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Papa Francesco, il suo mandato all’Europa: unità nella diversità, pace

Il Papa incontra la plenaria della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea. I suoi punti focali per l'Europa

Papa Francesco, COMECE | Papa Francesco saluta il vescovo Mariano Crociata, nuovo presidente COMECE | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, COMECE | Papa Francesco saluta il vescovo Mariano Crociata, nuovo presidente COMECE | Vatican Media / ACI Group

Due sono i mandati di Papa Francesco all’Europa: mantenere l’unità nella diversità, e guardare alla pace, al di là di ogni reciproco interesse. Il Papa li ha delineati in una udienza alla plenaria della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, l’organismo nato nel 1980 per monitorare e accompagnare il processo europeo e che da ieri ha un nuovo presidente, il vescovo Mariano Crociata.

I due punti del Papa, dunque. Prima di tutto, l’unità, che in Europa “non può essere un’unità uniforme, che omologa, ma al contrario dev’essere un’unità che rispetta e valorizza le singolarità, le peculiarità dei popoli e delle culture che la compongono”.

L’esempio è quello dei padri fondatori dell’Europa, tutti appartenenti a milieu diversi, ma pure uniti nell’obiettivo comune, perché – dice Papa Francesco – “la ricchezza dell’Europa sta nella convergenza delle diverse fonti di pensiero e di esperienze storiche”.

Per questo, aggiunge il Papa, “l’Europa ha futuro se è veramente unione e non riduzione dei Paesi con le rispettive caratteristiche. La sfida è proprio questa: l’unità nella diversità. Ed è possibile se c’è una forte ispirazione; altrimenti prevale l’apparato, prevale il paradigma tecnocratico, che però non è fecondo perché non appassiona la gente, non attira le nuove generazioni, non coinvolge le forze vive della società nella costruzione di un progetto comune”.

In questo contesto, il primo compito della Chiesa è “formare persone che, leggendo i segni dei tempi, sappiano interpretare il progetto Europa nella storia di oggi”.

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Da qui, l’anelito alla pace, mentre per la prima volta dopo un lungo periodo di pace, l’Europa sta vivendo una guerra al suo cuore, la guerra in Ucraina. Papa Francesco ricorda che “le nazioni confinanti si sono prodigate nell’accoglienza dei profughi; tutti i popoli europei partecipano all’impegno di solidarietà con il popolo ucraino. A questa corale risposta sul piano della carità dovrebbe corrispondere – ma è chiaro che non è né facile né scontato – un impegno coeso per la pace”.

E la sfida della pace è complessa perché “i Paesi dell’Unione Europea sono coinvolti in molteplici alleanze, interessi, strategie, una serie di forze che è difficile far convergere in un unico progetto”.

Papa Francesco sottolinea che il principio guida è che “la guerra non può e non deve più essere considerata come una soluzione dei conflitti”, e dunque “se i Paesi dell’Europa di oggi non condividono questo principio etico-politico, allora vuol dire che si sono allontanati dal sogno originario. Se invece lo condividono, devono impegnarsi ad attuarlo, con tutta la fatica e la complessità che la situazione storica richiede”.

Il contributo della COMECE, aggiunge, è quello di essere per natura “ponte tra le Chiese in Europa e le istituzioni dell’Unione. Siete per missione costruttori di relazioni, di incontro, di dialogo. E questo è già lavorare per la pace”.

Ma ci vuole anche “profezia, ci vuole lungimiranza, ci vuole creatività per far avanzare la causa della pace. In questo cantiere ci vogliono sia gli architetti sia gli artigiani; ma direi che il vero costruttore di pace dev’essere sia architetto sia artigiano”.