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"Tu sei Pietro". XXI Domenica del Tempo Ordinario

Gesù chiama i discepoli |  | Centro Aletti Gesù chiama i discepoli | | Centro Aletti

Chi è Gesù? La domanda circa l’identità di Cristo attraversa da oltre duemila anni la storia dell’umanità. Si tratta di una domanda di fondamentale importanza perché dalla risposta dipende un preciso orientamento di vita.

E’ Gesù stesso che pone la questione e innanzitutto chiede ai suoi discepoli di riportare l’opinione che la gente ha di Lui. Le persone ritengono Cristo un uomo straordinario. Le sue parole e i miracoli che compie fanno di Lui una personalità religiosa straordinaria. Ancora oggi, la grande maggioranza delle persone riconosce che Gesù è una persona fuori dal comune che ha segnato la storia dell’umanità come pochi altri hanno fatto.

Tuttavia, le risposte che Gli vengono riportate, anche se rivelano stima e ammirazione per la Sua persona e la Sua opera non sono soddisfacenti. Per questa ragione Gesù pone la stessa domanda agli apostoli: “Voi chi dite che io sia?”. L’interesse di Cristo è motivato dal fatto che gli apostoli sono i testimoni del Signore, e sono coloro che dovranno annunciare chi è Gesù Cristo e su di loro si fonderà la fede della Chiesa.

La risposta che Pietro dà a nome degli altri è priva di ambiguità. L’apostolo riconosce che Gesù non è “uno dei profeti”, uno dei tanti inviati da Dio, ma è l’Inviato, il Messia, il Figlio del Dio vivente e in quanto tale è il solo che conosce il Padre e può rivelarlo.

L’apostolo Pietro, in seguito alla sua professione di fede, è qualificato come “beato. Si tratta della beatitudine di colui che crede, e quindi ha la gioia di entrare in comunione con il mistero di Cristo. Ma nessuno può conoscere la vera identità di Gesù senza una rivelazione divina: è il “Padre mio che te lo ha rivelato”.

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Per la sua fede in Gesù, che è il Figlio del Dio vivente, Pietro è costituito “Pietra” che dà solidità alla Chiesa, la quale è così fondata sulla roccia e non sulla sabbia. La Chiesa, tuttavia, non è né di Pietro nè degli apostoli. Gesù dice chiaramente: la Chiesa “è mia”, è sua proprietà perché nasce dal suo Cuore trafitto dalla lancia sulla croce, e, dunque, riceve stabilità dalla fede in Lui, riconosciuto come Figlio di Dio. Per questo motivo la Chiesa è il luogo della professione della vera identità di Gesù.

Grazie alla fede di Pietro, su cui poggia la Chiesa, le forze del male non potranno avere il sopravvento su di essa. Il peccato non riuscirà a farla soccombere perché essa è la città della vita che salva dalla morte. Un popolo di risorti come Lui. E Pietro ne sarà il responsabile.

Il ministero di Pietro, voluto da Gesù, ci ricorda che la fede è un dono che viene da Dio e che noi non possiamo inventare a nostro piacimento. Per questo motivo la Chiesa avrà sempre bisogno dell’esercizio delle chiavi che garantisce la professione della vera fede e assicura che le “porte degli inferi” non prevarranno contro di essa. Ringraziamo, dunque Dio del carisma del primato del vescovo di Roma, che lungo i secoli si è sempre conservato intatto nel suo ufficio, anche se portato entro fragili vasi di creta.