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Addio a Wanda Półtawska, la "sorellina" di San Giovanni Paolo II

Una amicizia lunga una vita cementata da un miracolo di Padre Pio

Una foto di Giovanni Paolo II a Wanda Półtawska con il marito |  | pd Una foto di Giovanni Paolo II a Wanda Półtawska con il marito | | pd

Se ne va un'altra delle persone che hanno segnato la vita di San Giovanni Paolo II: Wanda Półtawska. Nata nel 1921 era medico psichiatra e con la famiglia amica da lunga data di Karol Wojtyła. Nel 2009 aveva reso pubbliche le lettere che negli anni aveva ricevuto dal Papa, e uscì una biografia in italiano molto bella firmata dall'allora vaticanista Giacomo Galeazzi inviato del quotidiano “La Stampa”. Quelle lettere fanno parte di una intensa corrispondenza intercorsa tra la Półtawska e Wojtyla nell’arco di 55 anni. Ancora più suggestivo il libro scritto dalla stessa Wanda che racconta in prima persona l'incontro con Karol Wojtyla che diverrà sua guida spirituale e amico fraterno, tanto che tra loro si chiamavano fratello e sorella. I lunghi campeggi trascorsi insieme a meditare, la malattia e la miracolosa guarigione, le riflessioni spirituali e il lungo carteggio tra i due. Wanda Poltawska è una delle persone che sono state più vicine a Giovanni Paolo II, lo ha ascoltato e consigliato, è stata presente nel momento della sua morte.

I due si sono conosciuti subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono diventati amici, hanno collaborato in numerose iniziative insieme. Prima a Cracovia, nelle attività culturali e sociali della diocesi, soprattutto per i problemi della famiglia; e, dopo l’elezione di Karol  Wojtyła a Pontefice, a Roma, dove la Poltawska divenne membro del “Pontificio Consiglio per la famiglia”, consultore del “Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari” e membro della “Pontificia Accademia per la vita”.

Nessuno scandalo, anche se Wanda non era una persona facile. Spesso ospite a Castelgandolfo con la famiglia, si sentiva fin troppo a casa, e scendeva incappella la mattina alla messa in pantofole, e si sentiva un po' quella famiglia che Wojtyła aveva perso fin troppo presto.

Ma l'amicizia con  Wojtyła era bella e solare ed è rafforzata anche da un miracolo di Padre Pio che ha guarito la donna da un tumore. Era il 1962 e fu proprio  Karol Wojtyła a scrivere una lettera a Padre Pio. Era il 17 novembre 1962. Racconta lo scrittore Renzo Allegri: "Fu recapitata a Padre Pio a mano, da Angelo Battisti, che era amministratore della Casa Sollievo della Sofferenza. Padre Pio chiese a Battisti di leggergli la lettera. Al termine, disse: “Angiolino, a questo non si può dire di no”. Battisti, che conosceva bene i carismi di Padre Pio, tornò a Roma stupito e continuava a chiedersi il “perché” di quella frase: “A questo non si può dire di no”. Undici giorni più tardi, e cioè il 28 novembre fu incaricato di portare una nuova lettera a Padre Pio. In questa, il vescovo polacco ringraziava il padre delle preghiere perché 'la donna ammalata di tumore, era guarita all’improvviso, prima di entrare in sala operatoria'". Allegri conosce bene la storia e la racconta nella sua biografia di Padre Pio.

La pubblicazione delle lettere suscitò il solito vespaio di polemiche, ma non c'era davvero nulla da nascondere: "Sono lettere bellissime- scrive Allegri- di una ricchezza spirituale e umana commovente. Dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, la grandezza smisurata del cuore di Karol Wojtyla, l’immenso amore che aveva in quel suo cuore, “immenso” proprio perché era “amava” con l’amore di Dio".

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E del resto la loro amicizia era datata 1939, quando Wanda entra a far parte della Resistenza in Polonia e frequenta i circoli degli studenti cattolici. Si fa cinque anni di lager e negli anno ottanta scrive la sua storia in un libretto: "Ravenshrúck. E ho paura dei miei sogni”.  Wanda sopravvive, anche grazie all'aiuto del giovane sacerdote Karoll Wojtyła che conosce al rientro dal lager. Diventa psichiatra, costruisce la sua famiglia, si impegna per la salvezza dei valori cristiani.

La sua storia terrena si è chiusa il 24 ottobre sera. A quasi 102 anni.