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Don Luca Ramello, il parroco influencer. L’oratorio permette di essere comunità cristiana

Intervista a Don Luca Ramello, il parroco che raduna a San Mauro Torinese più di 600 giovanissimi. I suoi video sono diventati virali in Italia

Don Luca Ramello |  | Don Luca Ramello e i giovani
Don Luca Ramello | | Don Luca Ramello e i giovani
Don Luca Ramello |  | Don Luca Ramello
Don Luca Ramello | | Don Luca Ramello
Don Luca Ramello e i suoi giovani |  | Don Luca Ramello e i suoi giovani
Don Luca Ramello e i suoi giovani | | Don Luca Ramello e i suoi giovani

In poco tempo le visualizzazioni dell’account Tik Tok di Don Luca Ramello sono cresciute in maniera esponenziale. Quasi 45k per un video. “L’oratorio colpisce ancora!”, con tanto di spade laser alla Star Games. Don Luca Ramello, 46 anni, dalla prima settimana di ottobre è parroco di San Mauro Torinese e si è buttato subito a capofitto nell’avventura dell’oratorio. Durante le prime riunioni hanno partecipato quasi 600 giovanissimi. Don Luca, già direttore dell’Ufficio della Pastorale dell’Arcidiocesi di Torino, si fa amare dai ragazzi perché parla il loro linguaggio, quello dei social, ma anche quello della leggerezza e del desiderio di una vita piena e felice. “Non ci aspettavamo tutto questo successo di Tik tok, il successo è sicuramente di Don Luca che ci conduce su questo bel percorso”, dice Pietro, un ragazzo dell’oratorio che si trova in Via Papa Giovanni XXIII. ACI stampa ha raggiunto “il parroco influencer” proprio nei suoi locali, a San Mauro Torinese, un comune italiano di 20.000 abitanti della città metropolitana di Torino.

Don Luca come è arrivato a San Mauro Torinese?

Obbedienza. Quando il vescovo ci ha mandati a San Mauro abbiamo studiato questa storia che nasce dall’obbedienza, perché il giovane San Mauro, che aveva un amico, San Placido, è stato mandato in Francia da San Benedetto e viaggiando verso la Francia trova questo posto qui. Si ferma. E qui c’è la presenza di San Mauro, Santa Maria in Pulcherada, siamo arrivati proprio su una bella spiaggia, in tutti i sensi, come San Mauro.  E pensare che eravamo nel VI secolo. E ora siamo arrivati noi, io e il mio amico Don Stefano Votta, senza particolari programmi, se non con un’esperienza nel cuore da riproporre, cioè l’oratorio.

Perché proprio l’oratorio?

L’oratorio non è il vagone del treno, ma è la locomotiva di una parrocchia, coinvolge giovani e anziani, l’oratorio permette di essere comunità cristiana, aperta a tutti, l’oratorio è confessionale. E poi l’oratorio permette di interagire in maniera feconda con la città, con il territorio, qui è un progetto che unisce quattro comunità, quattro parrocchie.  Nel logo dell’oratorio che abbiamo lanciato il 7 ottobre ci sono 3 segni, due stelle una piccola e una grande, Santa Maria in Pulcherada  e Sant’Anna.E c’è anche una frase dei Coldplay, “Sky full the stars”, quest’anno infatti è dedicato alle stelle….l’idea di chiamare gente.  Poi nel logo c’è il fiume, il fiume è il cuore di Cristo, una sorgente spirituale. Poi un ponte con sei arcate, l’oratorio è un ponte per le giovani generazioni…il ponte richiama anche il ponte di San Mauro e la collaborazione con la società civile. L’oratorio diventa così un modello.

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Come è nata l’idea di usare i canali social?

Abbiamo aperto canali social, per poter comunicare con tutti i giovani. Ma non solo. Perché gli anziani stanno su Facebook, i giovani su instagram, i giovanissimi su tik tok… e la risposta è stata  sorprendente. Hanno partecipato in tantissimi. Ho detto al Signore grazie per tutte quelle stelle che sono arrivate, nessuno si aspettava questa risposta. Ci stavano 90 ragazzi dalle medie, 300 dalle elementari e tanti altri, una percentuale altissima. Abbiamo fatto anche il “San Mauro’s got talent” dove abbiamo lanciato un progetto e raccolto idee e disponibilità. Vogliamo aprire anche un piccolo bar, quindi cerchiamo chi sappia cucinare.  Soprattutto continueremo a curare la parte della comunicazione, che stiamo già coltivando. La risposta è stata altissima, ora tocca a noi strutturare e mettere radici.

Tra poco è Natale…

Si abbiamo in mente tante cose. Una tra queste è  “Working Christmas”, sarà un weekend di lavoro, ma oltre alle palline e alle luci ci saranno anche tutti gli attrezzi, il martello, il pennello… per rinnovare i locali per le feste di Natale!

Don Luca lei è da tanto tempo accanto ai giovani Come si avvicinano i ragazzi di oggi alla Chiesa, cosa si può fare?

Con l’esperienza di una vita felice, una persona qualunque non si alza al mattino chiedendo di essere infelice, la sete di felicità è scritta dentro. E chi la propone deve essere autentico, i ragazzi hanno un sesto senso, uno dei frutti della GMG è la leggerezza del credere, i ragazzi a Lisbona si sono sentiti a loro agio, a cantare, ballare , pregare…Quando torni a casa non devi stare nelle retrovie, lo so che non è facile, ma il cristiano deve sentirsi a suo agio, questa  leggerezza. Adesso qui l’oratorio “non è da sfigati”, ma spesso è così. Il Vangelo è buona notizia, è bello, autentico, si devono vedere i nostri occhi che brillano. Gesù è esigente, ma nel mettere in cammino, Gesù non è un esame da superare. Questa capacità di mettere in cammino è una via di fare pastorale giovanile oggi.

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Parliamo delle guerre che stanno attraversando questo mondo. Cosa ne pensano i giovani?

Da un lato i giovani vedono le guerre con un certo stupore, quasi come una situazione impossibile…dall’altra parte con la fatica di elaborare questo, con sofferenza, ma i giovani di adesso nascono già con le guerre, questo è il rischio. Io sono scandalizzato delle guerre in Europa, loro meno perché nascono cosi, stiamo assistendo ad un saldarsi di queste guerre e del terrorismo. Noi stiamo cercando di educare i ragazzi alla pace, non arrendiamoci a questo. Facciamo capire che non è normale, stiamo tornando indietro. I ragazzi devono capire che i giovanissimi lì non solo non hanno l’oratorio, non hanno nemmeno più una casa. Ci deve essere un accompagnamento, devono aprire gli occhi e rendersi conto della gravità.