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Il CCEE in Bielorussia, per una Europa che respiri a due polmoni

Cattedrale di Minsk | La Cattedrale del Santo Nome della Madre di Dio a Minsk | PD Cattedrale di Minsk | La Cattedrale del Santo Nome della Madre di Dio a Minsk | PD

Otto sessioni, con discussioni che vanno dalla pastorale giovanile al futuro dell’Europa, passando per il rapporto con le istituzioni europee e l’organizzazione interna: il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee comincia domani a Minsk, in Bielorussia, una assemblea plenaria che si preannuncia di particolare interesse.

I motivi sono molteplici. Prima di tutto, per il luogo scelto. Su invito dell’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz di Minsk, per la prima volta il Consiglio che raggruppa 33 presidenti delle Conferenze Episcopali Europee sbarca in Bielorussia, quasi al confine con quella Russia che è ormai diventato un obiettivo concreto della diplomazia pontificia, come testimoniato dal recente viaggio a Mosca del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. 

Il metropolita Hilarion, capo del Dipartimento di Relazioni Esterne di Mosca, è stato oggi da Papa Francesco a rafforzare un legame che sembra solidissimo, mentre il Patriarca Kirill di Mosca ha invitato in Russia il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, quasi a voler tendere ponti un anno dopo l’assenza del Patriarcato di Mosca dal sinodo pan-ortodosso.

E la Bielorussia è di certo stata uno dei luoghi in cui si è consumato questo avvicinamento. Basti pensare che la visita del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko in Vaticano il 21 maggio 2016 si inseriva in una più generale strategia di dialogo della Santa Sede con realtà in cui è prevalente la componente cristiano ortodossa legata al Patriarcato di Mosca.

In Bielorussia – ed è questo un secondo motivo di interesse – si trovano molte delle componenti del difficile dialogo con il patriarcato di Mosca che però va avanti senza tentennamenti: ci sono i greco cattolici, la cui Chiesa è stata soppressa durante il periodo sovietica e che è tornata ad emergere; c’è un patriarcato latino che è impegnato in prove di convivenza con il Patriarcato di Mosca, sempre attento a sfuggire le accuse di proselitismo; e c’è la necessità, per un Paese dell’Est, di guardare fortemente all’Europa.

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Il tema europeo è proprio il terzo motivo di interesse di questa plenaria, perché la Santa Sede ha propiziato l’avvicinamento della Bielorussia all’Unione Europea, perseguendo l’idea di una Chiesa in Europa che respiri con due polmoni come auspicava San Giovanni Paolo II.

Può l’Europa ripartire da Est? È questa la scommessa sulla quale si confronteranno i presidenti delle Conferenze Episcopali europee. Partendo probabilmente da un punto di vista comune a tutte le realtà, cattolici e ortodossi, sviluppato tra l’altro nell’ultimo forum cattolico-ortodosso organizzato dal CCEE a Parigi: che l’Europa è prima di tutto un continente cristiano, e che solo la fede può salvare il continente.

Per questo, l’assemblea dei vescovi punta anche a riaffermare il ruolo della missione cristiana in Europa. E non è privo di significato il fatto che l’inizio della plenaria sarà marcato dalla benedizione di una statua di San Michele arcangelo

La statua, alta 3 metri, è fatta di foglie di rame. La scultura, realizzata grazie a un dono del benefattore Aleksander Zajtsev, responsabile di una azienda locale, è stata eseguita dallo scultore Boleslav Skrablevich, e sarà messa al di sopra della chiesa san Michele Archangelo a Bogdanovo nella regione di Volozhin, archidiocesi di Minsk Mohylev.

Una missione che trova sicuramente un terreno fertile nei giovani. Così, dopo il simposio di Barcellona con gli esperti di pastorale giovanile europei, le conferenze episcopali continuano a preparare un sinodo per riaccendere la fiammella Cristiana nei giovani d’Europa.