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Papa Francesco, Urbi et Orbi: “A Pasqua la sorte del mondo è cambiata”

Nell’Urbi et Orbi di Pasqua, Papa Francesco proclama la Resurrezione. Dall’Ucraina ad Haiti, l’attenzione della Santa Sede sui temi caldi

Papa Francesco, Urbi et Orbi di Pasqua 2023 | Papa Francesco dalla Loggia della Benedizione, 9 aprile 2023 | Pablo Esparza / ACI Group Papa Francesco, Urbi et Orbi di Pasqua 2023 | Papa Francesco dalla Loggia della Benedizione, 9 aprile 2023 | Pablo Esparza / ACI Group

A Pasqua “la sorte del mondo è cambiata”, perché “Cristo è veramente risorto”, a testimonianza che “la speranza non è una illusione, è verità”, e che dalla Pasqua “Il cammino dell’umanità “procede più spedito”, come è successo ai discepoli primi testimoni della Resurrezione, i discepoli che subito hanno fretta di annunciare Gesù. Perché “a Pasqua, insomma, il cammino accelera e diventa corsa, perché l’umanità vede la meta del suo percorso, il senso del suo destino, Gesù Cristo, ed è chiamata ad affrettarsi incontro a Lui, speranza del mondo”.

Papa Francesco si affaccia dalla Loggia delle Benedizioni per l’Urbi et Orbi di Pasqua, davanti a circa 100 mila persone e la piazza decorata con i fiori, come sempre, provenienti dall’Olanda. A fianco al Papa ci sono il Cardinale Ernest Simoni, un martire del regime ateo dell’Albania, e il Cardinale Michael Harvey, arciprete della Basilica di San Paolo Fuori Le Mura. Il Papa ha presieduto la celebrazione del giorno di Pasqua, che aveva il Cardinale Giovan Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, sull’altare, e ha salutato, passando in sedia a rotelle, i cardinali, prima di concedersi un bagno di folla in Papa mobile.

Il Papa ha dedicato le meditazioni della Via Crucis alla pace, con testimonianze raccolte durante i suoi viaggi, e la pace è come sempre il tema centrale del discorso all’Italia e al mondo. Ma è anche un modo di comprendere in che modo si muoverà la geopolitica vaticana.

Così, nel discorso alla città e al mondo, Papa Francesco chiede di “crescere in un cammino di fiducia reciproca”, di affrettarsi a “superare i conflitti e le divisioni e aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno” e a  “percorrere sentieri di pace e fraternità”, ma nota che “lungo il cammino ci sono anche tante pietre di inciampo”.

E come nella Via Crucis, dove ha messo sullo stesso piano la testimonianza di un giovane ucraino e un giovane russo, così oggi il Papa dedica ad ucraini e russi lo stesso spazio.

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“Aiuta – dice, pregando Cristo -  l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la luce pasquale sul popolo russo”. E aggiunge: “Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie”.

Il Papa chiede che la Comunità Internazionale si adoperi a porre fine sia alla guerra in Ucraina che “a tutti i conflitti che insanguinano il mondo”, e il primo riferimento è alla Siria, che non solo è in guerra da un decennio, che ora è stata colpita da un violento terremoto che ha interessato anche la Turchia, e che il Papa ricorda.

Come sempre, il Papa fa riferimento a Gerusalemme, e manifesta "viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e in tutta la Regione”.

Quindi, lo sguardo va sul Libano, dove il Papa vorrebbe andare, e per cui il Papa chiede che “superi le divisioni e tutti i cittadini lavorino insieme per il bene comune del Paese”.

Nel’Urbi et Orbi c’è un riferimento anche alla Tunisia, dove ci sono state diverse proteste soprattutto da parte di giovani che “soffrono a causa di problemi sociali ed economici”, ma anche ad Haiti – anche questa nazione sempre presente nei pensieri del Papa – che “sta soffrendo da diversi anni una grave crisi socio-politica e umanitaria”.

Papa Francesco prega anche che si consolidino i “processi di pace e riconciliazione intrapresi in Etiopia e in Sud Sudan”, e affinché “cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo”, senza dimenticare la difficile situazione in Nicaragua ed Eritrea – entrambe con un vescovo sotto arresto, e con forti limitazioni – ricordando "tutti coloro a cui è impedito di professare liberamente e BOLLETTINO N. 0262 - 09.04.2023 3 pubblicamente la propria fede". Papa Francesco fa un riferimento anche alle nazioni africane colpite dall’odio jihadista, vale a dire Burkina Faso, Mali, Mozambico e Nigeria.

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Il Papa prega anche che il Myanmar percorra “vie di pace”, e perché i “martoriati Rohingya trovino giustizia”, e infine chiede di confortare “i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici e i migranti, specialmente i più vulnerabili, nonché tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù”.

Infine, Papa Francesco chiede a Dio di ispirare “i responsabili delle nazioni, perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità; perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali, si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica”.

E conclude: "Fratelli, sorelle, ritroviamo anche noi il gusto del cammino, acceleriamo il battito della speranza, pregustiamo la bellezza del Cielo! Attingiamo oggi le energie per andare avanti nel bene incontro al Bene che non delude. E se, come scrisse un Padre antico, 0il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione' (Sant’Isacco di Ninive, Sermones ascetici, I,5), oggi crediamo: 'Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto'."