Le disposizioni contenute nel motu proprio “Traditionis Custodes sono di natura disciplinare, non dogmatica e possono essere nuovamente modificate da qualsiasi Papa futuro”. Lo sottolinea il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, in un editoriale pubblicato da The Catholic Thing, commentando la pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes con cui Papa Francesco di fatto modifica il Summorum Pontificum di Benedetto XVI.

“Nella Traditionis Custodes – scrive ancora il Cardinale tedesco – il Papa insiste giustamente sul riconoscimento incondizionato del Vaticano II. Nessuno può dirsi cattolico se vuole tornare indietro rispetto al Vaticano II come il tempo della vera Chiesa o se vuole lasciarsi alle spalle quella Chiesa come passo intermedio verso una nuova Chiesa”.

Secondo il Prefetto emerito dell’ex Sant’Uffizio “senza la minima empatia, si ignorano i sentimenti religiosi dei partecipanti, spesso giovani, alle Messe secondo il Messale Giovanni XXIII del 1962, e invece di apprezzare l’odore delle pecore, il pastore le colpisce duramente con il suo bastone”. 

Il Cardinale Müller – concludendo – si augura che “le Congregazioni per i Religiosi e per il Culto Divino, con la loro nuova autorità, non si inebrino di potere e pensino di dover condurre una campagna di distruzione contro le comunità del vecchio rito nella sciocca convinzione che così facendo stanno rendendo un servizio alla Chiesa e promuovendo il Concilio Vaticano II”.