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Terremoto, l'appello del vescovo di Rieti: "Ricostruiamo i rapporti tra noi"

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“Ricostruiamo i rapporti tra noi!” Questa l’esortazione del vescovo Domenico Pompili di Rieti, ricordando il terremoto del 24 agosto, in una messa celebrata presso la Chiesa dell’Immacolata di San Benedetto del Tronto il 25 ottobre.

Agli oltre 200 fedeli accorsi per la Celebrazione, Pompili ribadisce: “Questo invito a non lasciarci ingannare da questi vani ragionamenti e da parole vuote serve da premessa per questa nostra giornata di memoria. Vane sono le parole di fronte a quello che è accaduto”.

Molti i casi di famiglie disgregate a seguito del sisma. Tra queste – ricorda il Presule – anche una donna di 38 anni, che quel giorno di Agosto ha perduto il padre, la madre, il marito e 2 figli, sepolti dalle macerie.

Ecco perché il Vescovo reatino aggiunge: “A noi che abitiamo in quella terra devastata, è chiesto soprattutto di guardarci dall’avarizia che consiste nel pensare di poter andare avanti ciascuno per proprio conto. In questi mesi dobbiamo sentire che le pene degli altri sono anche le nostre e grazie a questo ricostruire in rapporti tra di noi”.

Il vescovo Pompili chiede di guardare al futuro, ma tenendo gli occhi del passato, e lo fa riprendendo le parole di don Lorenzo Milani, il quale diceva che: “cavarsela da soli di fronte ad un problema è l’avarizia. Cavarsela insieme, uscirne fuori insieme, è la politica”.

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Il richiamo alla pratica politica non è casuale, anzi è l’auspicio per risalire in sella e ricostruire dalle macerie. Conclude Pompili: “La politica, nel senso più nobile, è la capacità di ritrovare insieme la strada e non ciascuno per proprio conto, in ordine sparso”.

La Chiesa è in prima linea per la difesa e l’assistenza ai terremotati: la CEI ha subito destinato un milione di euro dai fondi dell’8 per mille per far fronte alle esigenze del terremoto, mentre il 26 ottobre ha avuto luogo la prima di una visita in due tappe che il Cardinale Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, svolge sui luoghi del terremoto.

“Per chi ha responsabilità – ricorda il vescovo di Rieti - il fine deve essere sempre l’uomo, le sue concrete condizioni, la sua vita quotidiana; tutto il resto è semplicemente un mezzo per il quale raggiungere questo obiettivo”.