Papa Francesco era felice, perché “ha visto con tutta chiarezza l’atteggiamento credente e pieno di affetto delle persone”. Lo racconta il Cardinale Péter Erdő in una intervista con il gruppo ACI all’indomani della visita di Papa Francesco in Ungheria, dal 28 al 30 aprile. Nel ricapitolare quei giorni, la parola più usata dal cardinale è “importante”. E questo testimonia quanto peso hanno tutte le parole pronunciate dal Papa in Ungheria nei suoi discorsi. A partire dall’appello per la pace, che il popolo ungherese sente di condividere.
Nel suo viaggio a Budapest, ci sono due momenti in cui Papa Francesco ha toccato con mano la storia dei santi recenti di Ungheria. Il primo, nel discorso alle autorità. Il secondo, quando ha incontrato sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose nella cattedrale di St. Istvan (Santo Stefano).
Tornando dal viaggio in Ungheria, Papa Francesco ha ricordato di aver incontrato le comunità di ungheresi in America Latina già nel suo periodo in Cile, durante gli anni Sessanta. E, in effetti, tra i 32 gesuiti che lo hanno incontrato nella nunziatura apostolica lo scorso 29 aprile, c’era anche uno che era stato in Cile, che oggi ha 97 anni e che ha condiviso con il Papa molte memorie comuni. Ma a Budapest c’era anche un altro gesuita ungherese che è morto lo scorso 14 febbraio 2021 e che ha incrociato la strada di Papa Francesco in Argentina: padre Franz Jalics. E sembra sia stato anche di lui che si è parlato nella conversazione del Papa con i suoi confratelli.
Le radici, i ponti, il futuro. Ma anche la minaccia per la libertà, portata avanti con “i guanti bianchi, da un consumismo che anestetizza, per cui ci si accontenta di un po’ di benessere materiale e, dimentichi del passato, si ‘galleggia’ in un presente fatto a misura d’individuo. Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace, le radici soffocano”. A tre giorni dal ritorno dall’Ungheria, Papa Francesco, nell’udienza generale di oggi, ricapitola i temi del viaggio, e lo fa attraverso le immagini delle radici e dei ponti. E ribadisce che, in fondo, dal cuore dell’Ungheria è partito un messaggio per l’Europa.
Non è una novità, ma Papa Francesco lo ha ribadito: “Sono disposto a fare tutto il possibile per la pace in Ucraina”. In venti minuti di conferenza stampa, Papa Francesco ha risposto su domande sul suo rapporto con l’Ungheria, sul tema delle migrazioni, sull’aiuto che può dare sulla situazioni in Ucraina, e ha anche fatto un calendario dei possibili viaggi, aggiungendone uno di cui non rivela nulla che potrebbe avere luogo alla fine dell’anno. E ha annunciato che c’è una missione in corso per la pace in Ucraina, ancora non pubblica.
Si è concluso con l’incontro con i rappresentanti del mondo della cultura e dell’università il viaggio apostolico di Papa Francesco in Ungheria, il 41/mo dall’inizio de pontificato, iniziato venerdì scorso 28 aprile.
“Desidero esprimere riconoscenza per l’accoglienza e per l’affetto che ho provato in questi giorni. Ed esprimo gratitudine a chi è giunto qui da lontano e a chi ha tanto, e tanto bene, lavorato per questa visita”. Così Papa Francesco prima di recitare il Regina Coeli, a conclusione della Messa celebrata stamane a Budapest.
L’ultimo giorno del viaggio apostolico in Ungheria di Papa Francesco si apre con la celebrazione della Messa in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest.
“Prendete in mano la vostra vita per aiutare il mondo a vivere in pace”. Papa Francesco lo sottolinea ai giovani che si sono radunati nella Laszlo Papp Arena, per quello che è forse l’incontro più atteso del programma del Papa a Budapest. La presenza dei giovani è piuttosto il termometro della risposta reale alla visita del Papa. Finora, Budapest non era sembrata una città che stesse accogliendo un pontefice, senza poster e manifesti a ricordarne la visita, senza nemmeno le bandiere ad accompagnarlo dall’aeroporto alla nunziatura, e con una certa algidità nel gestire le situazioni.
È stato un incontro cordiale, di 20 minuti, quello che ha avuto luogo nella nunziatura apostolica di Budapest tra Papa Francesco e il metropolita del Patriarcato di Mosca Hilarion. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede. Hilarion, per anni a capo del Dipartimento di Relazioni Esterne di Mosca e tra gli architetti dell’incontro di Papa Francesco e il Patriarca Kirill all’Avana nel 2016, è stato nominato metropolita di Budapest a giugno, mentre il suo posto è stato preso dal metropolita Antonij.
Da Budapest, dove è atterrato nella mattina per un viaggio di tre giorni, Papa Francesco lancia un messaggio al cuore dell’Europa, chiede di ricostruirla intorno ai valori comuni e di ritrovarne l’anima, e lo fa nella capitale di un Paese che classifica come “città di ponti”, ma anche “città di storia” e “città di santi”. E mette in luce che il rischio, dietro l’angolo, è quello della colonizzazione ideologica, che porta con sé i nuovi diritti, a partire dalla rivendicazione del diritto all’aborto e della diffusione della cultura gender.
Papa Francesco è arrivato a Budapest per il suo 41/mo viaggio apostolico internazionale. Il volo papale partito da Fiumicino è atterrato poco prima delle 10.
Papa Francesco è partito stamane alla volta dell’Ungheria, meta del 41/mo viaggio apostolico del pontificato. Il Papa si fermerà a Budapest fino a domenica pomeriggio.
L’Ungheria è una nazione che ha la sua vocazione ad essere ponte tra Oriente e Occidente, luogo di dialogo. E l’ungherese è un cittadino del mondo, ma radicato nella sua storia, nella sua identità. Il Cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest, lo racconta ad ACI Stampa in una intervista a tutto campo che tocca i temi della visita del Papa, che sarà a Budapest dal 28 al 30 aprile. Una visita cercata dal Papa, che include anche un incontro con il mondo della cultura, e che arriva in una Ungheria che raccoglie ancora i frutti del Congresso Eucaristico Internazionale del settembre 2021.
Nel biennio 2014-2015 il Cardinale ungherese Peter Erdo ha ricoperto il delicato incarico di Relatore Generale in occasione del Sinodo dei Vescovi dedicato al tema della famiglia. Il 5 ottobre 2015 il porporato ungherese fu incaricato di tenere la relazione introduttiva alla presenza del Papa e dei Padri Sinodali.
La pace in Ucraina è vitale per l’Ungheria, così come l’appello di Papa Francesco a perseverare nella ricerca di pace. Lo sottolinea monsignor Tamás Toth, segretario generale della Conferenza Episcopale Ungherese, in una intervista con il Gruppo ACI in cui racconta il senso del viaggio del Papa, ma anche il viaggio che sarebbe potuto essere, se non si fosse scelto che il Papa andasse solo a Budapest.
L’Ungheria è la meta del prossimo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco: la visita avrà inizio venerdì 28 aprile e si concluderà domenica 30.
L’ultimo è stato Rod Dreher, il popolare autore dell’Opzione Benedetto. Ma sono tanti gli autori e intellettuali cristiani che si sono trasferiti a Budapest negli ultimi anni. Hanno preso l’opportunità fornita dai think tank di pensiero cosiddetto conservative nel Paese, hanno trovato un terreno fertile per poter portare avanti le loro idee. Il punto, però, è che l’Ungheria non è solo una meta di intellettuali. È un posto dove sta crescendo la richiesta di educazione cattolica, e di conseguenza l’impatto culturale del cattolicesimo. Lo dicono i numeri, in particolare quello dei bambini che frequentano le scuole ecclesiastiche.
Il tema del viaggio è “Cristo è il nostro futuro”, e definisce un chiaro indirizzo al viaggio. E Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, nel presentare il viaggio di Papa Francesco in Ungheria, sottolinea che Budapest, la città dei tanti ponti, potrebbe anche essere l’occasione per essere un monito all’Europa e al futuro dell’Europa.
Nel programma di Papa Francesco in Ungheria c’è, la mattina di sabato 29 aprile, una visita privata alla Casa per Ciechi intitolata al beato Batthyány-Strattmann. L’istituto fu fondato da Suor Anna Feher, morta nel 2021. Anche lei ipovedente, fu questa suora ad avere l’intuito di aprire un centro per bambini ipovedenti, e lo fece nel mezzo di moltissime persecuzioni, avendo cominciato il suo apostolato durante il regime comunista. Ma chi era il beato Batthyány-Strattmann cui è intitolato l’istituto?