Advertisement

Stati Uniti, la Corte Suprema cancella la sentenza che ha legalizzato l'aborto

La Pontificia Accademia per la Vita: Il fatto che un grande paese con una lunga tradizione democratica abbia cambiato la sua posizione su questo tema sfida anche il mondo intero.

La Corte Suprema USA |  | Archivio CNA La Corte Suprema USA | | Archivio CNA

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di abolire la sentenza Roe v. Wade, con 6 voti a favore e 3 contrari, ponendo fine a mezzo secolo di aborto legalizzato a livello nazionale negli Stati Uniti. Hanno immediatamente espresso la loro contrarietà alla decisione sia il presidente degli Stati Uniti Biden, sia la presidente della Camera dei Rappresentanti Pelosi.

"L'America è stata fondata sulla verità che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali, con i diritti alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità dati da Dio. Questa verità è stata gravemente smentita dalla sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha legalizzato e normalizzato l’uccisione di vite umane innocenti. Ringraziamo Dio oggi che la Corte ha ora ribaltato questa decisione. La decisione odierna è anche il frutto delle preghiere, dei sacrifici di innumerevoli americani comuni di ogni ceto sociale. In questi lunghi anni, milioni di nostri concittadini hanno lavorato insieme pacificamente per educare e persuadere i loro vicini dell'ingiustizia dell'aborto , per offrire assistenza e consulenza alle donne e lavorare per alternative all'aborto, tra cui l'adozione, l'affidamento e le politiche pubbliche che sostengano veramente le famiglie", ha affermato, come riporta Catholic News Agency, l’Arcivescovo di Los Angeles e Presidente della Conferenza Episcopale Americana Monsignor Josè H. Gomez.

La Pontificia Accademia per la Vita si unisce alla dichiarazione dei Vescovi degli Stati Uniti sulla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti. “Il parere della Corte – afferma l’Accademia - mostra come la questione dell'aborto continui a suscitare un acceso dibattito. Il fatto che un grande paese con una lunga tradizione democratica abbia cambiato la sua posizione su questo tema sfida anche il mondo intero. Non è giusto che il problema venga accantonato senza un'adeguata considerazione generale. La protezione e la difesa della vita umana non è una questione che può rimanere confinata all'esercizio dei diritti individuali, ma è invece una questione di ampio significato sociale. Dopo 50 anni, è importante riaprire un dibattito non ideologico sul posto che la tutela della vita ha in una società civile per chiederci che tipo di convivenza e società vogliamo costruire”.

“Si tratta di sviluppare scelte politiche – prosegue la nota - che promuovano condizioni di esistenza a favore della vita senza cadere in posizioni ideologiche a priori. Ciò significa anche assicurare un'adeguata educazione sessuale, garantire un'assistenza sanitaria accessibile a tutti e predisporre misure legislative a tutela della famiglia e della maternità, superando le disuguaglianze esistenti. Abbiamo bisogno di una solida assistenza alle madri, alle coppie e al nascituro che coinvolga tutta la comunità, favorendo la possibilità per le mamme in difficoltà di portare avanti la gravidanza e di affidare il bambino a chi può garantire la crescita del bambino”.

“Di fronte alla società occidentale che sta perdendo la sua passione per la vita, questo atto è un potente invito a riflettere insieme sulla questione seria e urgente della generatività umana e sulle condizioni che la rendono possibile; scegliendo la vita, è in gioco la nostra responsabilità per il futuro dell'umanità”, ha affermato l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Advertisement