Ritrovare le radici, per guardare al futuro con maggiore consapevolezza. E farlo ora, quando in Ucraina anche la Chiesa ortodossa locale punta ad avere una propria autocefalia, ed è necessario rendere più coesa la nazione. C’è tutto questo dietro la presentazione del facsimile della Bibbia di Halych da parte dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.
Sono passati 85 anni da quando una grande carestia “artificiale” provocò la morte di almeno 7 milioni di persone in Ucraina. Lo chiamano “holodomor”, letteralmente “infliggere la morte mediante la fame”. E sarà a Napoli, con una “divina liturgia da requiem”, che il prossimo 18 novembre l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, commemorerà quello che gli ucraini definiscono a tutti gli effetti come “genocidio”.
“Signore, perché hai fatto risorgere il mio popolo?” Era questa la domanda che l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, si poneva mentre meditava i misteri di Pasqua. E proprio in quel periodo nasceva in don Paolo Asolan, preside del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense, l’idea di scrivere un libro intervista con lui.
Una Chiesa che lotta per interessi geopolitici non è giovane, mentre lo è – e i giovani la vogliono – una Chiesa Maestra, che sia guida nei valori e cammini a fianco ai giovani. Nel suo secondo intervento al Sinodo dei Vescovi, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, racconta aspettative e domande dei giovani di Ucraina.
La situazione in Ucraina, il tema della riconciliazione, con particolare riferimento al percorso di riconciliazione polacco-ortodossa, e anche il tema dell’uniatismo: sono questi i temi dell’incontro tra Papa Francesco e l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk della Chiesa Greco Cattolico Ucraina.
La Chiesa Greco Cattolica? Una Chiesa “purificata come l’oro nel crogiolo della sofferenza”, segno di speranza per una Ucraina libera, che lotta contro l’aggressione e sanguine a causa della Guerra nelle zone orientali, ma costruisce il suo futuro tra nazioni libere e sovrane”.
La vicinanza di Papa Francesco per il conflitto dimenticato in Ucraina arriva al termine di un discorso centrato su tre figure chiave della storia della Chiesa greco cattolica e due parole. Perché il Papa sa che la numerosa comunità ucraina in Italia, e in particolare a Roma, ha il pensiero rivolto al proprio Paese, un cuore palpitante “non solo di affetto, ma anche di angoscia, soprattutto per il flagello della guerra e per le difficoltà economiche”.
“Alla vigilia di questa visita del Papa, abbiamo distribuito dei lavori speciali che portano il nome di padre Kowcz.” L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, a capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, introduce così un grande personaggio dell’ecumenismo contemporaneo. E così il Beato Emilian Kowcz diventa uno dei tre personaggi intorno ai quali ruoterà la visita di Papa Francesco alla Basilica di Santa Sofia.
Il prossimo 28 gennaio Papa Francesco potrebbe sostare in preghiera davanti alla tomba del vescovo Stephan Chmil. Perché fu il vescovo Chmil a insegnare al giovane Papa il rito orientale, e creare quelle connessione con l’Est della Chiesa che sono così cruciali per il Pontificato. Sarà questo pezzo di storia che si concretizzerà con la visita di Papa Francesco alla Basilica di Santa Sofia della Chiesa Greco-Cattolico Ucraina, a Roma.
Una croce commemorativa a Karaganda, per commemorare la deportazione del popolo ucraino nella famosa “città lager”. E una lettera dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, a ricordare il modo in cui la Chiesa greco cattolica sopravvisse in diaspora, dopo il suo dissolvimento a seguito dello pseudo sinodo di Lviv del 1946.
Papa Francesco è atteso in Ucraina: l’invito c’è, è stato ribadito nella scorsa settimana, ma sarà molto difficile che il viaggio possa concretizzarsi quest’anno. Perché il conflitto dimenticato in Ucraina tocca anche le relazioni con il mondo russo, che sono considerate buone, e perché ancora c’è molto da fare sul tema del dialogo.
Un processo di riconciliazione, nato sotto l’alto patronato di San Giovanni Paolo II, che rappresenta anche una sfida per l’Europa: l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolico Ucraina Sviatoslav Shevchuk presenta così il Premio per la Riconciliazione Polacco Ucraina, segnando così un passo ulteriore in un cammino iniziato 30 anni fa. Un cammino che da oggi ha San Giovanni Paolo II come protettore.
Papa Francesco ricorda nuovamente - nel giorno delle sue esequie - il Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore emerito di Kyiv-Halyč, morto il 31 maggio scorso.
Papa Francesco “segue da vicino il conflitto in Ucraina”. Lo dice Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, in una intervista in cui fa il punto del conflitto in corso.
Un segno di solidarietà concreto, e una presenza visibile. Papa Francesco ha inviato alla città martire di Avdeeka, nell’Est dell’Ucraina, una donazione di 200 mila euro, destinata soprattutto ad alleviare le sofferenze dei bambini nella regione colpita dall’intensificarsi del conflitto nell’area. E sono i bambini a vivere più di tutti i traumi del conflitto dimenticato in Ucraina. I dati UNICEF parlano di 1 milione di bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria in Ucraina. Cifre inquietanti, che hanno portato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica di Ucraina, a lanciare un appello alla comunità internazionale perché finalmente si giunga ad una situazione stabile di cessate il fuoco.
Prima c’era il regime sovietico, che imponeva una visione “ateistica” del mondo, presentata come “l’unica scientifica” e che privava gli uomini del diritto di professare liberamente la loro fede religiosa”. Oggi, le sfide sono simili, “modi ideologici di distruggere la fede cattolica” mettendo in discussione in maniera subdola “la fede e la moralità cristiana”, e tra queste sfide ci sono in particolare le teorie del gender. È tutta qui, la denuncia dei vescovi greco-cattolici ucraini. Ed è fortissima.
È stato dal Papa lo scorso 10 novembre, e ha sicuramente riportato della situazione in Ucraina. Lo può fare con una certa libertà. Perché Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Comunità Greco-Cattolica ucraina, conosce il Papa dai tempi in cui questi era il Cardinale Bergoglio e l’altro il responsabile della comunità greco-cattolica di Argentina. Da quando è scoppiato il conflitto, l’arcivescovo Shevchuk è stato una voce forte del suo popolo. E la prima settimana di novembre è stato con il Consiglio delle Chiese ad Est dell’Ucraina, in una zona grigia che racconta molto della guerra dimenticata che sta avendo luogo in Ucraina.
Papa Francesco ha ricevuto in udienza il Sinodo Permanente della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina guidato da Svjatoslav Ševčuk, Arcivescovo Maggiore di Kyïv-Halyč.
Sviluppare un percorso di riconciliazione tra fratelli. Un percorso ecumenico, teologico, basato sulla verità e sulla giustizia. È la proposta dell’Arcivescovo Maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolico Ucraina. In una intervista con ACI Stampa, l’arcivescovo maggiore (a Roma in vista del Sinodo permanente della Chiesa greco cattolica) analizza la portata della dichiarazione congiunta di Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Ne mette in luce gli snodi critici evidenziati dai suoi fedeli, che riferirà al Papa. E ci tiene a sottolineare che “la comunione con il successore di Pietro non toglie niente alla ricchezza della tradizione orientale. Anzi! La fa crescere, perché ci dischiude dal provincialismo. Dallo stretto nazionalismo. Veramente ci apre gli orizzonti universali della Chiesa di Cristo!”