 Innocenzo X ne regala dodici a suo nipote il principe Pamphili per la chiesa di S. Agnese a Piazza Navona. Quattro sono perfino finite nella cappella Chigi nel Duomo di Siena.

A proposito del Palazzo Laterano, come ricorda lo storico Mariano Armellini nel suo volume sulle chiese di Roma “l'ingresso principale del grande palazzo era innanzi alla cappella detta Sancta Sanctorum, ove per una magnifica scala coperta da grandioso portico si accedeva alla parete centrale dell'edifizio. Alla destra di questa era la torre anzidetta di Zaccaria, presso alla quale v' era un altro ingresso al palazzo formato da tre scale, della quale la centrale diceasi di Pilato (Scala Santa), che menavano all' oratorio di s. Silvestro e a quello di s. Lorenzo (Sancta Sanctorum) in cui si custodivano innumerevoli reliquie, e che era la cappella del papa, la Sistina del Laterano. È l' unico oratorio che colle sue decorazioni del secolo XIII sia sopravvissuto alla generale ruina. Dei triclinî, cioè le sale dei religiosi banchetti, espressione monumentale della carità e della fratellanza in G. C. dove i papi convitavano il clero ed i cittadini nelle feste solenni, il più splendido era quel di Leone III costruito sulla fine del secolo VIII.

Un ricordo ne resta nell' abside contigua all' oratorio della Scala Santa, ma il mosaico è copia dell' antico né si trova al posto di quello, poiché il primitivo si trovava dalla parete opposta, cioè verso la facciata della basilica. Questa immensa mole di edificî fino al secolo XVI ricordavano ancora la loro passata grandezza, ma della loro distruzione più che darne colpa a Sisto V dobbiamo incolparne l' indole dei tempi, in cui si considerava più la grandiosità e la eleganza artistica, che il valore storico dei monumenti medesimi”.

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Lo scorso anno la Scala è stata riaperta al pubblico dopo lunghi restauri. 

Che sia davvero la scala del Palazzo di Pilato non ci sono prove documentali o archeologiche. Si sa solo che a metà del 1400 venne spostata dove è adesso da Domenico Fontana per volontà di Sisto V che aveva fatto abbattere parte del vecchio edificio medioevale del Patriarchio, la sede dei Papi in Laterano. 

Nella parte restante con la Cappella del Sancta Santorum che accoglieva le reliquie più venerate, il Papa aveva voluto anche questa scala altrettanto venerata. 28 scalini di marmo orientale dove la pietà popolare voleva che fossero visibili anche alcune gocce del sangue di Gesù.

Al di là della storicità la scala ha il valore della grande devozione popolare.

Pio IX per rafforzare il culto della Passione di Cristo la affidò alla cura pastorale dei Padri Passionisti.

Dalla fine degli anni ’90 del ‘ 900 sono iniziate delle campagne di restauro di tutto l’edificio e ora si è arrivati alla Scala. Emozionante anche il ritrovamento di una moltitudine di biglietti manoscritti, ex voto, monete e fotografie lasciati dai fedeli, ora conservati dai Padri Passionisti.

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La cura dei restauri è stata affidata ai Musei Vaticani. Dopo il restauro dell’antica cappella papale del Sancta Santorum, dall’anno 2000 è stato attivato il progetto di restauro di tutti gli affreschi e le decorazioni realizzate negli ambienti che Sisto V edificò fra il 1588 e il 1590, a cominciare dalla Cappella di San Silvestro.

Domani, Lunedì Santo appuntamento a Santa Prassede alle 18.00