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Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, un appello per concistoro e sinodo

Solidarietà nei confronti delle vittime e dei sopravvissuti. Aumentare l’impegno. Considerare la tutela una priorità

Palazzo Maffei Marescotti | Palazzo Maffei Marescotti, sede della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori | Wikimedia Commons Palazzo Maffei Marescotti | Palazzo Maffei Marescotti, sede della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori | Wikimedia Commons

Prima del sinodo, erano stati i vescovi svizzeri che, colpiti dallo scandalo degli abusi, avevano detto di voler portare il tema al sinodo su “Comunione. Partecipazione. Missione”. Prima ancora che cominciasse il percorso sinodale, la Chiesa in Germania aveva avviato la sua Synodaler Weg proprio con lo scopo annunciato di rispondere alla crisi della Chiesa che si era creata con lo scandalo degli abusi. E continuamente, da anni, vengono riportati casi veri o presunti di abusi. Per delineare delle linee guida comuni, Papa Francesco aveva istituito, già nel 2014, la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Ed è proprio questa commissione, con una dichiarazione inviata lo scorso 27 settembre, ha fatto appello a tutta la Chiesa perché consideri la questione degli abusi una priorità.

La lettera è definito “un appello all’azione” (in inglese, “call to action”) destinato sia ai cardinali che si riunivano in Concistoro sia proprio al Sinodo, ed ha probabilmente il limite di guardare alla vita della Chiesa solo da un punto di vista, da una prospettiva particolare, che diventa poi prospettiva universale. E questo mettendosi dalla parte delle vittime, senza se e senza ma, ma con il rischio di non fare davvero giustizia e di etichettare la Chiesa solo dal punto di vista degli abusi.

Nella lettera, si nota che “ogni giorno sembra portare nuove prove di abusi, nonché di insabbiamento e di gestione inappropriata da parte della leadership ecclesiastica in tutto il mondo”.

Ci sono casi, sottolinea la commissione, che sono sotto la lente di ingrandimento dei media, e casi invece poco o per niente conosciuti, e “ogni abuso comporta l'angoscia e il dolore di un terribile tradimento, non solo da parte dell'abusante, ma anche da una Chiesa incapace o addirittura non disposta a fare i conti con la realtà delle sue azioni”.

I membri della commissione si dicono turbati dai “rapporti sulle azioni di individui che ricoprono cariche di responsabilità all'interno della Chiesa, della sofferenza di coloro che sono stati colpiti, così come dal tragico retaggio di comportamenti ignobili associati ai movimenti laicali e di altro genere, e a molte aree della vita istituzionale della Chiesa”.

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Inoltre, si dicono scossi dalla “rivittimizzazione vissuta da così tante persone”, mentre notano che “i casi resi pubblici recentemente evidenziano tragiche carenze nelle norme destinate a punire gli abusanti, come pure ad assicurare la corretta gestione da parte di coloro che hanno il dovere di affrontare questi misfatti”.

La commissione ammette un “ritardo nel correggere le lacune nelle procedure”, sottolineano che studieranno ciò che non funziona e solleciteranno altri rappresentanti della Chiesa nell’affrontare questi crimini e garantire un ambiente sicuro per tutti.

I membri della commissione si schierano dalla parte delle vittime, sottolineano che “cinque anni dopo il Summit del 2019 sulla Protezione dei Minori, che ha riunito i leader della Chiesa di tutto il mondo, permangono profonde frustrazioni in particolare tra coloro che cercano giustizia per i torti subiti: nessuno dovrebbe dover implorare giustizia nella Chiesa”.

La richiesta ai cardinali era quella di includere, come parte del giuramento di fedeltà, “un impegno a rimanere fermi nell'onorare coloro che sono stati colpiti da abusi sessuali, unendosi a loro nella comune ricerca della verità e della giustizia”.

Al Sinodo, la Commissione chiede che “l'abuso sessuale nella Chiesa permei le vostre discussioni quando affrontate insegnamento, ministero, formazione e governance. Come comunità dei riconciliati, il sacro culto della Chiesa dovrebbe trovare anche un'adeguata inclusione ed espressione di questo fallimento così intimo della Chiesa stessa”, e di integrare al sinodo “la testimonianza delle vittime/sopravvissuti nel vostro lavoro”.

I membri della commissione esortano i membri del Sinodo “a lavorare per costruire il momento in cui la nostra Chiesa prenda pienamente atto e piena responsabilità dei torti fatti a così tanti sotto la sua cura”.

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Un lavoro che deve riguardare “l’intero processo sinodale”, perché il raggiungimento degli obiettivi per una Chiesa sicura “sarà un segno distintivo del successo del Sinodo, un segno che stiamo camminando con i feriti e i dimenticati come discepoli dell'unico Signore, alla ricerca di una via migliore”.