venerdì, dicembre 05, 2025 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Note storiche, i Pontefici e i giornalisti in aereo

La prossima settimana Papa Leone XIV farà il suo primo viaggio internazionale. E i giornalisti attendono di vedere che tipo di conferenza sarà quella in volo. Prima o dopo il viaggio? A braccio o con domande pre organizzate? Con il direttore della sala stampa come intermediario o no?

Sapremo qualcosa di più forse nel briefing che si organizza prima del viaggio per i vaticanisti, ma intanto possiamo ripassare un po' la storia.

Tutto nasce da un azzardo. Quello di un giornalista americano che nel primo viaggio del nuovo papa osa interrogarlo. Quando Giovanni Paolo II appare nel settore stampa dell’aereo che lo porta a Santo Domingo, tutti pensano che sarà il solito saluto. Proibito dal protocollo fare domande. Lui invece, quando il papa si avvicina, gli chiede a bruciapelo se pensa di visitare gli Stato Uniti. Il seguito impallidisce, ma il papa risponde. Ecco come lo racconta il  giornalista: " Gli domandai a bruciapelo se pensava di visitare gli Stati Uniti e, con mia somma sorpresa, mi rispose immediatamente e con la massima franchezza. “Credo che sarà necessario”, disse in inglese, con forte accento straniero: “Resta da fissare soltanto la data”. La mia domanda servì a rompere il ghiaccio e in breve tempo tutti cominciarono a porre al Papa interrogativi delicati e complessi, ottenendo da lui risposte chiare e schiette» (W. Wynn, Custodi del Regno, Frassinelli, Milano 1989)".È l’inizio di una nuova era mediatica. Nasce un genere che forse non sarebbe mai esistito.

Papa Paolo VI, figlio di giornalista e grande lettore di giornali, aveva iniziato un rapporto speciale, ma in volo, nei suoi 9 viaggi internazionali, i rapporti con la stampa si limitavano a qualche saluto e una benedizione. Karol Wojtyla invece risponde direttamente tra lo stupore dei cronisti che via via si fanno sempre più intraprendenti. Tutti cercano l’ intervista al volo, la battuta del papa.

Da incontri un po’ confusi, dallo spontaneismo iniziale che permette poco spazio alle idee, nel tempo si arriverà a delle vere e proprie conferenze stampa in quattro o cinque lingue. E le risposte del papa saranno, di fatto, parte del suo magistero.

E’ proprio il papa ad annunciare questo cambiamento di metodo, dalla “passeggiata” nei corridoi del settore stampa, alla conferenza fatta attraverso gli altoparlanti dell’aereo, le domande le facevano direttamente i giornalisti e il portavoce, con abilità, sapeva scegliere tra le tante mani alzate.

La Radio Vaticana registrava tutto il possibile. E per anni, nei viaggi, in particolare uno degli operatori Alberto Goroni, correva per tutto il mondo con uno strumento ben diverso dai leggerissimi registratori digitali che usiamo oggi noi cronisti: il registratore a nastro. Un apparecchio da una quindicina di chili con un microfono collegato con un cavo nel quale a volte si restava impigliati, e nastri magnetici da un quarto di pollice che duravano circa trenta minuti.

Brevi o lunghe che fossero le “viste” del papa ai suoi compagni di viaggio erano sempre memorabili. Anche quando non ci furono più. Con il passare degli anni e l’avanzamento della malattia, Giovanni Paolo II dovette rinunciare a quei colloqui che pure amava tanto. Ma la familiarità non è mai venuta meno.

Tra le « eredità » che Benedetto XVI raccoglie e trasforma da Wojtyła c’è il rapporto con i giornalisti che seguono i viaggi internazionali. Benedetto XVI, che da cardinale aveva accettato l’incontro con i giornalisti in modo più mediato e tranquillo, si offre tranquillamente alle domande dei suoi compagni di volo. Via via il colloquio diventa intenso e si trasforma in piccole lezioni che il professor Ratzinger offre ai media. Il suo è un rapporto tranquillo e a volte distante. Il Papa sa che la comunicazione è importante, ma non vuole farsi tirare dentro polemiche speciose sui temi ecclesiali.

Padre Federico Lombardi è stato il Direttore della Sala Stampa vaticana con Benedetto XVI, e spiega che "il passaggio dal metodo della conversazione improvvisata, caratteristico di Giovanni Paolo II, a quella della conversazione « preparata » di Benedetto XVI ha avuto diversi motivi. Il primo è stato di carattere – diciamo così – « logistico ». Negli aerei « piccoli », quelli usati soprattutto nei viaggi europei, erano del tutto privilegiate le prime file (detto fra noi, conquistate perlopiù a forza e di corsa da maschi un po’ aggressivi) e c’erano quindi moltissime persone (in primis donne), che non potevano mai porre domande al Papa. È sembrato quindi giusto cercare di dare a tutti la stessa possibilità di formulare domande, e questo era certo più facile presentandole prima per scritto. Negli aerei piccoli vi è poi anche un problema di difficoltà di movimenti, etc., per cui diventava molto più semplice che una persona sola – in concreto io – ponesse le domande a nome di tutti, stando vicino al Papa e offrendogli il microfono. Invece negli aerei grandi, usati nei voli intercontinentali, è più facile passare il microfono e disporsi in modo che si possano fare le domande da parte dei giornalisti stessi. Perciò in questi voli generalmente le domande sono state presentate da loro. Ma – e questo è più importante – c’è anche la personalità diversa del Papa: Giovanni Paolo II era abituato piuttosto a pronte risposte brevi, a battuta; mentre Benedetto XVI tende ad articolare un discorso concettualmente argomentato".

Poi è arrivato Papa Francesco, che ha ancora una volta adattato la conferenza al suo stile. All'inizio sembrava restio, poi invece ha scelto di fare la conferenza stampa al ritorno dal viaggio piuttosto che nel viaggio di andata. L'idea era di dedicarsi soprattutto ai temi delle visita, ma ovviamente le domande spaziano su tutto. Sono i giornalisti a farle, ma in modo selezionato e organizzato. Vengono scelti alcuni tra i gruppi linguistici e quindi la conferenza non è del tutto libera, e poi si mandano al direttore della Sala Stampa. Le risposte non sono preparate, e Papa Francesco nella sua passeggiata nel corridoio parlava con i giornalisti di un po' di tutto. Oggi inoltre tutto è riportato al rientro dai media vaticani oltre che naturalmente da tutte le testate e c'è anche una registrazione video con tutta la conferenza che si può trovare on line.

E Leone XIV cosa farà?  Un primo assaggio lo abbiamo avuto negli incontri del martedì sera a Castelgandolfo quando prima di tornare in Vaticano dopo una giornata nelle Ville, all'uscita di Palazzo Barberini saluta la gente e si lascia porre alcune domande. Sull'aero vedremo.

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