“Abbiamo visto vescovi, laici, consacrati e consacrate di tutto il mondo e quindi potremmo dire che qui c'è tutta la Chiesa e qui è rappresentato tutto il mondo: però in più interventi è stato ricordato che non ci sono qui soltanto quelli che sono fisicamente presenti ma potremmo dire che è presente tutta una vicenda di Chiesa che ha percorso gli anni passati come anni di consultazione molto capillare. E’ presente quindi tutta la Chiesa che si è espressa per rispondere alle domande che il sinodo ha posto. E poi una cosa che forse è più importante di altre è che qui abbiamo ricordato che sono presenti i martiri, cioè quelli che per la loro fede hanno pagato con la vita, qui sono presenti i santi, quelli che nelle diverse chiese della terra e nei diversi tempi della storia hanno amato la Chiesa hanno dedicato la vita al Vangelo. Ecco mi piacerebbe che l'immagine che noi conserviamo di questa assemblea sinodale non sia solo quella delle presenze fisiche ma sia una comunione dei santi che desidera guardare a questo tempo, amare questa Chiesa e offrire percorsi promettenti per il Vangelo oggi e nel futuro e tutti noi che cerchiamo di condividere speranze, domande, preoccupazioni e fraternità”. Così l’Arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, fa il punto sulla sua esperienza al Sinodo che si sta svolgendo in Vaticano con un lungo video pubblicato sul sito dell’Arcidiocesi Ambrosiana.

“Nell'aula sinodale – ha aggiunto l’Arcivescovo - non sono entrate soltanto le persone, ma anche le vicende delle chiese: qui abbiamo sperimentato, sentito racconti, testimonianze drammatiche di tante situazioni in cui la Chiesa soffre, sente impoverirsi. Abbiamo sentito parlare della chiese che si impoveriscono a motivo delle migrazioni. Alcune chiese soprattutto nel Medio Oriente avvertono questa emorragia dell'emigrazione. Questi migranti cattolici cercano un luogo per una vita migliore, un contesto più sereno”.

“In tanti paesi – ha osservato ancora Monsignor Delpini - la Chiesa soffre della sua irrilevanza, soffre di un contesto di indifferenza in cui il messaggio evangelico che dovrebbe essere un messaggio di gioia è avvertito come una minaccia, come un peso, come una parola straniera, estranea alla vita. Al Sinodo abbiamo ascoltato le voci di coloro che camminano con noi e abbiamo sentito le sofferenze di molti e vorremmo essere una voce che rende nota a tutto il mondo questa situazione di una chiesa che lotta nel continuare la sua missione e di una speranza che non viene meno perché si confida in Gesù presente e risorto che cammina coi discepoli, anche quelli un po’ scoraggiati e delusi come discepoli di Emmaus, per scaldare loro il cuore: anche questo è risuonato al Sinodo”.

“L’assemblea sinodale – ha concluso - sente anche molto quello che c'è intorno, quello che abbiamo sperimentato nelle nostre comunità: si sono create delle attese, la gente che ha partecipato alla consultazione si aspetta di avere risposte alle domande che sono state presentate. Anche coloro che non hanno partecipato ma che ne hanno notizia esprimono un'aspettativa e più volte nell'aula sinodale è risuonata questa parola: non dobbiamo deludere la gente che aspetta una parola che incoraggi a vivere la fede, che incoraggi ad affrontare la complessità delle situazioni. Noi dobbiamo invocare lo Spirito, che ci aiuti a trovare le risposte e i percorsi promettenti a cui chiamare e incoraggiare tutte le nostre comunità”.