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Francia, cosa faranno i vescovi quando l’aborto diventerà diritto costituzionale?

Si vota il 30 gennaio per l’inserimento in Costituzione del Diritto all’aborto. Il no dei vescovi

Conferenza Episcopale Francese | La sede della Conferenza Episcopale Francese a Parigi | catholique.fr Conferenza Episcopale Francese | La sede della Conferenza Episcopale Francese a Parigi | catholique.fr

Quando il presidente Emmanuel Macron annunciò che l’aborto in Francia sarebbe diventato diritto costituzionale, la Conferenza Episcopale di Francia diramò un documento in cui si sottolineava che “ogni vita è un dono per questo mondo”. Ma oggi questa idea di rendere l’aborto “irreversibile” è diventata realtà con un progetto di legge che ha moderato i toni iniziali, ma che è arrivato all’accordo di tutte le parti, e che ha edulcorato la prima proposta del governo, ma nemmeno troppo.

La riforma costituzionale prevede dunque di inserire in un articolo in cui si spiega che “la legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’aborto”. Non si parla di diritto all’aborto, come era stato votato dall’Assemblea alla fine del 2022, ma si è trovato una formula intermedia riguardo alla formulazione licenziata al Senato, che invece parlava di una libertà di abortire.

Non è comunque così semplice cambiare la Costituzione, e per quello i vescovi francesi hanno preso inizialmente una posizione intermedia. Dopo aver palesato il netto no ad ogni avanzamento di un presunto diritto all’aborto, hanno atteso gli eventi. La questione, infatti, non è stata citata nemmeno lo scorso 16 gennaio, quando l’arcivescovo Eric Moulins de Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale Francese, ha incontrato i rappresentanti dello Stato e delle altre religioni insieme all’arcivescovo Laurent Ulrich di Parigi.

Il fatto è che perché una riforma costituzionale passi ci vogliono i 3/5 dei voti favorevoli del Congresso che riunisce tutti i parlamentari, e perché il Congresso sia convocato, il Senato dovrebbe approvare il 28 febbraio la nozione di “libertà garantita” dell’ultimo testo che in realtà non piace fino in fondo ad alcuni capi partito.

Insomma, nel momento presente vale, per i vescovi francesi, quello che è stato detto finora. Con la speranza che il dibattito in Francia porti ad una rinnovata consapevolezza del dramma dell’aborto. E in attesa delle prossime sfide, come quella di una legge sul fine vita già contestatissima prima ancora di nascere.

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