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20 anni fa la morte del Cardinale Dezza, un "autentico gesuita"

Guidò i gesuiti nel passaggio dal generalato di Padre Arrupe a quello di Padre Kolvenbach

Il Cardinale Paolo Dezza SJ |  | Araldica Vaticana Il Cardinale Paolo Dezza SJ | | Araldica Vaticana

Il 17 dicembre 1999, esattamente 20 anni fa, moriva a Roma il Cardinale gesuita Paolo Dezza, il cui nome è legato in modo inscindibile alla storia della Compagnia di Gesù. Fu infatti lui a guidare i gesuiti nel passaggio dal generalato di Padre Arrupe a quello di Padre Kolvenbach.

Nato a Parma il 13 dicembre 1901, il futuro cardinale venne ordinato presbitero nel 1928 dopo essere entrato - nel 1917 - nella Compagnia di Gesù.

Dal 1941 al 1951 fu Rettore della Pontificia Università Gregoriana ed in tale veste collaborò con Pio XII nella stesura del dogma dell’Assunzione di Maria.

Successivamente il Padre Dezza fu confessore di Paolo VI dal 1969 al 1978.

Nel 1981 fu scelto da Giovanni Paolo II come delegato pontificio per la Compagnia di Gesù: subentrò così al Padre Arrupe colpito da un ictus. Rimase in carica fino al settembre 1983 quando la Congregazione generale elesse il Padre Kolvenbach.

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Nel concistoro del giugno 1991 Papa Giovanni Paolo II lo ha creato cardinale, della diaconia di Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio.

E’ morto il 17 dicembre 1999 all’età di 98 anni. Le esequie vennero celebrate in San Pietro il 20 dicembre successivo da Giovanni Paolo II.

“Il mio venerato predecessore Paolo VI, in anni assai problematici per la Chiesa e per la Compagnia di Gesù - disse Giovanni Paolo II - trovò nel Padre Dezza il servitore di Cristo, l'autentico Gesuita, l'uomo spirituale nel cui sapiente consiglio confidare in mezzo alle difficoltà dell'altissima missione. Io stesso gli affidai una speciale delega per la Compagnia di Gesù, in una fase importante della sua storia.  Servire Cristo nella persona del suo Vicario: l'ideale di sant'Ignazio è stata la norma a cui il compianto Cardinale ha ispirato tutta la sua vita in modo fedele e premuroso, intelligente e prudente, generoso e disinteressato. Egli non ignorava le deficienze esistenti nella Chiesa e nei suoi uomini, ma con una premurosa dedizione ricca di amore e di fede contribuì ad alleviarne gli effetti, operando per l'autentico rinnovamento della Chiesa stessa”.