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Diplomazia pontificia, il Cardinale Parolin in Slovacchia

Visita del Cardinale segretario di Stato in Slovacchia. Due santuari, incontri di alto livello per celebrare i 20 anni della visita di San Giovanni Paolo II

Parolin Slovacchia | Il cardinale Parolin e il primo ministro slovacco Heger ne bilaterale del marzo 2022 | Ambasciata Slovacca presso la Santa Sede Parolin Slovacchia | Il cardinale Parolin e il primo ministro slovacco Heger ne bilaterale del marzo 2022 | Ambasciata Slovacca presso la Santa Sede

Il Cardinale Parolin sarà in Slovacchia dal 14 al 16 settembre, con un calendario che prevede degli incontri istituzionali a Bratislava, ma anche una visita nel santuario di Šaštín e in quello di  Klokočov. È una visita nel cuore della nazione slovacca, che, dalla visita di Papa Francesco nel 2021, ha portato avanti sentimenti di vicinanza con il Santo Padre. Il Papa aveva incontrato, tra l’altro, la presidente Caputova l’ultima volta nel dicembre 2022.

È in corso a Roma il sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che porta con sé anche alcuni significati diplomatici. Come di particolare interesse sono i rapporti con la Cina, delineati da Papa Francesco durante il viaggio in Mongolia.

                                                           FOCUS SLOVACCHIA

La visita del Cardinale Parolin in Slovacchia

Nel 2003, dall’11 al 13 settembre, Giovanni Paolo II faceva una visita in Slovacchia, e lì beatificava i martiri Vasil’ Hopko e Zdenka Schelingová. Venti anni dopo, il Cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, torna in Slovacchia sulle orme di Giovanni Paolo II, con un programma di tre giorni molto intenso, dal 14 al 16 settembre

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Il primo giorno sarà speso a Bratislava, dove il cardinale avrà prima un incontro con il presidente del governo Ludovit Odor e poi un incontro con la presidente della Repubblica Zuzana Caputova. Entrambi hanno visitato recentemente Papa Francesco, il primo a marzo 2022 e la seconda a dicembre 2022.

La sera, presso la Cattedrale di San Martino, il Cardinale Parolin celebrerà la Messa, cui farà seguito un pranzo in arcivescovado offerto dall’arcivescovo di Bratislava Stanislav Zvolensky.

Il 15 settembre, il Cardinale Parolin si sposterà al santuario di Šaštín, già visitato da Papa Francesco, dove si trova l’icona della Madonna dei Sette Dolori. Lì, nel santuario, dirà anche una preghiera insieme ai vescovi slovacchi davanti l’icona, prima di celebrare la Messa.

Il 16 settembre, il cardinale si sposterà verso il santuario di Klokočov. Lì è custodita l’icona di una Madonna che pianse nel XVII secolo. È una eparchia greco cattolica, e – dopo aver pregato davanti l’originale dell’icona – il Cardinale vi celebrerà la Divina Liturgia secondo il rito di San Giovanni Crisostomo. Quindi, il ritorno a Roma.

                                                           FOCUS CINA

Taiwan supporta il riavvicinamento Papa – Cina

More in Mondo

Il governo di Taiwan ha reso noto di supportare gli sforzi vaticani in corso di portare avanti il dialogo con la Cina nel tentativo di migliorare i “deteriorati diritti umani e libertà religiosa” nel Paese.

Allo stesso tempo, Taiwan ha anche notato che il recente viaggio di Papa Francesco in Mongolia mostra che c’è ancora una lunga strada prima che ci sia un eventuale miglioramento.

Queste considerazioni sono state fatte da Jeff Liu, portavoce del ministro degli Affari Esteri, come commento alla visita di Papa Francesco in Mongolia nel corso di una regolare conferenza stampa.

Papa Francesco ha anche avuto il permesso per due volte (all’andata e al ritorno) di attraversare lo spazio aereo della Cina, e inviato per questo un telegramma di saluti al presidente Xi Jinping sia all’andata che al ritorno.

Papa Francesco ha anche salutato “il nobile popolo” cinese al termine della Messa celebrata ad Ulaanbatar nel pomeriggio del 3 settembre, chiamando a se il Cardinale John Tong Hon, vescovo emerito di Hong Kong, e il vescovo attuale e cardinale preconizzato Stephan Chow, chiedendo ai cattolici cinesi di essere “buoni cristiani e buoni cittadini”.

Nei suoi commenti, Liu ha detto che Taiwan supporta gli sforzi vaticani nel cercare di migliorare i diritti umani deteriorati in Cina, ma ha anche notato che la Cina “non ha permesso ad alcun vescovo dalla nazione di partecipare alla visita papale in Mongolia”, e che c’è il sospetto che i cinesi presenti portassero mascherine e occhiali non tanto per evitare contagi, ma piuttosto per non essere identificati dal governo cinese.

Secondo Liu, questo dimostra che “il Dipartimento del Fronte Unito del Lavoro del governo cinese, che gestisce gli affari religiosi, si mette tra il popolo cinese e il Papa, e che l’intera nazione si trova tra le persone e la religione.

Liu ha anche aggiunto che Taiwan continuerà a lavorare con la Santa Sede per promuovere assistenza umanitaria nel mondo e salvaguardare la libertà religiosa, approfondando una amicizia di decenni basata su valori condivisi.

La questione dell’accordo con la Cina

La missione speciale del Cardinale Zuppi ha toccato Kyiv, Mosca e Washington, e ora si prepara ad arrivare a Pechino, dove il Cardinale dovrebbe essere la prossima settimana – secondo indiscrezioni – accompagnato, come di consueto, da un officiale della Segreteria di Stato. Tuttavia, questa missione non riguarda l’accordo per la nomina dei vescovi, che invece è oggetto di dialoghi serrati tra Santa Sede e Pechino.
Papa Francesco, tornando dalla Mongolia, ha rivelato l’esistenza di una commissione congiunta, presieduta dal Cardinale Parolin, che permette lo scambio tra Santa Sede e Pechino per la nomina dei vescovi, permettendo così per la prima volta di guardare un po’ dentro l’accordo, che è stato rinnovato due volte, ma che però rimane segreto.

Tuttavia, la Cina ha due volte disatteso l’accordo, una volta nominando un ausiliare di una diocesi non riconosciuta dalla Santa Sede a novembre 2022 (cosa che ha avuto una dura risposta ufficiale) e la seconda trasferendo con decisione unilaterale a Shanghai il vescovo di Haimen Giuseppe Shen Bin – decisione che poi Papa Francesco ha regolarizzato.

I temi dell’accordo sembrano legarsi anche al viaggio in Mongolia. La Cina ha guardato con attenzione all’incontro del Papa con i buddisti, che lì sono di tradizione tibetana, considerando anche il fatto che lo scorso anno il Dalai Lama ha riconosciuto ufficialmente la reincarnazione della massima autorità mongola – l’ultima era morta nel 2012. La Cina, infatti, ritiene di dover decidere della reincarnazione, e non accetta che il Dalai Lama riconosca ufficialmente la reincarnazione di una autorità religiosa. Il lama di Mongolia, un bambino che ora ha 8 anni, rischia di diventare la massima autorità del buddhismo tibetano: il Dalai Lama ha fatto sapere che potrebbe non reincarnarsi per evitare il controllo cinese, mentre il secondo in ordine di gerarchia è un lama che è stato imposto dal governo di Pechino. Il lama della Mongolia sarebbe il terzo in linea di importanza e l’unico che viene da uno Stato sovrano.

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Secondo alcuni osservatori, l’escalation cinese che ha forzato due volte l’accordo a seguito dell’incontro di Papa Francesco con le autorità buddiste mongole a maggio 2022, letto come una eccessiva vicinanza della Chiesa alla causa tibetana.

La Santa Sede vorrebbe stabilire un rappresentante a Pechino per permettere un migliore scambio, e anche fugare dubbi che possono nascere dalle iniziative del Papa. Pechino, però, ancora non ha accettato.

Tuttavia, le parole del Papa sulla Cina sono state apprezzate a Pechino. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha sottolineato che “la Cina è positiva verso il miglioramento delle sue relazioni con il Vaticano e le due parti sono impegnate e mantengono comunicazione. La Cina pratica la politica della libertà di credo religioso, che è consistente con la nostra realtà nazionale e le condizioni reali di varie religioni in Cina.

                                                           FOCUS UCRAINA

L'Ucraina, la mediazione papale e la risposta IOR

In una intervista concessa a un organo di stampa ucraino, Mychajlo Podoljak, consigliere del presidente ucraino Volodymir Zelensky, ha respinto con forza l'idea di una mediazione gestita dalla Santa Sede con la motivazione che il Papa è filo-russo e non è affidabile, e ha alluso ad investimenti dell'Istituto delle Opere di Religione in Russia. 

A tale proposito, lo IOR ha inviato una nota sottolineando che "lo IOR non riceve né investe denaro della Russia. Lo IOR respinge con forza le illazioni del Consigliere, secondo cui lo IOR starebbe investendo denaro russo".

Nella nota, lo IOR spiega che "oltre a non corrispondere a verità, una simile attività sarebbe altresì impossibile in considerazione delle stringenti politiche dello IOR e delle sanzioni internazionali che si applicano anche al settore finanziario".

"In primo luogo-  continua la nota - lo IOR non accetta, come clienti, istituzioni o persone fisiche che non abbiano una stretta relazione con la Santa Sede e la Chiesa Cattolica. In secondo luogo, lo IOR è un intermediario finanziario soggetto a vigilanza, che opera tramite banche corrispondenti internazionali di altissimo livello e di impeccabile reputazione tenute al rispetto delle norme internazionali".

Insomma, conclude lo IOR, "le dichiarazioni rese in senso contrario sulla stampa si basano sul nulla e vanno, quindi, considerate come tali". 

Sarebbe comunque da precisare che sul piano tecnico quelle contro la Russia non sono sanzioni internazionali, che possono essere imposte solo dalle Nazioni Unite. Si tratta invece di sanzioni secodarie, imposte dai singoli Stati e dall'Unione Europea. in più, lo IOR, come altre istituzioni finanziarie, non è obbligato a non operare con un soggetto solo perché russo. L'obbligo riguarda solo i soggetti indicati dalle sanzioni secondarie. 

Il Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, la rilevanza diplomatica

Due eventi al Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che si tiene a Roma dal 3 al 13 settembre, hanno avuto una particolare rilevanza diplomatica. Il primo è la relazione del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.

Il Cardinale aveva già relazionato all’incontro interdicasteriale voluto dal Papa a luglio 2019, parlando tra i primissimi di una “guerra ibrida” in atto in Ucraina. Il suo discorso al Sinodo Greco Cattolico ucraino ha voluto ancora una volta mostrare la vicinanza della Segreteria di Stato alla situazione in Ucraina, osservata con una certa attenzione.

Il discorso del Cardinale Parolin era denso di citazioni. Il riferimento alle relazioni millenarie tra Kyiv e Roma, e il fatto che queste non siano state interrotte nemmeno dello scisma del 1054, è anche una risposta alla narrativa sulla “Grande Russia”, nonché sull’ideologia del “Mondo Russo” che danno una base ideologica alla guerra. Di fatto, Kyiv era la capitale della Rus’, mentre la Russia come entità venne dopo.

Ma c’è anche un riferimento diretto, con lunga citazione, all’intervista che Sua Beatitudine Shevchuk aveva dato alla rivista ucraina Glavkom. Il testo era stato al centro di una polemica per via di alcune frasi particolarmente critiche riguardo la Santa Sede, ma andava piuttosto contestualizzato e spiegato, anche perché era stato diffuso in una traduzione non ufficiale e non accurata.

Il Cardinale Parolin ha preso il passaggio in cui si sottolineava che per i greco cattolici ucraini “la Sede Apostolica non è tanto [una realtà] politica, non è una componente di informazione, bensì è una concreta espressione della natura stessa della Chiesa di Cristo. Siamo cattolici non perché Francesco è il Papa, siamo cattolici non perché il Papa si esprime a ragione o a torto su temi internazionali. Siamo cattolici perché crediamo che l’Apostolo Pietro nel Collegio degli Apostoli e i Successori dell’Apostolo Pietro abbiano un ruolo speciale nella Chiesa”.

La citazione aveva significato, perché da una parte mostrava di accettare le critiche dell’arcivescovo maggiore Shevchuk ad una certa impostazione diplomatica, e dall’altra ne riconosceva la buona fede nelle sue affermazioni.

Altro tema diplomatico riguarda gli sforzi della Santa Sede per la sorte di Padre Ivan Levitskyi e Padre Bogdan Heleta, due padri redentoristi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina scomparsi dopo il loro arresto nel novembre 2022.

Il Cardinale Parolin ha anche concluso sottolineando la vicinanza della Santa Sede e ricapitolando tutte le azioni fatte dal Papa per l’Ucraina, che rendono “ingiusto” dubitare dell’affetto del Papa per l’Ucraina.

Soprattutto, il Cardinale Parolin ha messo in luce l’attenzione della Segreteria di Stato, anche sulla questione dello scambio dei prigionieri e sul rimpatrio dei bambini inviati in  Ucraina, ma anche riguardo “l’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dalle Autorità ucraine”.

Infine, ha annunciato un incontro con rappresentanti della Chiesa Greco Cattolica e Latina ed esperti per approfondire le tematiche legate alla guerra. Inizialmente, si parlava più di una commissione permanente.

Altra visita dal profondo carattere diplomatico è stata quella del Cardinale Matteo Zuppi. Questi ha parlato di sinodalità, di cercare un aiuto verticale e orizzontale, sottolineando la necessità di trovare una soluzione per la pace.

                                                           FOCUS EUROPA

Francia, rimandata la legge sul fine vita

La proposta di legge sul fine vita in Francia è pronta, e aprirà al diritto all’assistenza attiva al morire riservata agli adulti. Il testo doveva essere presentato il 21 settembre. Il 22 settembre, però, è previsto l’arrivo di Papa Francesco a Marsiglia, per gli Incontri del Mediterraneo. Non sarà una visita in Francia, ma a Marsiglia. Nonostante tutto, Emmanuel Macron, presidente francese, sarà comunque ad accogliere personalmente Papa Francesco all’arrivo sul suolo francese.

Tuttavia, la presentazione della legge sul fine vita potrebbe creare un caso diplomatico. La Conferenza Episcopale Francese si è già pronunciata con forza riguardo la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito.

Per questo, si è deciso di non presentare il disegno di legge il giorno prima dell’arrivo del pontefice, per evitare polemiche. La legge sarà così presentata tra il 26 e il 28 settembre.

È un piccolo spostamento di data, che non cambierà nulla. Macron, tra l’altro, vuole continuare a mostrare vicinanza a Papa Francesco, che ha già visitato per tre volte. Macron ha parlato con Papa Francesco del disegno di legge durante l’ultimo incontro faccia a faccia, il 24 ottobre. Papa Francesco aveva risposto: “So che non farai niente di stupido”. Sarà così?

Il Primo ministro portoghese sarà da Papa Francesco il 28 settembre

Il prossimo 28 settembre, Antonio Costa, primo ministro del Portogallo, avrà una udienza privata con Papa Francesco. Costa ha dichiarato di aver chiesto udienza al Papa per ringraziarlo personalmente di aver scelto il Portogallo per ospitare la Giornata Mondiale della Gioventà, che si è tenuta a Lisbona dall’1 al 6 agosto scorsi.

Il primo ministro incontrerà anche il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Lo ha reso noto una nota della presidenza del Consiglio portoghese.

Il Patriarca di Lisbona ricevuto dal presidente della Camera e dal Primo Ministro

Il 5 settembre il Patriarca di Lisbona Rui Valerio, che ha da poco sostituio il patriarca emerito clemente, è stato ricevuto da Augusto Santos Silva, presidente dell’Assemblea della Repubblica, e da Antonio Costa, primo ministro del Portogallo.

Le udienze hanno avuto luogo presso il Parlamento portoghese e nella residenza ufficiale del Primo Ministro, Palazzo Sao Bento.

Rui Valerio si è insediato lo scorso 2 settembre come diciottesimo patriarca di Lisbona, e il 3 settembre ha avuto luogo la solenne messa di ingresso al monastero dei Jerónimos. Il nuovo patriarca ha voluto, nelle prime battute con i giornalisti dopo l’insediamento, esprimere solidarietà per le vittime di abusi, parlando anche della possibile compensazione delle vittime.  “Se – ha detto - la compensazione monetaria è un sostegno affinché la persona si senta ristabilita nella sua intera condizione di essere umano, nella sua capacità di ricostruire la sua vita, dobbiamo percorrere questa strada”.

Il neo-Patriarca ha anche detto di volere essere un “vescovo di strada” dando “alla Chiesa di Lisbona quello che ho sempre dato durante la mia vita sacerdotale e poi come vescovo: la mia presenza, la mia vicinanza”.

                                                           FOCUS NORD AMERICA

Una lettera pastorale sulle migrazioni dei vescovi al confine tra Messico e Stati Uniti

Dall’1 al 3 settembre, i vescovi alla frontiera tra Texas e Messico si sono riuniti nella diocesi messicana di Ciudad Juarez per parlare di affari riguardanti la migrazione.

Parlando con Vida Nueva, Eugenio Lira Rugarcia, vescovo della diocesi di Matamamoros, ha annunciato che ci sarà una riflessione pastorale congiunta dei vescovi di Messico e Stati Uniti che sarà presentata all’inizio del 2024.

La dichiarazione è in preparazione – ha detto il vescovo – “in occasione del XX anniversario della storica dichiarazione Insieme nel cammino di speranza, non siamo più stranieri”.

Durante l’incontro, i vescovi hanno parlato della sicurezza integrale dei migranti, così come della volontà di coniugare il diritto dei Paesi a garantire la sicurezza delle loro frontiere “con il rispetto della vita, la dignità, i diritti di ogni persona”.

                                                           FOCUS AMERICA LATINA

Corte Suprema del Messico depenalizza l’aborto nel Paese

La Corte Suprema del Messico ha depenalizzato l’aborto a livello federale, legalizzando l’interruzione di gravidanza in tutto il Paese. È stata una scelta arrivata con l’unanimità dei tre giudici della Corte Suprema, andando oltre anche la sentenza della Corte del 2021, quando dichiarò incostituzionale considerare l’aborto un crimine.

Ora, con la modifica del Codice Penale Federale, tutte le istituzioni sanitarie federali, che danno assistenza al 70 per cento della popolazione, sono obbligate a prestare servizio di aborto. La sentenza, comunque non riguarda 21 delle 32 entità federali del Paese in cui non hanno avuto luogo le modifiche ai codici penali statali in materia di aborto. Secondo la Corte, le norme che penalizzano l’aborto volontario vanno sia contro chi esegue l’aborto che contro la donna che se lo autoprocura, e sono “incostituzionale, perché annullano integralmente il diritto a decidere”. Considerare l’aborto criminale, ha proseguito la Corte, costituisce “un atto di violenza e discriminazione di genere”, mentre è considerato incostituzionale anche il regolamento che impone la sospensione dell’esercizio della professione ai medici o infermiere che praticano l’aborto.

La Corte ha quindi intimato al Congresso di derogare le norme contenute nel Codice Penale Federale che criminalizzano l’aborto volontario.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede alla Conferenza OSCE sulla uguaglianza di gender

Il 6 settembre, la Macedonia del Nord, presidente di turno dell’OSCE, ha organizzato una conferenza sull’uguaglianza di genere e il rafforzamento del ruolo della donna. La Santa Sede è intervenuta nella sessione conclusiva con un discorso pronunciato da Anne-Jolie Kerhuel, esperta della Santa Sede e officiale della Santa Sede.

Kerhouel ha sottolineato che la delegazione della Santa Sede supporta l’idea che “la piena e vera eguaglianza tra donne e uomini è un aspetto fondamentale di una società giusta e democratica”.

Allo stesso tempo, riconosce con il paper OSCE che l’organizzazione delle società ancora non riflette il fatto che le donne hanno la stessa dignità e diritti degli uomini”.

Secondo la Santa Sede, uno dei passi principali verso l’eguaglianza è la promozione della partecipazione delle donne in tutti gli aspetti della vita culturale, pubblica, politica ed economica”.

Secondo la Santa Sede, “è innegabile che la partecipazione delle donne in ogni ambiente di lavoro e nella vita istituzionale possa portare un salutare bilanciamento nel processo decisionale”.

La Santa Sede nota anche che dare più forza alle donne può “essere un modo di successo per combattere la corruzione”, perché “quando le donne hanno più voce nei processi decisionali, c’è frequentemente maggiore presa di responsabilità, trasparenza e minore tolleranza di pratiche corrotte”.

Kerhouel ha detto che “le attuali situazioni di crisi e i conflitti che si protraggono, come la guerra in Ucraina, mettono in luce il terribile fatto che donne e uomini si trovano esposte a crescenti rischi di abusi e violenza, così come ai pericoli di tratta e di sfruttamento sessuale”.

Le donne, invece, possono “giocare un ruolo costruttivo e contribuire realmente alla prevenzione dei conflitti, alla gestione delle crisi, alla riabilitazione post-conflitto e ai processi di ricostruzione”.

Tuttavia, la Santa Sede rimarca che la questione dell’eguaglianza del documento deve “essere limitate alle parti rilevanti che cadono nello scopo dell’impegno dell’OSCE basato sul consenso, e quindi sulla promozione delle donne nella pace e in sicurezza”. Indirettamente, la Santa Sede mette in guardia dall’utilizzo dei temi della gender equality per promuovere l’ideologia gender, o forzare gli Stati ad applicare delle politiche gender oriented.

La Santa Sede, allo stesso tempo, assicura “il suo continuo supporto agli sforzi e l’impegno dell’OSCE per l’eguaglianza tra uomini e donne, in armonia con le loro differenze e reciprocità in natura”.